Diego Armando Maradona è morto. Lunga vita a Maradona! Il campione argentino adottato dal popolo di Napoli si è spento all’età di 60 anni. Il calciatore che meglio ha rappresentato un passato nostalgico, vintage, il calcio di un tempo: Il Leonardo del pallone, uno showman in mezzo al campo de fùtbol, un genio, uno sregolato, una vita da film. Insomma, un santo.
Noi di Metropolitan Magazine vogliamo ricordare e onorare un personaggio osannato nel mondo del pallone, messia in terra napoletana. Nella sua vita ha detto quello che voleva, scagliandosi contro il sistema chiamato FIFA, proteggendo una città martoriata dall’ipocrisia e dell’indifferenza. La sua Napoli che, negli anni dei due scudetti, è diventata la capitale d’Italia strappando lo scettro del potere alle squadre settentrionali. Un rivoluzionario, come il suo modello Che Guevara e il suo caro amico Fidel Castro. Maradona, l’essere umano debole e messo all’angolo dai suoi demoni, come gli artisti maledetti.
Maradona e la musica latina: Anima e Cuore.
Ricordiamo Diego Armando Maradona con le canzoni che più si accostano alla storia del talento argentino, campione del mondo 1986, campione d’Italia con il Napoli nell’86-87 e 89-90 d’Europa nel 1989. Originario di Lanùs, il Diez viene ricordato in una canzone di Manu Chao. Scelto da Emir Kusturica per la sua monografia su Maradona, “La Vida Tombola” è stata scritta da Manu Chao e fa parte dell’album “La Radiolina”. L’urna della tombola raffigura la vita di Diego Armando Maradona: “Si yo fuera Maradona viviría como él, porque el mundo es una bola que se vive a flor de piel. La vida es una tómbola, de noche y de día, la vida es una tómbola y arriba y arriba”. Perfetta descrizione del concetto di vita secondo le esperienze capitate e cercate dal Pibe de Oro. Una vita da film, compromessa dalla cocaina. Interessanti le sue considerazioni riguardo quella dannazione piombata nella sua carriera: “Senza cocaina, sarei stato migliore di quello che sono stato. Che giocatore vi siete persi!“.
Senza cadere in inutili discorsi sulla vita di Maradona e sulla sua salute, dobbiamo imporre la voce e l’opinione che una persona, della sua esistenza, decide lui. Trovo alquanto noiosi i salotti creati sui social e in televisione che dibattono sulla sua vita intima. Trovo ipocrita dargli del cocainomane con una accezione schifettosa, come se Jimi Hendrix, Freud, Steve Jobs fossero stati dei bambini innocenti. Intanto, gli stessi che criticano su questo lato della personalità di Maradona, ascoltano Hendrix, leggono Freud, posseggono l’ultimo Iphone. Una ipocrisia nata nel tentativo di umanizzare un alieno. Lavoro inutile poichè Diego era cosciente del male che si stava infliggendo e di certo ne ha pagato le conseguenze. Ma queste sono le tipiche ipocrisie del nostro tempo.
Diego Armando Maradona, ovvero “La Mano de Diòs”
La verità è che il suo ricordo rimarrà segno indelebile nella storia e niente potrà scalfirlo nei cuori dei suoi tifosi, quelli di tutto il mondo e di quelli che non lo hanno tifato quando indossò la casacca azzurra. Meglio vivere 60 annni come Maradona, che cento da pecora. Diego è stata una tigre che sbranò la vita. E dalla vita stessa si fece sbranare. Una seconda canzone a lui molto vicina, la scrisse Rodrigo Bueno, cantante argentino. “La Mano de Diòs” è un racconto in musica della carriera e della vita di Diego Armando Maradona, cantanta anche del calciatore stesso durante una festa in suo onore. La canzone di Rodrigo Bueno è divenuta famosa proprio grazie a Diego Armando Maradona. Il Pibe de Oro viene immortalato da Emir Kusturica nel film “Maradona” mentre canta dal vivo il brano a lui dedicato: “Nacque in una cittadina, fu un desiderio di Dio… / il suo sogno aveva una stella
piena di gol e dribbling/ Porta una croce sulle spalle, per essere il migliore, per non vendersi mai/ la fama gli presentò una donna bianca, di misterioso sapore e proibito piacere“.
Ho visto Maradona… Il coro di tutti i tifosi per Diego
Quello che sembrava poi uno dei cori da stadio, è diventata una delle canzoni più importanti a livello calcistico, in cui veniva esaltato tutto lo stupore per la visione di Maradona, atterrato come un alieno a Napoli dal Barcellona. “Ho visto Maradona“, coro diventato un brano in Argentina, attraverso i Tifosis del Rey, celebra Diego Armando Maradona come la felicità applicata al gioco del calcio, una visione sempre più gioiosa che tende all’amore. Il verso che fotografa meglio è sicuramente il ritornello: “Oh mamma, mamma, mamma, oh mamma, mamma, mamma, sai perché mi batte il corazon, ho visto Maradona, ho visto Maradona, e mamma, innamorato so“.
Queste le colonne sonore più indicate al fautore della “Mano de Diòs“: un gesto eclatante che riassume l’estro di un giocatore intelligente, che divertiva e faceva sognare gli stadi. Una immagine degna di essere esposta in qualche museo, affianco a un Caravaggio. Parlando della sua morte con un amico molto tifoso di Maradona e del Napoli, mi ha detto: “Maradona è l’eroe del calcio, tanto amato e odiato. Con un tocco di mano, ha portato in alto una Nazione“. L’Argentina che batteva l’allora fortissima Inghilterra, il mondo latino americano che si prendeva la rivincita sul mondo capitalista e imperialistico. Un volto sacro da venerare alla pari dei Santi e del figlio di Dio. E chissà se un giorno il suo volto, a Napoli, città ricca di murales raffiguranti i miti di quella terra che hanno portato la sua identità nel mondo, non compaia una “Muntagna Rushmore” come nel Dakota del Sud in America. Magari insieme alle facce di Totò, Massimo Troisi e Pino Daniele…
Articolo a cura di Gianrenzo Orbassano
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