Oggi, 17 giugno, è il giorno scelto dalle Nazioni Unite per celebrare la Giornata Mondiale per la Lotta alla Desertificazione e alla Siccità.
Le origini della giornata mondiale contro la desertificazione
Lo scopo di questa iniziativa, il cui motto quest’anno è “Food. Feed. Fibre.” (“Cibo. Mangimi. Fibre tessili”), è celebrare la Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD – United Nations Convention to Combat Desertification in Those Countries experiencing serious drought and/or desertification, particulary in Africa”) che fu siglata il 17 giugno 1994.
La nascita della convenzione
La Convenzione è uno strumento internazionale, giuridicamente vincolante, che fissa una serie di regole necessarie per contrastare il fenomeno, sempre più diffuso, della desertificazione e dell’impoverimento delle terre fertili, fenomeno che ha già stravolto il 70% degli ecosistemi globali, come spiega Ibrahim Thiaw, segretario esecutivo della Convenzione: “Se continuiamo a produrre e a consumare come al solito, manterremo la capacità del Pianeta di sostenere la vita fino a quando non rimarranno nient’altro che scarti. Tutti noi dobbiamo fare scelte migliori su ciò che mangiamo e su ciò che indossiamo per aiutare a proteggere la Terra “.
La Giornata Mondiale contro la Desertificazione è anche l’occasione per fare il punto sulla gestione del suolo da parte dei vari stati e vedere quanto fattori come lo sviluppo socio-economico, la protezione ambientale e i consumi sostenibili impattino con il territorio e con i cambiamenti climatici, dato che la desertificazione e la siccità sono diretta conseguenza delle attività umane e della produzione industriale per rispondere al fabbisogno sempre più crescente di cibo, alimenti per animali e fibre per l’abbigliamento che cresce con l’aumentare della popolazione e il migliorare delle condizioni di vita.
Il punto della situazione
Le ultime stime sono allarmanti: secondo l’ONU, entro il 2050, il 90% degli ecosistemi potrebbe essere modificato, con la produzione alimentare che richiederà ulteriori 300 milioni di ettari di terra entro il 2030 e l’industria dell’abbigliamento e delle calzature che prevede di utilizzare il 35% in più di terra, per un totale di oltre 115 milioni di ettari, provocando inoltre il 12% delle emissioni globali di gas serra sempre entro quella data.
La situazione nostrana
E in Italia? Secondo le stime Cnr-Anbi, ci sono aree in cui, a causa dei cambiamenti climatici e di pratiche agronomiche forzate, la percentuale di sostanza organica, contenuta nel terreno, è scesa al 2%, soglia per la quale si può iniziare a parlare di deserto. Le aree a rischio sono la Sicilia (70%), il Molise (58%), la Puglia (57%) e la Basilicata (55%), mentre in Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30 e il 50%: nel complesso il 20% del territorio italiano rischia di diventare incoltivabile.
Una escalation che apre la porta a scenari apocalittici e che, per essere contrastata, ha bisogno di un radicale cambio di passo negli stili di vita dei singoli, come il cambiamento di alimentazione, che potrebbe liberare tra gli 80 e i 240 milioni di ettari di terra, e pratiche più sostenibili da parte delle aziende.
Articolo per “La Scienza Risponde” a cura di Stefano Pellone
Bibliografia
- UN Convention to Combat Desertification: World Day to Combat Desertification
- PDF of General Assembly Resolution A/RES/49/115
- SDG Goal 15: Life on Land: biodiversity. Goal 15: Sustainably manage forests, combat desertification, halt and reverse land degradation, halt biodiversity loss
- “Celebrate #2019WDCD | UNCCD”. www.unccd.int.
- UNCCD’s page for 2017 World Day to Combat Desertification – #2017WDCD