Il Festival di Berlino è finalmente iniziato e siamo curiosi di vedere quali sorprese ci riserverà. Per ora possiamo dire che ci sono stati tanti applausi ed una pioggia di star che hanno ricoperto le strade berlinesi ma non sono mancati qualche dose di fischi a chi meno te l’aspetti.
Ma andiamo con ordine. Mentre in Cina tutti festeggiano per l’avvento dell’anno del cane, a Berlino, un ragazzo alto, con la faccia sorridente, vestiti color pastello, proveniente dal Texas presenta un film dove sono proprio i nostri amici a 4 zampe ad essere i protagonisti. La pellicola, di Wes Anderson accolta tra gli applausi, è un omaggio, tutto suo, al maestro giapponese Akira Kurosawa.
Film d’animazione si, ma sopratutto film d’integrazione sociale tra tutti gli esseri viventi dove la civiltà e l’umanità partono sempre dal gradino più basso della scale sociale prima di arrivare, se ci arrivano, ai piani più alti della ricchezza e del potere. Film contro Trump e contro i suoi muri dove l’originalità sta nell’alzare l’asticella ancora una volta ponendo come base della scala da risalire, un animale, il cane che diviene simbolo dell’esclusione e dell’intraprendenza di un branco, come piccoli Samurai (ecco l’omaggio a Kurosawa), che combatteranno per i propri diritti.
Isle of dogs è interamente realizzato in stop motion, quasi per voler ricordare un vecchio cinema fatto di modellini e d’artigianato. La pellicola ha riscontrato un grande successo tra i critici ma per ammirarlo in Italia dovremo aspettare fino a Maggio.
Nella seconda giornata del festival abbiamo ammirato ben due film. Il primo è Le Herederas del paraguayano Marcello Martinessi, il quale ci presenta una storia di crisi economica vista da due donne, le due vivono insieme ma un giorno si dovranno separare perché una di queste va in prigione. L’altra imparerà a vivere e inizierà a godersi la vita nonostante tutto. Senza essere più lo specchio di qualcun’altro.
Il secondo film presentato è Damsel di David e Nathan Zellner con Robert Pattinson e Mia Wasilkowska come interpreti principali. Commedia western grottesca e surreale che ha fatto alzare le sopracciglia a più di un critico. Falsa copia delle ultime opere dei Coen e di Tarantino, infatti sembra di vedere un qualcosa di già visto. Nonostante si assisterà lentamente all’inversione caratteriale dei due protagonisti.

Lui inetto mentre lei decisa e orgogliosa. L’intera storia risulterà moralista e caricaturale. Talmente tanto da dimenticare che i due interpreti hanno ricevuto maggiori consensi per la loro lotta contro la violenza sulla donna di #MeToo rispetto che alla loro prova attoriale.
Anche Black47 di Lance Daly, presentato fuori concorso, ha riscontrato, anche lui, un cattivo consenso critico. Caccia all’uomo tra il bene e male, tra vendetta e giustizia che si mescolano tra loro senza possibilità di scindersi. Vicenda in cui il protagonista appare statico, i paesaggi risultano abusati e la storia è sempre prevedibile e non emozionante.
Per questo 17 Febbraio sono in programma la prima visione di Dovlatov di Alexey German Jr., Eva di Benoit Jacquot con Isabelle Huppert e Gaspar Uliel, infine Transit di Christian Petzold. Da sottolineare per la sessione Panorama è l’ultimo gioiello di Kim Ki Duk dal titolo Inkan, gongkan, sikan grigo inkan.
Detto questo ci vediamo tra due giorni con il prossimo report. Buon Cinema!
Quinto De Angelis