Se non fosse stato per la testa calda di Harold Solomon, forse Adriano Panatta non avrebbe potute vivere l’inimitabile soddisfazione di vincere gli Internazionali d’Italia. Il torneo di casa, che così avare gioie gli aveva regalato nelle precedenti otto partecipazioni, spalancò le porte al tennista romano grazie ad un incredibile quanto antisportivo gesto dell’avversario. L’americano avanti nel punteggio e al servizio per il match, perse completamente il senno per un presunto torto arbitrale e abbandonò l’incontro.
Era il 28 maggio del 1976 e al Foro Italico andavano in scena i quarti di finale del tabellone maschile. Panatta era la terza testa di serie del torneo e numero quattordici delle classifiche mondiali. Come detto, il suo personale rapporto con gli Internazionali d’Italia era quantomeno sofferto. Il suo miglior risultato a Roma fino a quel momento era stato l’ottavo di finale conquistato l’anno precedente. In quella circostanza il giustiziere dell’azzurro fu Manuel Orantes.
La prima rimonta contro Kim Warwick
Decisamente poca cosa, dunque, per quello che già allora era considerato il miglior tennista italiano della storia dell’era Open. Ma in quel magico anno che fu il 1976, evidentemente gli dei del tennis per Panatta avevano in serbo qualcosa di diverso. Già al primo turno si poteva intravedere la sceneggiatura di un destino dall’indiscutibile gusto per le tinte forti. Sotto 5-1 nel terzo set, Panatta rimontò annullando ben 11 match point, di cui dieci sul servizio dell’incredulo Kim Warwick. Per inciso l’australiano subirà l’onta di una rimonta simile dal nostro poco tempo dopo al Queen’s.
Il derby del secondo turno contro Tonino Zugarelli e l’ottavo di finale contro Franulovic furono invece dei veloci antipasti a quello che doveva essere il piatto forte del torneo. L’altro grande momento in cui la sorte avrebbe deciso di accompagnare il cammino di Panatta fu per l’appunto ai quarti di finale. Il bilancio dei confronti tra Adriano e Solomon era in perfetta parità. Una vittoria a testa. Va sottolineato, però, che l’americano non batterà mai più Panatta negli anni a venire. Mentre l’azzurro proprio contro Solomon otterrà il più importante successo della sua carriera
La furia di Solomon contro il giudice di sedia
Quel giorno dopo un primo set giocato ad altissimi livelli e vinto 6-2, Panatta inizia a perdere sicurezza e si fa irretire dal rude gioco dell’avversario. Ci si mette pure il caldo che a Roma, in maggio, sa già essere rovente. Solomon, infinitamente più scarso sotto il profilo tecnico, ci mette la cosiddetta tigna e anche un prezioso acume tattico. Si porta a casa il secondo set e Panatta sembra sfinito. Nella terza partita accadde l’inverosimile. Panatta riprende improvvisamente le energie, vola via, si porta 4-0 e prenota la semifinale. Ma proprio in quel momento si inceppa. Subisce la rimonta, si fa strappare il servizio tre volte e vede sfumare il sogno di vincere il torneo della sua città. Ed è allora che la pistola fumante veste i panni di una decisione del giudice di sedia.
Un rovescio di Panatta va a morire nei pressi della linea di fondo. Dentro o fuori? Solomon non ha dubbi. Esita. Evidentemente si aspetta la chiamata del giudice di fondo. Che non arriva. Allora scaglia un dritto, sbilanciato, in rete. Il pubblico del foro Italico all’epoca non aveva certamente l’aplomb inglese e fa sentire rumorosamente la propria preferenza. L’arbitro e il giudice di linea sono concordi. La palla è dentro. A nulla valgono i tentativi di Solomon di convincerli a far verificare il segno addirittura a Panatta. All’azzurro non è concesso intromettersi nella disputa. L’americano sbraita, poi si avvia verso la seggiola, prepara i bagagli e se ne va. Il referto non può che sancire la vittoria di Panatta per abbandono.
Il 1976, anno memorabile di Panatta
Ad onor del vero va ricordato che in quello specifico game Panatta era in vantaggio 0-30, avrebbe ancora avuto modo di recuperare il punteggio. Certo l’inerzia del gioco non era dalla sua parte. Il comportamento degli spettatori non fu encomiabile e a distanza di anni è ancora forte la sensazione che in un altro impianto il punto avrebbe cambiato proprietario. In ogni caso Panatta dimostrerà di aver meritato quel colpo di fortuna. In semifinale batterà John Newcombe e in finale avrà la meglio su Guillermo Vilas, testa di serie numero 1 del torneo, ancora in rimonta. L’onda lunga di quel successo porterà Panatta poche settimane dopo ad alzare il trofeo più prestigioso della sua carriera, la coppa di Roland Garros. Avversario della finale, Harold Solomon.