Kitaro dei cimiteri: un perfetto manga di Halloween

Kitaro dei cimiteri
Kitaro dei cimiteri – Photo credits: Web

Scegliere un manga che rappresenti lo spirito di Halloween potrebbe essere una facile impresa. In fin dei conti basterebbe prendere una storia dell’orrore, ed il gioco è fatto. Eppure, Halloween non è solamente streghe, zombie e jumpscare. Non basta semplicemente spaventare. Questo può andar bene in qualsiasi periodo dell’anno. Raccogliere l’essenza di Halloween, invece è cosa ben più ardua. Riuscire a trasportare il lettore nelle atmosfere della notte del 31 ottobre, anche se siamo al 15 di agosto, non è alla portata di qualsiasi storia horror, bella o brutta che sia. E allora mi sono messo a pensare, ho chiesto consulti, ho buttato giù delle idee, e una risposta ha preso corpo più delle altre. E questa risposta è Kitaro dei cimiteri(Gegege no Kitarō), serie di culto pubblicata da Shigeru Mizuki dal ’59 al ’69, e pubblicato in Italia da J-POP.

Come ben sappiamo, non tutte le opere, cartacee o visive, escono dal Giappone e arrivano fino a noi. Kitaro, per molto tempo ha fatto parte di queste. Un motivo c’è. L’atmosfera che racconta, l’Halloween che racconta, non è il nostro. I racconti e le storie che disegna Mizuki sono infatti estremamente derivative dal mondo del sol levante. Le creature mostruose che incontrerà Kitaro sono quelle del folklore giapponese, dai mostri Kappa, agli spiriti Yokai. Niente terrore pagano quindi. Eppure, nonostante sia una realtà comprensibile e altra, l’obiettivo che si pone è perfettamente centrato.

Kitaro dei cimiteri – Photo credits: Web

Un folklore tutto giapponese

Nel folklore giapponese di Mizuki, verità e finzione si uniscono, a partire dal protagonista. Kitaro è agli occhi di tutti un bambino, introverso al punto da coprire il suo sguardo con i lunghi capelli. Ed invece scopriremo che servono a coprire l’assenza dell’occhio, ed un aspetto che cela la sua essenza di demone di Yokai. Spiriti tenuti segregati lontano dalla società umana, ritenuti un pericolo a partire dal loro terribile aspetto. Ma essi non sono poi così diversi, cercando di con durre una esistenza tranquilla tra gli ambienti rurali delle campagne giapponesi, cresciute con l’incubo della loro minaccia.

Nato in un cimitero dal grembo di una madre morta, il ragazzo demone non ha mai avuto un luogo a cui appartenere. Il suo aspetto lo divide a metà tra il regno dei vivi e quello dei morti: sembra un bambino, ma non ha l’occhio sinistro. Ed anche quando abbandona la casa in cui era stato “adottato“, ne prende un’altra in affitto e continua ad andare a scuola. Finché Kitaro va a scuola o paga l’affitto, tutto rientra nella normalità; quando però cerca di seguire la sua altra natura e va a giocare all’Inferno, la sua presenza diviene improvvisamente ingombrante. La società umana non accetta chi è diverso.

A seguito dell’estinzione del suo clan, non ha più una famiglia da cui tornare, fatta eccezione per il bizzarro occhio del padre, che si porta dietro in tutte le sue avventure. E gli Yokai che incontra, poi, non gli danno nessun motivo per sentire con loro un qualche legame. Kitaro è alla ricerca continua di unità tra i due mondi da cui è diviso. A muoverlo, una genuina necessità di sentirsi connesso ad entrambi.

Kitaro dei cimiteri – Photo credits: Web

Kitaro dei cimiteri: lo spirito di Halloween

Che sia nella sua versione manga degli anni ’60, che l’anime trasposto qualche anno fa, Kitaro riesce a trasportarci in un mondo altro, che come lo stesso protagonista, non si trova ne nella nostra realtà, ne nella sua. Racconti horror, humor nero, spiriti e fantasmi arrivati da lontano ma che riusciamo a comprendere benissimo, rimaniamo sospesi in una atmosfera surreale, tra scontri con mostri venuti dall’inferno, raccontati fuori con leggerezza e sotto sotto con un messaggio molto serio di critica sociale.

Sebbene purtroppo qui da noi siano arrivate pochissime delle storie di Kitaro, vi consigliamo caldamente di recuperare le raccolte antologiche da J-POP. Scoprirete un mondo dell’orrore diverso ma molto vicino a noi, che riuscirà a trasportarvi in una atmosfera di terrore anche lontani dal 31 ottobre. Insieme ad esso, la lettura della straordinaria Enciclopedia dei mostri giapponesi, sempre dello stesso Shigeru Mizuki, che potrebbe aiutarvi laddove non riusciate ad entrare perfettamente sulla scena.

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