La Costituzione spagnola – legge fondamentale della Seconda Repubblica – venne approvata il 9 dicembre 1931. L’evento determinò un cambiamento epocale. Il modello era quello di Weimar, allora la Costituzione più democratica d’Europa, ma quella spagnola si presentava più avanzata. Quando la Spagna fu proclamata «Repubblica dei lavoratori» il parlamentarismo trionfò, con una Camera unica e il suffragio universale esteso anche alle donne. La Spagna divenne a quel punto una vera pioniera. Oltre all’estensione del voto alle donne, con l’articolo 36, la Costituzione introduceva altri importanti diritti – come il divorzio – che sarebbero stati fatti propri dagli stati democratici decenni più tardi.

Perché il suffragio femminile, proclamato con la costituzione spagnola del 1931, non ebbe consenso immediato?

Già nel 1874 c’erano stati dei primi tentativi, a livello locale, di introduzione del suffragio femminile. E nel 1931 venne approvato solo dopo una battaglia parlamentare nella quale ebbe un ruolo fondamentale Clara Campoamor, deputata del Partido Republicano Radical. La proposta trovò infatti ostilità da parte di coloro che avrebbero dovuto appoggiarlo per primi, i deputati della sinistra, preoccupati che il voto delle donne favorisse i partiti reazionari alle elezioni.

Campoamor venne contrastata non solo da deputati uomini ma anche da una delle pochissime donne presenti in Parlamento: Victoria Kent, del Partido Republicano Radical Socialista. Secondo Kent non era il momento di concedere il diritto di voto alle donne. Il motivo non risiedeva nelle capacità – alcuni deputati ritenevano che le donne fossero biologicamente incapaci a prendere decisioni – bensì per una questione di strategia politica. Secondo l’analisi della deputata, la donna spagnola del tempo – troppo influenzata dalla Chiesa – avrebbe portato voti alle destre. Ciò avrebbe causato una sconfitta bruciante delle sinistre repubblicane, uscite vittoriose dalle recenti elezioni del 1931 e dopo la dittatura di Primo de Rivera.

Il discorso di Clara Campoamor

Nello specifico l’argomentazione di Kent si basava sul fatto che le donne erano soggette all’influenza dei preti e dalla religione cattolica, chiaramente contraria ai riformisti repubblicani. Ma Campoamor sostenne con passione e intelligenza che non si poteva difendere la repubblica tradendo i principi repubblicani e in un discorso a las Cortes disse:

“proprio perché la Repubblica mi sta tanto a cuore, ritengo che sarebbe un errore gravissimo lasciar fuori le donne dal diritto al voto (…). Io sono deputata della Provincia di Madrid. L’ho percorsa in lungo e in largo ed ho visto che agli atti politici erano presenti sempre più donne che uomini, ho visto nei loro occhi la speranza di redenzione, il desiderio di aiutare la Repubblica, la passione e l’emozione che mettono nei loro ideali. […] Non compiete un errore storico che rimpiangerete amaramente lasciando al margine della Repubblica la donna, che rappresenta una forza nuova e giovane…”

Recentemente è stata posta una statua in sua memoria a Madrid e molte scuole sono a lei intitolate. Tuttavia nello stradario delle città spagnole il suo nome è ancora secondario, scavalcato da personaggi del passato che ben poco hanno a che vedere con la libertà e l’uguaglianza degli esseri umani.

La breve vita della Costituzione spagnola e del diritto al voto per le donne

Effettivamente alle elezioni del 1933 vinsero le destre, dando inizio al cosiddetto “biennio nero”. Gli storici hanno però escluso che questa vittoria fosse legata al voto delle donne. Secondo la maggior parte degli studiosi la responsabilità era delle sinistre che, a differenza delle elezioni di due anni prima, si presentarono divise. E infatti i numeri dimostrano che le forze repubblicane avevano ottenuto la maggioranza, ma la loro rappresentazione in Parlamento era stata penalizzata dal fatto che, al contrario dai monarchici, avevano partecipato disuniti alle elezioni.

La Costituzione del 1931 ebbe dunque vita breve. Il colpo di stato del generale Francisco Franco nel 1936 e la Guerra Civile, aprirono le porte a una dittatura che durò fino al 1975. Ma per i repubblicani il testo del 1931 – così avanzato in tema di diritti – rimase un punto di riferimento fondamentale fino all’anno 1978, quando entrò in vigore la nuova e attuale Costituzione. Un testo moderno che tuttavia ha fatto dei passi indietro rispetto a quello del ’31, in particolar modo in tema di educazione pubblica e religione. Cambiamenti che – nel pieno della Transizione spagnola – erano indispensabili per ricostruire il tessuto democratico del paese.

Alessia Ceci

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