8 marzo 2020. Una data così speciale suscita un ricordo altrettanto speciale. Attraverso una pellicola biografica tutta al femminile, ripercorriamo le tappe fondamentali della vita di Frida Kahlo, pittrice messicana rivoluzionaria e anticonformista. Uscito nelle sale per la prima volta il 25 ottobre 2002, il film evidenzia l’umanità, la passione, l’amore di una donna a cui la vita ha riservato un destino avverso. Diretto dalla regista statunitense Julie Taymor, il film Frida riavvolge il suo racconto intorno a un lungo flashback, che prende le mosse dalla Mexico City del 1922.
La trama
Frida Kahlo è una quindicenne ribelle, passionale ed energica, profondamente interessata alla filosofia e circondata dall’affetto di un padre che ha occhi solo per lei e di una madre sempre più rassegnata alle marachelle della figlia. All’improvviso, però, tutto cambia; vittima di un grave incidente, la ragazza è costretta a letto per anni, trovando nella pittura l’unica forma di svago. Da qui: i primi passi dopo l’incidente, l’incontro con Diego Rivera, la futura proposta di matrimonio e il viaggio a New York, che porterà grande successo alla famiglia Rivera.
Il film verte soprattutto sulla storia d’amore tra Diego e Frida, tormentata dai numerosi tradimenti da parte di entrambi i coniugi. Tornata a Città del Messico, la giovane donna deve anche affrontare la morte della madre e la tristezza della sorella, più volte picchiata dal marito. La passione con Leon Trotsky, la richiesta di divorzio prima e la seconda proposta di matrimonio poi, caratterizzano gli ultimi anni di una Frida Kahlo sempre più debole e malata, che la porteranno a una morte prematura a soli 47 anni.
Frida: tra romanzo e biografia
Vincitrice dell’Oscar per la miglior colonna sonora e miglior trucco e acconciatura nel 2003, la biografia pone l’accento su tre concetti: arte, amore e politica. L’anticonformismo di Frida Kahlo alimenta tutti i suoi dipinti, che nascono dalla volontà di dar voce a quei sentimenti che caratterizzano la sua vita nei momenti più bui e che curano l’interiorità rispetto alla bellezza esteriore.
Nonostante si tratti per lo più di opere autobiografiche, i suoi dipinti colpiscono lo spettatore in quanto capaci di evocare quelle emozioni che accomunano tutti gli uomini: la tristezza, la solitudine, l’energia e la speranza. Questa è l’essenza della sua arte, che emerge chiaramente dal film, ma che molto spesso viene eclissata da un racconto quasi romanzato delle innumerevoli vicende che segnano la vita di Frida e Diego e della storia di un amore tanto tormentato quanto passionale. Emerge la volontà di esserci l’uno per l’altra e, soprattutto, la forza di perdonare, ma non emerge, al contrario, il reale dolore da cui nasce tale forza.
In modo superficiale è affrontato anche il tema politico, che rappresenta la vocazione di Diego Rivera, iscritto al partito comunista messicano dopo esser stato cacciato dalla Russia di Stalin per le sue idee non in linea con quelle del dittatore. Un ultimo tema è quello della morte, affrontato dalla regista in modo fuggevole, non risultando dunque coerente con un’ideologia messicana che fonda il suo ritualismo sulla celebrazione di una morte fortemente connessa al concetto di rinascita.
Nel complesso una biografia ben realizzata, con un’ottima Salma Hayek nei panni di Frida Kahlo e Alfred Molina in quelli di Diego Rivera, capaci di interpretare due dei personaggi più emblematici della storia.