Frida, Viva la Vida | Il documentario sulla rivoluzionaria artista messicana ,prodotto da Nexo Digital e Ballandi Arts, approda in anteprima al Torino Film Festival, ad accompagnare il documentario nel suo lungo viaggio verso tutti i grandi schermi d’Italia, Giovanni Troilo, regista del documentario e inaspettato amante dell’umanità celata dietro il personaggio.
“Siempre que te pregunto, Que cuándo, cómo y dónde, Tu siempre me respondes, Quizás, quizás, quizás”
Un film sull’artista messicana, un film su un volto che ormai ingombra quasi tutta la bigiotteria e gli accessori femminili nel commercio mondiale. Un film su Frida Kahlo, un altro. Ne avevamo proprio bisogno? Probabilmente si.
Tantissimi sanno chi è Frida Kahlo, ma pochissimi la conoscono veramente. Quasi la maggior parte la associa al volto di Salma Hayek della famosissima pellicola di Julie Taymor, altri ne ricordano il profilo colorato in copertina su Vouge. Insomma è la Frida ‘brandizzata’ quella che occupa, maggiormente, la scena mediatica e il conseguente immaginario collettivo ‘pop’ attorno alla sua imponente figura.
Ma chi era veramente Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón , meglio conosciuta come Frida Kahlo? Quale donna – non il mito- si nascondeva dietro il volto diventato icona? Domande cui Giovanni Troilo tenta di rispondere sin dall’inizio del film, partendo dal rapporto simbiotico e ancestrale con la calda terra messicana.

La cultura messicana attraverso gli occhi dell’artista
L’spirazione artistica che ha radici ben salde nelle credenze popolari messicane, il folklore, il culto dei morti e il coloratissimo paesaggio messicano. Con queste immagini, la narrazione scorre tra cenni biografici raccontati da testimoni d’eccezione: Hilda Trujillo, direttrice del Museo Frida Kahlo, a Città del Messico, ad Alfredo Vilchis, disegnatore di miniature messicane e, forse la più preziosa per il suo esemplare compendio fotografico sulla pittrice, la fotografa Graciela Iturbide, in possesso di preziose immagini in bianco e nero scattate nel bagno di Frida, stanza rimasta chiusa per cinquant’anni e da poco aperta al pubblico.
Il bagno. Il luogo del dolore. Qui erano chiuse, tutte all’interno della vasca da bagno, le “torture” di Frida, dai busti, ai gessi fino alla protesi della sua gamba asportata pochi anni prima della sua morte.
Il dolore. Il film racconta la sofferenza di una donna che non ha mai voluto cedere alla banalità del dolore fisico e ha sempre trovato la forza di essere resiliente e combattiva di fronte un destino tragico e atroce. Forse lo spirito di Frida Kahlo è rinchiuso in quelle tre parole scritte pochi istanti prima di morire, quando, pennello alla mano-per l’ultima volta-, in uno tenue gesto di rivalsa e sfida, Frida lascia un messaggio indelebile sul quadro:”Viva la vida“.
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