Corrado Maria Daclon: ambientalista, giornalista, saggista ed accademico. In occasione del suo anniversario di nascita, uno sguardo alla sua nuova opera letteraria.
Corrado Maria Daclon, dalla geopolitica alla Fondazione Italia-Usa
Nato a Milano l’8 settembre 1963, Corrado Maria Daclon è un accademico ed esperto di geopolitica. Successivamente è anche ideatore della Fondazione Italia-USA; quest’ultima, una delle più importanti associazioni in Italia per l’alleanza tra i due Paesi. Riceve, nel tempo, copiosi riconoscimenti per la sua attività in ambito internazionale: il Premio Speciale Europa dell’Unione Europea, ed in seguito, il Diploma Meritorium attribuitogli a Bruxelles. Esperto consulente del Committee della NATO e di agenzie federali degli USA come la NASA. Per oltre 25 anni, presidente e segretario generale di Pro Natura una fra le più antiche associazioni ambientaliste italiane. La sua carriera, all’attivo, vanta numerose pubblicazioni: dal primo libro sulle tematiche ambientaliste Nuova politica per l’ambiente del 1986, alla sua ultima opera edita da Aracne Editrice: Scenari di geopolitica per il millennio. Dall’Eldorado industrializzato alla crisi planetaria.
Corrado Maria Daclon, economia e crisi planetaria: come si prospetta il futuro?
La pandemia che irrompe silenziosa e strisciante in un tessuto sociale ed economico già al collasso: per quanto si imputi una crisi economica derivante dalla situazione Coronavirus, quest’ultima è solo un’irruzione ulteriore che va ad accelerare un processo corrosivo già in atto. Un virus che è un alibi, perché cela la realtà a chi non vuol vedere una situazione critica già allo sfacelo; ma è anche uno specchio, poiché riflette in ogni sfaccettatura la debolezza della società odierna. Nel suo nuovo libro, l’esperto di geopolitica sembra affermare proprio questo: una collettività senza coscienza del reale.
Ci voleva davvero un’epidemia per scuotere gli animi? A quanto pare, sì. Corrado Maria Daclon fa notare un’evidenza sostanziale: qual è stato il grande cambiamento che ha arrecato il Covid-19? Le grandi imprese che, come conseguenza, annunciano l’impiego di più tecnologia ma… Di meno impiegati a rapporto! Il problema futuro, non sarà la mancanza di lavoro, né le molte mansioni svanite a causa della crisi da Coronavirus. Ecco la rivelazione dello studioso, a tratti, inquietante: il problema principale sarà che il lavoro stesso non esisterà più, in quanto, gran parte dei lavori intesi attualmente, svaniranno.
Conversione della società e del mondo del lavoro: una vita per algoritmi?
Nel testo di Corrado Maria Daclon, si evince come questo esordio di crisi attuale non sia che un’inizio lento di qualcosa di più tragico: la società, nei prossimi decenni, sarà vittima di una ben più grave crisi sistemica globale. Cosa accadrebbe, quindi, se molti dei posti di lavoro attuali divenissero obsoleti? Alcune delle mansioni spariranno: i governi dovranno arginare il malcontento di una massa di persone non più impiegabili, facendosene carico. Una moltitudine di persona non ”utilizzabili” in un mondo del lavoro sempre più elitario, sofisticato e con una formazione sempre più specifica. E’ questa l’esplosione sociale più orribile di qualsiasi pandemia, dice Daclon.
L’intelligenza artificiale prenderà il sopravvento prima del 2050, generando da un lato una improduttività ingombrante da parte di inoccupati; dall’altro, delle lacune nei governi se incapaci di sostentare milioni di persone troppo basiche per una società che punta alla ”professionalità elitaria”. Nessun posto fisso in banca, ruolo auspicato da giovani e famiglie. Le intelligenze artificiali si occuperanno della contabilità, del collegamento dei conti bancari e di tutti i dati da redigere in materia fiscale. Lo studioso discorre anche del fattore pubblicità: cosa ne sarà del marketing pubblicitario se già oggi, Google, propina prodotti in base agli algoritmi specifici? L’esistenza futura, quindi, si baserà su sistematici procedimenti di calcolo?
Coronavirus: anticipazione di una tempesta sociale ed economica
La pandemia globale affrontata non è altro che un esordio di qualcosa di ben più maestoso e ieratico. Corrado Maria Daclon evidenzia come già ai tempi della rivoluzione industriale i cambiamenti sociali fossero inevitabili: tuttavia, il passaggio dall’ambiente campestre a quello urbano non intaccava il tasso di occupazione della popolazione. La massa era adattabile: anche in un ambiente industrializzato c’era bisogno di mansioni basiche. Con il progresso tecnologico, può un lavoratore medio – ad esempio, un operaio – adempiere ad una società che mira alla specializzazione minuziosa?
Una volta dissolta la figura del cassiere o dell’operaio, ormai prontamente sostituite da una fruibilità tecnologica sempre più avanzata, potranno questi soggetti rispondere a lavori come la gestione di software? La bassa specializzazione di quest’ultimi, sarà una selezione naturale a favore dei robot. La situazione precaria derivante dal Coronavirus, è solo la base di uno scenario che si prevede apocalittico. Forse, aveva ragione Alessandro Manzoni quando, affermò: ”Non sempre ciò che vien dopo è progresso”.
Stella Grillo