27 Marzo 1985. Le Brigate Rosse uccidono all’Università di Roma, Ezio Tarantelli, economista, all’epoca professore presso la facoltà di Economia nonché presidente dell’Istituto di Studi Economici e del lavoro della CISL.
Quella mattina, proprio al termine di una lezione alla facoltà di Economia e Commercio, due brigatisti agirono con una mitraglietta contro il professore, mentre quest’ultimo era intento nel salire sulla sua auto parcheggiata proprio davanti l’ateneo. Assassinio rivendicato dalle Brigate Rosse attraverso un fascicolo di settanta pagine abbandonato di proposito nella sua auto. Nel fascicolo Tarantelli venne attaccato per il suo ruolo di consulente CISL nell’accordo tra governo e sindacati sul taglio degli scatti di scala mobile.
Il premio Nobel Franco Modigliani disse: “Tarantelli venne ucciso perchè, con coraggio, diceva la verità sulle aberrazioni della scala mobile e del punto unico. Fu lui, con me, a lanciare l’idea dell’inflazione programmata e della contrattazione tra le parti sociali, basandosi sul modello che comincia contrattando il salario nominale, sulla base di un obiettivo per l’inflazione futura…Quella strada si concluse nel 1993, quando finalmente anche la CGIL, grazie al lavoro di Carlo Azeglio Ciampi, accetta il principio di negoziare il salario nominale”.
Infatti, nel febbraio 1984 sulla base delle idee di Ezio Tarantelli, il Governo Craxi presentò il Decreto di San Valentino con il quale si chiedeva il il taglio di 3 punti di scala mobile e l’ abolizione del punto unico di contingenza, ovvero il sistema di indicizzazione della crescita dei salari attuato in Italia nei primi anni ottanta. Di conseguenza, il Partito Comunista italiano si oppose duramente raccogliendo firme per un referendum abrogativo che si sarebbe tenuto il 9 e 10 giugno, due mesi dopo l’omicidio di Ezio Tarantelli e che vide la sconfitta del SI.
L’arma utilizzata
Per l’omicidio venne usata l’arma che aveva fatto fuoco ad Acca Larentia, per la strage dei neo fascisti davanti a una sezione del Msi nel gennaio 1978. L’arma sarà utilizzata anche per i due successivi agguati delle Brigate Rosse. Il sindaco di Firenze Lando Conti nel 1986 e il giuslavorista democristiano Roberto Ruffilli nel 1988. E proprio nel 1988 La mitraglietta Skorpion fu ritrovata in un covo delle Brigate Rosse, in via Dogali a Milano
Ermanno Rea nello splendido “L’ultima lezione” (Einaudi, 1992) scrisse:
“E’ una mattina sfolgorante sulla ripida scalinata di accesso alla facoltà di Economia e commercio marzo è di tepore irresistibile, tanto è vero che non si contano i giovani corpi discesi al sole, qualche libro per cuscino sotto la nuca. La raffica fa sobbalzare tutti: è un rumore attutito ma inconfondibile anche per le orecchie di chi non ha mai sentito, se non al cinema, crepitare un’arma da fuoco automatica. Si odono delle grida….In una Citroen rossa, la testa inondata di sangue, un uomo giace col busto riverso sul sedile accanto a quello di guida sul quale ha preso posto. E’ stato il facile bersaglio di uno sconosciuto che imbracciava una mitraglietta Skorpion e che prima di colpirlo lo ha chiamato per nome: “Professor Tarantelli!””.
Ezio Tarantelli, l’omicidio da parte delle BR a Roma: i terroristi e le motivazioni
Successivamente, i vari processi accertarono che ad uccidere il professore furono Antonino Fosso, dapprima assolto in primo grado e poi condannato all’ergastolo, ed un’altra persona ancora oggi senza nome. Condannata a due anni per “apologia di reato” anche Barbara Balzerani, capo della colonna romana della BR, colei che diede vita alle operazioni.
Agli occhi dei terroristi Il torto di Tarantelli era quello di voler proporre un rimedio, buono o cattivo, contro la disoccupazione. Nonostante tutto Ezio Tarantelli decise di percorrere comunque la sua strada sulla base di una delle sue massime più rappresentative: “L’utopia dei deboli è la paura dei forti“.
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Fiammetta Fiorito