L’esistenza di Emile Zola ruota intorno a un significativo impegno sociale e un’intensa attività letteraria. Lo ricordiamo per essere il più grande teorico del naturalismo, darwinista convinto. Figura cardine dell’Ottocento francese, evidenza nei suoi scritti come la Francia sia diventata oscura, corrotta e indifferente. Una Francia che decanta l’uguaglianza sociale e che poi non trova nessun riscontro nella realtà.
Zola non esitò mai a utilizzare il potere della scrittura per denunciare la degradante miseria delle classi più povere. I suoi romanzi sono crudi, duri, che raccontano la realtà così com’è, mostrando la vita di una parte del popolo “dimenticata”.
In alto e in basso, tutti si rotolavano nel fango. Quante se ne dovevano fare, di porcherie, a Parigi, dalle nove della sera alle tre del mattino!
Una vita di stenti
Emile Zola nasce il 2 aprile del 1840, nei pressi di Rue Saint Joseph. A soli sette anni perde il padre e la famiglia Zola va in bancarotta ed è costretta a vivere di stenti.
In giovane età conoscerà Paul Cézanne (futuro pittore impressionista) e diventeranno grandi amici condividendo l’amore per la poesia e la letteratura.
Le difficoltà finanziarie rendono la vita un inferno per madre e figlio ma, nel 1862, ci sarà una svolta. Lavorando come fattorino dalla casa editrice Hachette, riesce a farsi notare dimostrando la sua intelligenza e riuscendo a entrare nel mondo dell’editoria.
Zola e la letteratura
Il centro della scrittura di Emile Zola è la realtà: il suo obiettivo è quello di arrivare a raffigurare la verità così com’è. Caposcuola e teorico del naturalismo, non si tirerà mai indietro di fronte alla realtà più squallida e dolorosa e descriverà le situazioni più disperate in modo oggettivo. L’arte non è fine a sé stessa, ma deve sempre avere un’utilità per la società.
… io invece ho scritto come il mondo può essere brutto…
Il suo stile è freddamente descrittivo: il suo intento è quello di dare la mano al lettore e accompagnarlo per le strade e per i vicoli facendogli odorare e udire tutto ciò che rappresenta la vita quotidiana.
Ciclo dei Rougon-Macquart
Il ciclo dei Rougon-Macquart (1871 – 1893) è una raccolta molto importante dello scrittore che segna la nascita del romanzo realista del naturalismo. Si compone di venti romanzi nei quali sviluppa l’albero genealogico di due famiglie, i Rougon e i Macquart che, nel corso dei libri, subiscono un’importante evoluzione dovuta alle dure influenze dell’ambiente. Zola non è interessato alla storia in sé, ma alla trasformazione naturale che trascina le sorti di queste famiglie.
Attorno a questa storia c’è un concetto darwiniano molto interessante, secondo cui i caratteri ereditari si tramandano attraverso le generazioni, determinando successi e fallimenti. Quindi, secondo questa teoria, i Rougon sono il ramo forte dell’albero genealogico mentre i Macquart sono condannati al disastro completo.
L’affaire Dreyfus e Zola
L’affare Dreyfus fu il maggior conflitto politico e sociale della Terza Repubblica, scoppiato in Francia. Il Paese si divise dal 1894 al 1906 a seguito dell’accusa di tradimento, a favore della Germania, mossa nei confronti del capitano alsaziano di origine ebraica Alfred Dreyfus.
A tre anni di distanza dal processo e dalla condanna, Emile Zola decise di riportare il caso alla luce. Lo scrittore venne a conoscenza di alcuni elementi secondo i quali Dreyfus era stato condannato, senza prove a sufficienza, esclusivamente perché al comando militare serviva urgentemente un capro espiatorio. Lo scrittore decise così di lottare affinché l’ufficiale avesse un giusto processo civile.
Pubblicò una lettera, J’accuse, sulla prima pagina del giornale socialista L’Aurore, riportando il caso all’attenzione dell’opinione pubblica e segnando la svolta definitiva del caso Dreyfus che, alla fine, venne scagionato e reintegrato nell’esercito.
Dopo una spietata campagna diffamatoria contro Zola, lo scrittore venne condannato con un anno di carcere e al pagamento di una grossa multa.
Essere accusato è già una condanna