Ci sono diversi modi per parlare dell’8 Marzo, Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne. La cronaca, la politica, ma anche il cinema, la letteratura e le Arti sono mezzi di comunicazione indispensabili ed efficaci per trattare un argomento così antico e, al tempo stesso, così attuale.
Tra i linguaggi per veicolare un messaggio, c’è senz’altro la musica. Canzoni di speranza, di rabbia, di gioia, di denuncia. Il femminismo passa anche attraverso le famose “sette note” e cantautrici o performer di calibro internazionale si sono spese, si spendono e continueranno a spendersi affinché non cali mai il silenzio sul tema della parità di genere. Gli anni Duemila sono stati estremamente proficui da questo punto di vista: gruppi tutti al femminile, popstar, ragazze e adulte emancipate, che hanno messo la loro influenza al servizio di una causa più che giusta. Ecco, quindi, dieci brani dal 2000 ai giorni nostri da ascoltare oggi, ma non solo.
8 marzo: le canzoni delle donne degli anni Duemila, forti e indomite
8 marzo canzoni delle donne: Independent Women, Part 1-Destiny’s Child (2000)
L’indipendenza emotiva si raggiunge anche grazie a quella economica, e nessuno sa spiegarlo meglio delle Destiny’s Child. L’iconico girl group, formato da Beyoncé Knowles, Kelly Rowland e Michelle Williams, ha scritto questo inno per il film Charlie’s Angels. Independent Women è un invito a non dipendere da nessuno, se non da noi stesse. Siamo in grado di comprare da sole quel gioiello che vediamo in vetrina, di pagare le bollette e mantenere lo stile di vita a cui aspiriamo, senza chiedere al nostro partner. Una relazione in cui vige la regola del “50/50” è la chiave per una vita soddisfacente.
Fighter-Christina Aguilera (2002)
Nesuno può mettere Christina in un angolo. L’ugola d’oro del pop, con il suo timbro avvolgente, si lancia in un grido di riscossa e rinascita. Una storia finita male, una pugnalata alle spalle da un amico, un problema sul lavoro, un dramma in famiglia. Tutto può succedere, nulla ci può abbattere. Anche il momento più buio può diventare un’occasione di riscatto e una lezione da cui trarre una nuova forza, per diventare una vera e propria combattente.
Work It-Missy Elliot (2002)
La libertà riguarda anche il sesso, e la possibilità di parlarne apertamente senza attirare sguardi e commenti di disapprovazione. Essere sicure del proprio appeal e assecondare gli istinti carnali non dovrebbe essere al centro di polemiche. Come la controparte maschile, l’universo femminile ha dei desideri sessuali e ha il diritto di raccontarli senza conseguenze.
8 marzo canzoni delle donne: Hollaback Girl-Gwen Stefani (2005)
Quando Gwen Stefani ha annunciato il suo primo album da solista, molti fans dei No Doubt hanno storto il naso, ma la frontwoman ha dimostrato sul campo il proprio valore. Il termine “hollaback girl” potrebbe riferirsi a una parola usata dagli operai americani degli anni quaranta per deridere le ragazze che rispondevano ai loro approcci. Un’altra interpretazione, invece, rimanda al mondo del cheerleading. Quando il capitano grida qualcosa, gli altri membri della squadra rispondono allo stesso modo. Dunque, affermando di non essere una “hollaback girl”, ovvero una che urla di rimando, Gwen replica ai detrattori con i fatti e con il successo ottenuto dal singolo.
Il “girl power” nella musica contemporanea, da Beyoncé a Katy Perry
Run the World (Girls)-Beyoncé (2011)
. In team o da sola, Queen Bee è sempre schierata in prima linea. Ragionando per iperbole, la regina del pop contemporaneo sfida lo schieramento maschile ed esalta quello femminile, chiedendosi e chiedendoci chi abbia in mano le sorti del mondo. La risposta, seria o provocatoria che sia, appare chiara. Le donne hanno il diritto e il dovere di brillare, e gli uomini devono accettarne la luce.
Girl on Fire-Alicia Keys (2012).
Scritta, come affermato dalla stessa musicista, «Per quella ragazza, in ultima fila, che ha bisogno di qualcuno che le dica che non c’è niente che non si possa fare, che niente è impossibile», Girl on Fire è una poesia moderna che parla della forza intrinseca di ogni donna, quel fuoco che arde dentro e che spinge a darsi da fare e a non mollare, anche di fronte a pregiudizi ed ostacoli. Il brano ha due versioni, una delle quali in featuring con Nicki Minaj. Una che, di certo, non le manda a dire.
Roar-Katy Perry (2013).
Messo da parte il travagliato matrimonio con Russell Brand, che le aveva poco elegantemente annunciato l’intenzione di divorziare tramite SMS, l’interprete californiana ha ripreso in mano carriera e vita personale, e ha annunciato il suo ritorno con un ruggito. Roar è un brano divertente e al contempo profondo, che racconta la storia di Katy Perry, una donna che è tante donne: prima intimidita e fragile, poi intrepida e fiera come un leone.
Taylor, Florence, Billie e Barbie: l’8 marzo e la parità di genere nella società
The Man-Taylor Swift (2020).
Da sempre bersagliata dai media e dall’opinione pubblica, l’artista si toglie qualche sassolino dalla scarpa e ne approfitta per fare luce sul trattamento femminile nell’industria musicale e nel mondo del lavoro. La cantante immagina quanto sarebbe più facile essere presa sul serio da produttori e giornalisti se lei fosse un uomo. Quelli che vengono etichettati come capricci da star sarebbero considerate legittime richieste, da accogliere con uno spirito diverso. La sua vita sentimentale turbolenta non verrebbe passata al setaccio, ma guardata con ammirazione, e il suo cambiare partner frequentemente non sarebbe considerato indice di scarsa serietà, ma fascino da latin lover. Taylor Swift, che continua a macinare record, ha molto da dire, e non ha paura di esporsi.
King- Florence and The Machine (2022)
Non necessariamente madri, o spose, e neanche regine. Re. Florence Welch ci conduce, con la sua voce da sirena, verso una realtà di autoaffermazione, in cui il dolore viene spazzato via dalla volontà di salvarsi, per appagare le proprie ambizioni e trovare un posto nel mondo. Un trono fatto sofferenze, errori e lacrime, ma costruito con le proprie forze. Una corona che la strega bianca del rock pone sul capo con le sue stesse mani.
What Was I Made For?-Billie Eilish (2023).
Composta per il film più chiacchierato e divisivo dello scorso anno, Barbie, la canzone di Billie Eilish pizzica più di una corda emotiva. Ispirata ad alcune scene cardine della pellicola diretta da Greta Gerwig, What Was I Made For? si riallaccia al suo fulcro, la ricerda di un’identità. Le note malinconiche contrastano con i colori sgargianti di Barbieland, ma portano a galla una realtà che la bionda bambola della Mattel impara a sue spese: ritagliarsi il proprio spazio all’interno di una società ancora non paritaria è una fatica quotidiana. Una fatica che necessita impegno, tenacia e, soprattutto, cooperazione tra i sessi, oggi, 8 marzo, e anche domani.
Federica Checchia
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