Villa d’Este a Tivoli, è un tesoro del Rinascimento Italiano di grande valore storico-artistico, e dal 2001 patrimonio dell’UNESCO. L’opera completata nel 1566 si estende per circa 4 ettari. La villa fu voluta fortemente dal cardinale Ippolito d’Este, nominato da Papa Giulio III, governatore a vita di Tivoli. La residenza extra-urbana doveva sorgere in un posto gradevole dall’aria salubre, ideale per gli incontri non ufficiali.
Il cardinale Ippolito d’Este affidò il progetto della villa all’architetto Pirro Ligorio. Per soddisfare la richiesta delle tante fontane, l’ingegnere ideò una rete sotterranea di alimentazione di circa 600 metri di cunicoli, necessari per convogliare l’acqua dell’Aniene. Realizzata in travertino, la costruzione della villa richiese l’impiego di un gran numero di maestranze tra artisti e artigiani. L’inaugurazione avvenne nel settembre del 1566 alla presenza di Papa Gregorio XIII.
Storia e struttura di villa d’Este
La proprietà della villa, passata di mano dagli Este agli Asburgo, fu per anni in uno stato di totale abbandono e degrado. Proprietà dello stato Italiano dal 1918 fu al centro di importanti opere di restauro che la portarono alla totale apertura al pubblico nel 1930. In una delle sale del palazzo, lo stato commissionò l’affresco sul tema delle arti e dei mestieri ad uno dei massimi esponenti del futurismo, il pittore Emilio Notte.
La villa si sviluppa su tre piani ed è composta da numerosi appartamenti. Il piano più alto è il piano nobile. Ogni appartamento della villa è caratterizzato dai temi pittorici degli affreschi alle pareti. Alcune sale del piano nobile sono arricchite da dipinti di grandi artisti diretti da Livio Agresti, insigne rappresentante del manierismo. L’appartamento inferiore è caratterizzato dal “Salone della Fontanina” o “Concilio degli dei“, per l’affresco sul soffitto.
I saloni
Il piano Vecchio è al livello del cortile e del porticato ed è composto da 10 stanze. Destinato alla rappresentanza è ricco di fregi, stucchi e affreschi, ne è l’esempio la “Sala del Trono” e la “Sala delle Arti e dei Mestieri“. Il piano termina con l’appartamento “Vecchio” e una cappella affrescata da Federico Zuccari tra il 1568 e il 1572.
Il giardino si estende alla spalle della facciata principale del palazzo tra terrazze e pendii, armonizzandosi appieno coi dislivelli del terreno attraverso una serie di raccordi. L’estensione del giardino è di 35.000 mq e racchiude 100 vasche, 255 cascate, 50 fontane, 15.000 tra piante ed alberi perenni, oltre che 9000 mq di viali, vialetti e rampe.
Le fontane
Di grande impatto scenico è il “viale delle 100 fontane“. Lungo 100 metri ospita 100 zampilli disposti in due file sovrapposte e generati da tre corsi d’acqua che si trovano ad altezze diverse. Tra le 50 fontane presenti sono di particolare interesse: la “Rometta“, la “Fontana dell’organo“, la “Fontana di Pegaso” e il “Bicchierone” realizzata da Gian Lorenzo Bernini.
La fontana della “Rometta” è un opera del 1570 del fontaniere Luigi Maccarone, posta su un bel vedere e rivolta verso Roma, in omaggio alla città. “La fontana dell’organo” elemento di stile Barocco fu realizzata nel 1611 ed è decorata con motivi floreali, sirene e simboli araldici. La sua particolarità sta nel meccanismo che racchiude al suo interno. L’ingegnoso meccanismo si aziona con la pressione dell’acqua che fuoriesce dagli zampilli. Questi colpiscono i tasti di un organo generando piacevoli melodie.
di Loretta Meloni