la recensione del film Barbie, la pellicola più attesa dell’estate 2023! Inizia come una favola con una voce fuori campo che lo spettatore ritroverà in chiusura, il nuovo attesissimo film con Greta Gerwig alla regia e in sceneggiatura affiancata da Noah Baumbach. C’era una volta a Barbieland la Barbie stereotipo, una biondissima Margot Robbie, mai vista così esilarante. Alla prima sequenza-omaggio kubrickiana seguono trovate brillanti e inaspettate che costellano questa bizzarra pellicola dalle sfumature rosa (L’apparizione delle Birkenstock, la Barbie stramba che rappresenta tutte quelle bambole maltrattate con i capelli bruciati e le gambe spezzate, la scena del padrino, gli interventi di rottura della quarta parete).
Al centro della narrazione che si rivela piacevolmente imprevedibile c’è un cortocircuito dell’immaginario tradizionale che ruota intorno alla bambola più famosa del mondo. Che succede se Barbie fosse travolta da una crisi esistenziale? In un mondo perfetto dove regna la finzione, dal caffè che non si beve alla doccia senza acqua, irrompe l’angoscia per il futuro nel mondo reale. Barbie stereotipo deve attraversare un portale di scenari di cartone (il campo di papaveri, lo spazio, il mare), per trovare la causa di questa falla del sistema nel mondo reale.
La figura femminile di Barbie viene problematizzata all’interno del contemporaneo dibattito sui rapporti di genere. Ruth Handler ha inventato Barbie, chiamandola come sua figlia Barbara (che compare in un cameo nel film) per scongiurare la falsa convinzione che le bambine dovessero solo imparare ad accudire bambolotti, simulacri di futuri figli. Nascono così al posto di inerti bebè di plastica figurazioni di donne in carriera (barbie avvocato, barbie presidente, barbie dottoressa). L’inventrice viene trasformata in personaggio, anzi in un fantasma che vive alla Mattel, la casa di produzione di Barbie.
Barbie, la recensione: benvenuti nella Barbieland di Greta Gerwig

Tra le attrici che interpretano le innumerevoli Barbie riconosciamo Emma Mackey, Dua Lipa(Barbie sirena), Issa Rae (Barbie presidente), Nicola Coughlan, Sharon Rooney, Alexandra Shipp. La recensione di Barbie continua soffermandosi su Barbieland: un universo parallelo a quello reale dove a governare sono le donne, che vivono nelle loro case splendide e lasciano fuori gli uomini, gli stilosissimi Ken ridotti a accessori superficiali, tra cui ovviamente emerge il Ken di Barbie stereotipo, uno strepitoso Ryan Gosling che nelle sue pose iconiche ricorda Derek Zoolander, ma in una versione più romantica. L’apparato scenografico è impeccabile con la riproduzione a grandezza naturale dei classici mobili, abiti, accessori delle bambole giocattolo.
Una Barbie femminista
La configurazione politica di Barbieland è sicuramente il cuore del soggetto di Gerwig e Baumbach. Si tratta a tutti gli effetti di un mondo alla rovescia rispetto al nostro. Esemplare di come la regista americana sia riuscita a camuffare riflessioni amarissime sulla disuguaglianza di genere in una scrittura estremamente divertita e divertente è la sequenza in cui Ken, vestito con un ridicolo completo da cowboy con le frange, accompagnatore indesiderato da Barbie nel mondo reale, guardandosi intorno vede un mondo dominato da uomini in giacca e cravatta o intenti a dare prova del loro machismo.
Dietro la musica pop e gli sgargianti scintillii che costellano un mondo di plastica il film si fa dunque carico di un potente messaggio femminista. Quello di Greta Gerwig è anche un film di formazione, in cui pian piano emerge l’umanità di Barbie, mentre sui pattini a Los Angeles nella sua tutina rosa aderente si sente addosso un inedita sensazione di imbarazzo, causata dagli sguardi molesti degli uomini, o si commuove nel vedere la bellezza di una signora anziana. Un altro cortocircuito in Barbie avviene con l’incontro di una donna in carne e ossa (America Ferrera), non una donna qualunque ma colei che da bambina amava giocare con le barbie e che da adulta condivide questa passione con sua figlia.
La Ken-energy
A dividere lo schermo con Barbie c’è lui, Ken il ragazzo stereotipo di Barbie. Biondo platino, vanitoso, il suo habitat è la spiaggia ed è innamoratissimo di Barbie che lo rifiuta sistematicamente per le sue serate con le amiche. La recitazione di Ryan Gosling è perfettamente dosata nella sua esagerazione plastica. A lui è dedicata l’unica sequenza musical del film, con l’esecuzione in una coreografia tutta al maschile di quella che si prospetta essere già una hit, “I’m just Ken”, un inno disperato e struggente del bambolotto più sottovalutato di sempre.
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Eleonora Ceccarelli