Genio senza fine, pittore fuori da ogni schema e scultore talentuoso, Pablo Picasso è stato uno dei più importanti uomini del ‘900, capace di rivoluzionare l’arte e, di conseguenza, il modo in cui le persone vedono il mondo intorno a loro.

Non soltanto Pablo Picasso ha rappresentato un punto cruciale tra la tradizione dell’800 e l’arte contemporanea, ma è stato anche un artista incredibilmente poliedrico e flessibile, capace di reinventarsi continuamente e di interpretare la realtà secondo generi diversi e sempre particolari. Padre del cubismo e non solo, in occasione del 49esimo anno dalla morte analizziamo lo stile del grande artista catalano.

Picasso e il cubismo: “Les demoiselles d’Avignon” 

Nonostante Picasso abbia iniziato la sua meravigliosa carriera nell’arte con i quadri più comunemente conosciuti “del periodo blu” e del “periodo rosa”, chiamati così per la scelta predominante dei due colori, la vera rivoluzione l’attuò soltanto nel 1907. Infatti, dopo un viaggio intrapreso nella città dei Pirenei Gósol e dopo essere entrato in contatto con la statuaria iberica preromana priva di proporzioni o prospettiva, l’artista catalano si ritrovò a dipingere la famosissima tela de “Les demoiselles d’Avignon”. Manifesto vero e proprio del cubismo, il soggetto dell’opera rappresenta cinque prostitute in un bordello di Barcellona con volumi, prospettive e forme scomposte in linee nette e geometriche. In più, le singole figure sono dipinte seguendo il criterio della visione simultanea da più punti di vista, così da poter rappresentare persone o oggetti da più lati, quasi come se potessimo vederli a 360°.

Le leggi anatomiche furono completamente distrutte da Pablo Picasso, il quale da questo momento in poi cambiò completamente le regole dell’arte. “Les demoiselles d’Avignon” non solo suscitarono grande scandalo sul pubblico parigino che le vide esposte per la prima volta, ma influenzarono da allora in poi tutti gli artisti successivi che si dedicarono al fenomeno delle Avanguardie. Dal 1907 in poi, quindi, il pittore si dedicò in particolar modo alle opere di stampo cubista, realizzando tele sulla lezione di Paul Cézanne e cercando di studiare il rapporto creatosi tra la forma e lo spazio intorno a sé. Tra queste opere, importanti furono La femme assise, “Ragazza con mandolino” e i ritratti di Georges Braque, altro padre del cubismo.

Tra il 1917 e il 1924: il “periodo classico” di Picasso

Per dimostrare la propria flessibilità, Picasso si dedicò, dal 1917 al 1924, alla creazione dei quadri del suo “periodo classico”, opere sintetiche e di stampo prettamente tradizionale in cui le forme dei soggetti tornano ad essere quelle canoniche. Tra le tele più famose del periodo spicca Ritratto di Olga in poltrona, del 1917, nel quale l’artista portò a termine una composizione accademica e una colorazione precisa. La donna rappresentata in poltrona si può distinguere in tutte le sue parti, dal volto dolce e perfetto fino alla veste decorata da leggiadri fiori. Unica pecca secondo i critici dell’epoca fu lo sfondo, lasciato vuoto e senza nessun accenno di qualsiasi sorta riguardo la stanza dove la giovane Olga Kokhlova, ballerina ed amante dell’artista, posò per lui.

Un secondo quadro appartenente allo stesso periodo fu quello dipinto nel 1923, “Arlecchino con specchio”. Affascinato da uno dei personaggi più famosi della commedia dell’arte, Picasso creò il suo bellissimo Arlecchino dipingendolo con un’espressione malinconica mentre si guarda allo specchio, simbolo di vanità e di estremo narcisismo. Ancora una volta, le proporzioni tornarono ad essere quelle tradizionali e la figura della maschera venne rappresentata solo frontalmente. La malinconia, inoltre, venne accentuata grazie all’utilizzo di pigmenti freddi come il viola, l’azzurro e il bianco.

Il manifesto contro la guerra: “Guernica”

La Guerra Civile Spagnola cambiò profondamente Picasso, sconvolgendo l’artista tanto nel profondo da creare, con il suo stile inconfondibile, un manifesto che sarebbe rimasto eterno nella storia: si tratta del Guernica, la tela lunga 349,3×776,6 cm che venne mostrata al pubblico per la prima volta all’Esposizione Universale di Parigi nel 1937. Picasso portò a termine il suo capolavoro in soli due mesi e rappresentò, con il proprio pennello, una denuncia visiva del conflitto fratricida che si stava consumando su suolo iberico. Volendo portare davanti agli occhi di tutti lo sterminio compiuto da Francisco Franco sui cittadini di Guernica, Pablo riportò nel quadro il caos e la morte della guerra tramite la rappresentazione di uomini urlanti alla visione delle bombe, persone schiacciate sotto il peso del dolore, gruppi pronti a scappare dalla sofferenza, cavalli imbizzarriti e moribondi incapaci di essere controllati. L’opera non fu solo un successo, ma divenne una delle più iconiche mai realizzate in tutto il ‘900, simbolo di ribellione e denuncia delle atrocità della guerra.

Pablo Picasso, con la sua incredibile creatività e il suo incomparabile talento, ha donato al mondo molto più che semplici tele da ammirare: ha offerto al pubblico di tutti i tempi una rivoluzione, un nuovo modo di guardare il mondo e un nuovo strumento con cui gridare tutta la nostra rabbia ed il nostro sdegno. Un artista incommensurabile e impossibile da imitare, che resterà per sempre impresso nei libri di storia dell’arte.

Monica Blesi.

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