La Nestlé lancia il Ruby KitKat, la barretta di cioccolato rosa che sa di bacche. Nuova strategia per nuovi consumatori, in vista di un consumo alimentare sempre più “healty”, ma non troppo…
La Nestlé, multinazionale svizzera attiva nel settore alimentare, lancia sul mercato il cioccolato rosa, con la speranza di rendere più dolce e appetibile la sua attività di vendita nel sistema dolciario.
L’idea è quella di lanciare versioni rosa delle sue famose barrette KitKat, realizzandole con del cioccolato “rubino”.

Il Ruby KitKat, secondo il Financial Times, è frutto degli sforzi dell’azienda, il cui scopo è quello di concorrere al nuovo mercato “healty” improntato sul consumo di cibi sani.
Il cioccolato rosa, con il suo aspetto meno “fat”, rispetto al classico colore del cioccolato, più seducente e delicato, ha lo scopo di sedurre i consumatori più attenti alla linea e alla salute.
La Nestlé colpisce ancora
La Neslté sa il fatto suo e ancora una volta colpisce alla gola i propri consumatori: negli anni 30, infatti, fu la prima azienda a lanciare il cioccolato bianco. Produsse pochi anni dopo la prima guerra mondiale, le prime barrente di cioccolato bianco per una caramella, diventata poi Nestlé Galak nel 1967.
Superate le barriere classiche e poi quelle bianche del cioccolato, veniamo ad oggi, alla novità, al progresso… che si tinge di rosa!
Il cioccolato rubino, che assume il colore rosa, è stato sviluppato a Zurigo, da Barry Callebaut, il più grande fornitore di cioccolato e prodotti a base di cacao.

E’ ottenuto da particolari fave di cacao coltivate in Ecuador, in Brasile e in Costa d’Avorio, ha un sapore di bacche e punta ai millennial. Verrà infatti venduto inizialmente in Asia, in particolare in Giappone e Corea del Sud, prima di essere esportato in altri paesi.
Dopo aver annunciato la vendita della sua unità dolciaria statunitense al rivale italiano Ferrero per 2,8 miliardi di dollari, il colosso svizzero, con il lancio del Ruby KitKat, evidenzia la viva speranza di incrementare, al di fuori degli Stati Uniti, le vendite e la redditività nel campo dell’industria internazionale del cioccolato e dolciumi. La strategia utilizzata è quella del “Premiumisation”, oppure l’adozione di prodotti di fascia alta.

Finora, gli sforzi di Nestlé per “premiumisation” KitKat si sono concentrati nei mercati asiatici tra cui Giappone, Australia, Corea del Sud e Tailandia, dove sono state testate barrette KitKat a gusti esotici che vanno dal tè verde alle versioni di cheesecake alla fragola. Ha inoltre sviluppato negozi “KitKat Chocolatory”, dove i clienti possono ritirare i regali personalizzati KitKat.
Emerge però una grande debolezza della Nestlé, esplicata dal Jean-Philippe Bertschy, analista presso Vontobel a Zurigo:
“Il problema principale di Nestlé è che non ha marchi globali oltre a KitKat. Gli altri marchi sono locali, in mercati altamente competitivi, come Cailler in Svizzera”.
Le barrette KitKat sono state prodotte per la prima volta nel 1935 da Rowntree, produttore britannico del settore dolciario, che Nestlé ha acquisito nel 1988.
Tra i marchi globali di cioccolato, secondo Euromonitor, KitKat è al sesto posto per valore dopo Cadbury, Kinder, M & M, Hershey e Snickers.
La Nestlé è determinata e punta dritto al “nuovo consumatore”: quello “rosa”, che mangia pulito ed è attento alla linea. Ma forse bisogna stare attenti (più che alla linea), che l’apparenza inganna, non è tutto rosa quel che luccica, ma pur sempre cioccolato.
Martina Onorati