Nata in seguito all’occupazione tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale, la Jugoslavia ha da subito mostrato cenni di tensione interna. Composta da 6 repubbliche e 2 province autonome, la nazione era abitata da popolazioni molto diverse tra loro. Il fatto che queste presentassero ideologie, culture e religioni diverse diede origine a vari scontri. Questi contrasti erano però tenuti a bada dal regime comunista di Tito, che terminò nel 1980. La morte del dittatore permise ai vari nazionalismi di riemergere.
L’inizio della guerra in Jugoslavia
Le prime repubbliche a dichiarare la propria indipendenza furono Slovenia e Croazia, essendo anche le più sviluppate economicamente. Lo stesso fece la Macedonia, che occupava la parte meridionale e più arretrata della Jugoslavia. A controllare il governo federale jugoslavo vi era la componente serba, che reagì duramente dinnanzi alla presa di posizione croata. I suoi territori ospitavano infatti cospicue minoranze serbe. Vennero mobilitate le forze armate e cominciò così una guerra che coinvolse anche le popolazioni civili. Per quanto riguarda il conflitto serbo-croato si può parlare di “pulizia etnica”, una pratica di persecuzione e violenza fisica compiuta per costringere un determinato popolo ad abbandonare un territorio conteso.
La guerra in Bosnia
Nell’aprile del 1992 anche la Bosnia decise di dichiarare la propria indipendenza. Si trattava di una repubblica abitata da una popolazione mista. Al suo interno convivevano musulmani, croati cattolici e serbi ortodossi. Furono i musulmani, che erano la componente più numerosa, a volere la secessione. La reazione della Serbia scatenò uno dei conflitti più sanguinosi del Ventesimo Secolo. Tra vari massacri e deportazioni, è rimasto nella storia il tragico episodio di Srebrenica. Lì 8000 civili musulmani furono sterminati senza pietà dalle milizie serbe.
Furono numerosi i tentativi dell’Onu e della Comunità Europea di porre fine a questo conflitto, ma si rivelarono tutti fallimentari. Fra maggio e settembre 1995 la Nato sferrò una serie di attacchi aerei contro le truppe serbe in Bosnia. Nell’ottobre dello stesso anno venne proclamato il “cessate il fuoco”. Un particolare riconoscimento va alla diplomazia degli Stati Uniti, intervenuti in quanto membri dell’Alleanza Atlantica.
Gli accordi di Dayton
Il 14 dicembre 1995 venne siglato l’accordo di pace a Dayton, negli Stati Uniti. Questo prevedeva il mantenimento di uno Stato bosniaco, diviso però in una repubblica serba e in una federazione croato-musulmana. Nello stesso anno si concluse anche la guerra in Croazia, la quale espulse con la forza circa 200mila serbi che vi abitavano.
Ludovica Nolfi
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