Secondo appuntamento con la rubrica in cui proponiamo un gioco che abbiamo a cuore e che è di facile reperibilità. Oggi parliamo di uno dei capitoli più importanti della celeberrima saga videoludica di picchiaduro, ovvero Street Fighter III: 3rd Strike.
L’anno era il 1999. Al cinema si andava per vedere Fight Club e American Beauty, in televisione nessuno perdeva Monday Night Raw e i Red Hot Chili Peppers rilasciavano Californication. Mancava un anno al nuovo millennio e si viveva in un’atmosfera di costante cambiamento. La console war si arricchiva di una nuova console, il Dreamcast, ma nelle sale giochi, nell’anonimato generale, saltò fuori un gioco destinato a cambiare il mondo dei picchiaduro competitivi: Street Fighter III: 3rd Strike.
Fight for the future
Come in ogni picchiaduro, la trama è un aspetto fin troppo semplice e del tutto secondario. Il cattivone di turno, Gill, è il leader di una società segreta nota come gli Illuminati, desiderosi di riportare ordine nel mondo. Crede di essere una divinità e organizza il torneo nel quale combattono i protagonisti per trovare lottatori degni di sopravvivere ai prossimi cambiamenti che ha in mente. La storia è raccontata attraverso i dieci incontri della modalità arcade: otto prima dei quali è possibile scegliere il proprio avversario tra due, una lotta contro un rivale, unico per ogni personaggio, e quindi il combattimento con Gill, che funge da boss finale.
3rd Strike era il secondo seguito di Street Fighter III, che aveva lanciato un roster di 11 nuovi personaggi (fatta eccezione per Ryu e Ken). Tra questi, spiccavano il pro-wrestler americano Alex (ispirato ad Hulk Hogan), i gemelli hongkonghesi Yun e Yang, l’allievo nippo-brasiliano di Ken, Sean Matsuda, e la ninja giapponese Ibuki. Un successivo aggiornamento, 2nd Impact, vide l’entrata in scena di tre nuovi personaggi: Hugo, gigantesco pro-wrestler tedesco (ispirato ad André the Giant), Urien, l’iracondo fratello di Gill, e Akuma, il demoniaco rivale di Ryu che faceva così il suo ritorno. 3rd Strike, invece, aggiunse cinque nuovi personaggi, ovvero la rientrante Chun-Li, l’organismo creato in laboratorio dagli Illuminati Twelve, il misterioso e inquietante Q, il fascinoso francese Remy e la rissosa karateka Makoto.
Gameplay
3rd Strike si caratterizzava come un picchiaduro 2D dalla grafica in stile anime, la cui unica novità, rispetto al precedente 2nd Impact, era un miglioramento della funzione del parry (che permetteva di annullare totalmente il danno di una mossa, dando la possibilità di contrattaccare subito). Oltre a questo, come negli altri capitoli, era possibile selezionare la propria Super Art (una mossa speciale che infligge all’avversario tra il 33% e il 45% di danni o genera particolari benefici) tra tre possibili prima del combattimento.
Contrariamente, il precedente Street Fighter Alpha 3 permetteva persino di modificare lo stile di lotta del proprio personaggio, alterando alcuni movimenti, mosse speciali e Super Art. Inoltre, scoraggiava la difesa eccessiva grazie all’indicatore “guard”, che diminuiva costantemente per ogni colpo bloccato. Molti videro in ciò una sorta di “downgrade” rispetto al precedente titolo, anche se la serie di Street Fighter III aveva l’obiettivo di avvicinare nuovi fan; dunque, proporre uno stile di gioco più accessibile e un nuovo cast aveva perfettamente senso.
La critica, pur lodando l’estetica, la soundtrack hip-hop/elettronica e la competitività di 3rd Strike, ne rimproverò la mancanza di novità e l’incapacità di adattarsi ai tempi che correvano. Picchiaduro già vecchi di due anni come Tekken 3 e Mortal Kombat 4 proponevano grafica 3D e la possibilità di combattere in un ambiente tridimensionale.
EVO Moment 37 e l’entrata nella leggenda
Il rilascio casalingo di 3rd Strike non fu un grande successo: il titolo, pensato per cabinato arcade, venne portato solo su Dreamcast, console che non ebbe un grande successo. Contrariamente, godevano di discreta fama i giochi su Playstation, tra cui Street Fighter EX (realizzato in 2.5D). Sembrava che 3rd Strike, anzi, l’intera serie di Street Fighter III, fosse destinata all’oblio. Tuttavia, il titolo continuò a venire giocato nei tornei di eSports, e ad EVO 2004, il più importante torneo di picchiaduro al mondo, avvenne il miracolo.
La sesta edizione della competizione ospitò, tra gli altri, proprio Street Fighter III: 3rd Strike tra i titoli giocabili. Una delle due semifinali mise l’uno contro l’altro il giapponese Daigo Umehara e l’americano Justin Wong. Il primo scelse Ken, il secondo Chun Li. In una situazione di 1-1, Umehara, con un solo punto vita rimasto, sembrava spacciato. Wong tentò di finire il suo avversario con la seconda Super Art di Chun Li, Houyoku-Sen, composta da quindici calci consecutivi in rapida sequenza. Umehara, invece di schivare il colpo, parò tutti i calci, eseguendo mediamente un parry per decimo di secondo, per poi parare un ulteriore attacco dell’avversario. Quindi, lo sconfisse con una combo di dodici colpi, conclusa con la terza Super Art di Ken, Shippu-Jinrai Kyaku, a sua volta una rapida serie di calci.
Considerato un momento fondamentale per la crescita degli eSports e paragonato a storici eventi sportivi americani come il Miracolo sul ghiaccio nell’hockey o il called shot di Babe Ruth nel baseball, il Daigo Parry (o EVO Moment 37) rivitalizzò l’interesse per 3rd Strike. Capcom cominciò così a dare maggiore importanza alla serie di Street Fighter III negli anni seguenti. Inserì la funzionalità del parry nei successivi in Street Fighter IV e V e rese lo Shippu-Jinrai Kyaku una delle Super Art più riconoscibili di Ken, inserendola persino nel crossover Street Fighter X Tekken.
Un successo non tramontato
Oggi, Street Fighter III: 3rd Strike è stato rivalutato come uno dei migliori picchiaduro competitivi mai proposti. La qualità delle sue animazioni disegnate a mano è stata apprezzata e imitata da numerosi titoli successivi, come la serie BlazBlue. Al contrario, ironicamente, titoli della serie EX sono invecchiati malissimo graficamente, e vengono visti oggi come un relitto. Il gioco visse, a metà degli anni 2000, una vera e propria seconda giovinezza. Al punto tale da costringere Capcom a rilasciare versioni di 3rd Strike per console di ultima generazione.
Nel 2011, infatti, l’azienda giapponese lanciò Street Fighter III: 3rd Strike Online edition, giocabile su Xbox Live e Playstation Network, per poi inserirlo anche nella compilation per il trentesimo anniversario di Street Fighter nel 2018. Ancora oggi è uno dei titoli più giocati sulla piattaforma di videogiochi arcade Fightcade e si organizzano tornei ufficiali. La rivincita di un titolo il cui successo sembra destinato a non tramontare mai.
Se vi definite appassionati di videogiochi picchiaduro, non potete non giocare Street Fighter III: 3rd Strike. Ancora oggi accessibile ma complesso, ancora oggi così divertente, è semplicemente uno dei migliori titoli di Capcom e della serie videoludica che ha definito il genere picchiaduro.
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