Picasso, se il bombardamento di Guernica diventa quello della Siria

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Di Stefano Delle Cave

Benvenuti nell’universo narrativo di StoryLine. L’8 aprile 1973 veniva a mancare il grande pittore Pablo Picasso. Abbiamo perciò deciso di dedicare questa puntata a lui e a i suoi immortali dipinti come Guernica e “Les damoiselles d’Avignon. Lo abbiamo fatto attualizzando gli argomenti trattati da Picasso

Sarebbe stato solo un piccolo ragazzino siriano divorato dal mare prima di arrivare in Sicilia, se non fosse per quello strano blocco da disegno che avevano ritrovato nella sua borsa logora. Per fortuna aveva indosso i guanti cosi potè esaminarlo con calma. Quello che innanzitutto colpì l’ispettore Livio Bashir fu la scritta a caratteri non arabi sulla copertina. “Picasso”, infatti si potè ancora distintamente leggere mentre cercava delicatamente di aprirla. All’interno c’erano rimasti quelli che probabilmente erano tre acquerelli mentre qualche altro con ogni probabilità era stato portato via dal mare. Sul primo c’era anche la firma in caratteri arabi. Livio prese da tasca il piccolo dizionario arabo-italiano che gli avevano regalato alcuni suoi parenti tunisini e tradusse la scritta con “Amir Safat Picasso

Picasso e la Guernica Siriana

Abbiamo dedicato questa puntata di StoryLine a Pablo Picasso
Piovono di nuovo bombe, immagine realizzata dal pittore Sergio Totaro

Sul retro un primo appunto in arabo che Livio tradusse con: “Oggi ho visto mia madre e le mie sorelle ed ho deciso di fare un ritratto ispirato a quel libro di papà sulla pittura occidentale. L’ho fatto per avere un ricordo delle mai famiglia per sempre”. Livio girò il foglio e trovo 5 donne siriane senza velo con volti deformati, ritratte in pose perfette che ricordavano qualcosa che aveva già visto. C’era anche qualcosa di innovativo come un volto disegnato sul fondo della tela in cui c’erano stagliate le donne. Prese lo smartphone e fece una ricerca su Picasso scoprendo che il noto pittore aveva dipinto un quadro simile intitolato “Les damoiselles D’Avignon”.

Si trattava dunque di un ragazzino siriano che aveva appreso l’arte dal padre ed era riuscito a dipingere nonostante la guerra che affliggeva la sua terra. Ma che ci faceva qui solo visto che nessuno dei cadaveri recuperarti sembrava essere un suo parente.? Livio decise di cercare le risposte esaminando gli altri due disegni. Estrasse delicatamente il primo dalla borsa andando ad esaminare il retro. Li riuscì ancora leggere e a tradurre: “Duma, 10 aprile 2016. Piovono di nuovo bombe ma spero ancora che si stanchino della loro inutile guerra e che tutto finisca”. Livio girò il disegno e vide rappresentato qualcosa che immediatamente gli ricordò un altro famoso quadro di Picasso. Stavolta non ebbe bisogno di fare ricerche perchè ci volle poco per capire che il piccolo Amir si era ispirato a “Guernica”. C’erano ovviamente delle differenze con l’originale costituite dai personaggi arabeggianti e deformati e gli edifici che richiamavano una cittadina siriana. Infine al posto del cavallo e del toro vi erano raffigurati un cammello ed un falco.

La promessa di Amir

Andò a meditare in riva al mare, immagine realizzata dal pittore Sergio Totaro

Sullo sfondo dell’acquerello, come nel precedente, c’era un volto misterioso stavolta diviso a metà da una ferita. Livio pensò ad un povero ragazzo innocente sotto le bombe, costretto ad assistere alla distruzione della sua città. Pensò a chi potesse essere quel volto misterioso poi stabilendo di prendersi una pausa dall’orrore che aveva visto. Andò a meditare in riva al mare immaginando il giovane Amir esprimersi citando il grande maestro conosciuto sul libro del padre. Lo vide mentre solo si allontanava dalla sua città in un viaggio della speranza dopo magari aver promesso alla famiglia di far conoscere al mondo occidentale quanto c’era nei suoi quadri. Picasso fece conoscere l’orrore della seconda guerra mondiale ora Amir aveva fatto aprire gli occhi sulla guerra in Siria

Un vento fresco cominciò a smuovere Livio fino a convincerlo a rientrare. Non estrasse subito il terzo disegno ma volle cercare prima tra gli effetti personali della giovanissima vittima. Trovò un cartoncino con una foto sporca di fango con un ragazzino ed un uomo più adulto. Forse doveva trattarsi di Amir e del padre. Dietro c’era scritto “9 aprile, il giorno prima dell’addio”. Livio pensò con tristezza al loro due che non si sarebbero più visti. Magari la famiglia di Amir aveva i soldi per il viaggio di una sola persona ed avevano scelto lui perchè era il più piccolo. D’altronde fu così per il padre di Livio che era arrivato dalla Tunisia vent’anni prima. Il terzo acquerello rivelò invece un’amara verità. Cercando su internet Livio notò che Amir si era ispirato a “Il carnaio” di Picasso. Questa volta però i morti, che apparivano sempre deformati, erano probabilmente quelli della sua famiglia.

Epilogo

A confermarlo la scritta dietro che recitava: “Ho visto quello che nessun figlio dovrebbe mai vedere. Oggi vado via. Voglio arrivare a quel paradiso occidentale di cui parlava papà per fargli conoscere l’inferno delle loro bombe”. Sullo sfondo del quadro un volto frammentato che stava per cadere in mille pezzi. Livio non capì mai chi era quel misterioso volto ma pensò che tutti i suoi quadri Amir raffigurasse il viso di un probabile spettatore segnato dall‘emozioni trasmesse. Ed in molti avrebbero pianto, pensò Livo, mentre guardava il mare immaginandosi Amir. Il ragazzino siriano dipingeva le coste siciliane in ultimo quadro prima di andarsene per sempre con la consapevolezza che il suo messaggio non fosse andato perduto. Amir Picasso alla fine cel’aveva fatta.

Stefano Delle Cave