Abolita la possibilità di aborto farmacologico in Day Hospital. Pillola abortiva solo con ricovero in ospedale. L’appoggio politico nella misura è arrivato solo dalla Lega.

Una nuova misura che sfavorisce tutte le donne è stata varata in questi giorni, nel silenzio generale ma con la rabbia dei movimenti femministi.

In Umbria non sarà più possibile prendere la pillola abortiva in day hospital, come da sempre avvenuto. La misura, che ha aiutato donne e ragazze di tutta italia, è stata abolita. Ora sarà possibile solo con un ricovero di tre giorni in ospedale. Svolta che ovviamente mette in difficoltà molte donne, soprattutto le giovanissime.

Da dove nasce la politica contro l’aborto farmacologico:

Una mossa che parte dalla Lega. La giunta di centro destra, guidata da Donatella Tesei, ha abrogato una delibera che permetteva di praticare l’aborto farmacologico in day hospital, scatenando uno scontro politico con l’opposizione. La Governatrice della Lega, notoriamente di posizioni ultra-cattoliche, ha limitato quindi sensibilmente l’utilizzo della pillola abortiva.

La legge 194 prevede che l’aborto sia essere effettuato dietro ricovero ospedaliero, quindi in Day Hospital. La misura è sempre stata un “salvavita” per molte donne, ma per legge le singole regioni possono organizzarsi in maniera differente. Nella regione Umbria, qualche giorno fa, la nuova governatrice leghista Donatella Tesei ha deliberato che non si faranno più aborti farmacologici e in day hospital, mentre Pd e M5S attaccano la decisione della giunta.

La situazione Umbra e le tensioni politiche:

L’umbria ha una storia particolare con la pillola abortiva, la Ru486. Nel 2018 aveva introdotto la possibilità di abortire con la pillola RU486 entro la settima settimana di gravidanza, e chiesto agli ospedali di organizzare Ivg in day hospital (ossia nell’arco di una sola giornata). Ma ora non è più così.

La giustificazione ufficiale per una simile scelta, per noi BRAVE GIRLS assolutamente inaccittabile, è la seguente. Si parla di “non lasciare completamente sola” la donna anche di fronte a “eventuali rischi.” Ovviamente il controsenso è evidente e fa rabbia.

I partiti d’opposizione, con anche diverse associazioni, hanno fatto notare il paradosso tra parole e fatti. Questo perché in Umbria oggi sembra esserci un “percorso ad ostacoli per ottenere l’azione farmacologica” e un “gravissimo ritorno indietro, che mette in pericolo il diritto alla salute e all’autodeterminazione delle donne.

Come abbiamo già esposto nell’indignazione per le misure trans-fobiche di Trump nella sanità USA, il periodo poi è assolutamente non indicato. Ci troviamo di fronte ad un’effettiva emergenza sanitaria, in un momento del genere, il solo ricovero ospedaliero per effettuare un Ivg pone non pochi problemi.

Cos’è la Ru486, la pillola dell’aborto farmacologico:

La Ru486 (Il nome del farmaco è Mifegyne) è arrivata in Italia nel 2009 dopo via libera alla commercializzazione in Italia da parte dell’Aifa (Agenzia italiana per il farmaco). È un medicinale che fornisce un’opzione non chirurgica per l’interruzione della gravidanza nel pieno rispetto della legge 194.

In passato la giunta guidata da Catiuscia Marini garantiva la possibilità di ricorrere a alla Ru486  in day hospital, cosa che però la Tesei ha bocciato, preferendo un ricovero prolungato. Per leggere la nostra inchiesta sulla Ru486 leggi qui.

Una situazione che potrebbe spingere molte donne, a rinunciare anche per paura di un contagio. E che fra l’altro va contro la richiesta della Società italiana di ginecologia e ostetricia che aveva chiesto di favorire l’aborto farmacologico per tutelare le donne e evitare di congestionare le strutture sanitarie in tempi di coronavirus.

Le posizioni di Lega e Opposizione:

La decisione ha dato immediatamente il via a uno scontro politico fra centro destra e opposizione. Simone Pillon, commissario della Lega di Perugia, dichiara in accorto con gli altri commissari:

“Da ora in poi gli interventi dovranno essere fatti in regime di ricovero ospedaliero, evitando che la donna sia di fatto lasciata completamente sola anche davanti a eventuali rischi. Prendersi cura di una donna con una gravidanza difficile non vuol dire affatto limitare i suoi diritti, ma significa sostenerla e aiutarla in uno dei momenti più traumatici della sua esistenza”

Pieno sostegno alla scelta della giunta regionale anche da consiglieri regionali della Lega: Paola Fioroni, Francesca Peppucci, Stefano Pastorelli, Daniele Carissimi, Daniele Nicchi, Valerio Mancini ed Eugenio Rondini. Positivo anche il giudizio dell’associazione Family Day dell’Umbria e dall’Associazione famiglie numerose.

Critica invece da parte dell’opposizione: si parla di una decisione che riporta indietro le lancette della storia ai tempi in cui venivano negati i diritti delle donne. Lo sostengono in una nota i consiglieri regionali Tommaso Bori. Simona Meloni, Fabio Paparelli, Donatella Porzi e Michele Bettarelli (Pd), Thomas De Luca (M5S) e Vincenzo Bianconi (Misto). E’ un atto grave, dichiarano, che renderà “ancor più difficile la vita delle donne e la loro autodeterminazione”.

In conclusione:

Quando si desidera vietare una condotta – in questo caso si parla di vietare l’Aborto compiendo perciò un’azione liberticida – ma non si può compierne il gesto, si cambia tattica. Non potendo vietare la condotta si cerca quindi di renderla il più possibile difficile, ferraginosa, allo scopo di scoraggiarne la prassi. Questo è il caso della situazione attuale in Umbria sulla distribuzione della Ru486. Non c’è alcun interesse nella tutela della donna, che anzi è costretta a vivere un ricovero effettivo (e perciò una situazione di stress maggiore rispetto al DH). In aggiunta va detto che non tutte le donne hanno possibilità di star via di casa per il tempo di un ricovero: le giovanissime potrebbero aver problemi di carattere familiare, altre di lavoro. Oltretutto, in una situazione difficile come l’attuale, si aggiunge la paura di un possibile contagio.

Queste riflessioni rendono evidente gli scopi della misura varata in Umbria, e di tutela della donna non se ne parla. Questa è una politica assolutamente inaccettabile.

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