Edith Piaf è una delle voci più mutevoli, caleidoscopiche ed emozionanti del secolo scorso. Il “passerotto” parigino (Edith scelse come nome d’arte “Piaf”, che in gergo vuol dire proprio passerotto, uccellino) che ha incantato il pubblico dagli anni ‘30 agli anni ’60 possiede una voce dalle mille sfaccettature, ora dolce e calda, ora graffiante e ruggente. La sua carriera ha fatto la storia della musica francese del dopoguerra, tanto che canzoni come “La vie en rose”, “Hymne à l’amour” o “Non, je ne regrette rien” divennero il testamento del popolo francese: un popolo forte, tenace e indistruttibile come lo era lei. Per i francesi, e poi per tutto il mondo, le sue parole sono un vero e proprio inno alla vita.
No! Niente di niente! Non rimpiango niente, poiché la mia vita e le mie gioie, oggi, tutto ricomincia con te! -Non, je ne regrette rien
La sua vita e la sua carriera, troppo brevi, sono state simbolo dell’espressione più pura dell’anima. Le sue parole ci narrano della sua infanzia difficile e travagliata, dei suoi amori e delle sofferenze a questi legate. Ma c’è un sentimento che ricorre, come un fil rouge, nelle sue canzoni, ovvero la speranza: nella sofferenza per un cuore infranto vedere la bellezza dell’amore; nel passato turbolento vedere un futuro senza rimpianti. Un ottimismo imperituro, un’energia vitale magnifica caratterizzano Edith Piaf. Il dolore non è mai fine a se stesso, bensì produce un’esperienza. E che cos’è l’esperienza se non il superamento di una dolorosa questione, al fine di giungere ad una soluzione? Il dolore insegna, aiuta, fortifica.
La vie en rose, canzone simbolo della sua persona
La vie en rose è una canzone il cui testo sintetizza in modo chiaro e preciso tutto ciò che Edith Piaf ha divulgato cantando nel corso della sua vita: è un testo che si fa simbolo e portavoce del messaggio della cantante. Quel messaggio di ottimismo imperturbabile, di volontà di vivere la vita appieno in ogni sua sfaccettatura, accettare il dolore e nell’accettazione viverlo con predisposizione gioiosa. E’ un testo che celebra l’amore in tutte le sue forme. Poiché dunque l’espressione francese si identifica profondamente con la cantante, quando nel 2007 è uscito nelle sale un bellissimo film a lei dedicato, è stato intitolato proprio “La vie en rose”.
E dal momento che lo percepisco | Allora sento in me | Il cuore che batte | Notti d’amore che non finiscono mai | Una grande felicità che trova il suo posto | I fastidi, i dispiaceri si cancellano | Felici, felici da morirne | Quando mi prende fra le braccia | Mi parla sottovoce | Per me la vita è tutta rosa.
L’espressione francese “vie en rose” vuol dire “vedere la vita rosa”, e difatti anche nella sua traduzione in italiano risulta essere estremamente evocativa del messaggio sopra esposto. Il brano, scritto nel 1945, ha raggiunto fin da subito un successo davvero straordinario. Non solo è stato, negli anni, eseguito e reinterpretato da tantissimi artisti (da Céline Dion, Madonna e Lady Gaga ai più grandi tenori come Placido Domingo o Luciano Pavarotti), ma viene inoltre usato di frequente in moltissimi film, serie tv o film d’animazione. Si ricorda tra questi il capolavoro del 1954 Sabrina, di Billy Wilder.
Edith Piaf, la speranza di una “vie en rose”
Edith Piaf ha conosciuto la miseria, le difficoltà di un’infanzia crudele passata in ristrettezze economiche. Ha conosciuto la morte e i lati più bui dell’esistenza. Ha lottato contro una grave malattia agli occhi da bambina; a soli 19 anni ha visto morire sua figlia di meningite; ha perso il suo primo marito, nonché il grande amore della sua vita, in un tragico incidente aereo. Eppure il suo canto è un inno all’amore, un inno alla vita: Edith Piaf ci insegna a non abbandonare mai la speranza di una “vie en rose”.
‘Edith Piaf ha la bellezza dell’ombra che si esprime alla luce. Ogni volta che canta sembra che strappi la sua anima per l’ultima volta.” Jean Cocteau
Edith Piaf ha anticipato di oltre un decennio quelle che saranno poi le caratteristiche emblematiche di artisti quali Juliette Greco, Camus, Queneau, Boris Vian, Vadim, gli intellettuali della rive gauche: il sentimento di ribellione, di inquietudine e di malinconia. Non a caso il geniale Jean Cocteau, dopo averla conosciuta, si ispirerà a lei per la pièce teatrale “La bella indifferente”.
Tuttavia il suo marchio indelebile, ciò che la distingueva e che rappresentava la sua firma, era quello sguardo ottimistico nei confronti della vita. Uno spirito gioioso sempre pronto a elargire amore e speranza, fino ai suoi ultimi giorni. Edith Piaf a soli 47 anni morì in seguito ad un aneurisma dovuto alla cirrosi epatica della quale soffriva a causa di una dipendenza per diversi medicinali. La sua tomba si trova nel cimitero più importanti di Parigi, nonchè uno dei più importanti al mondo, il Père Lachaise, un simbolo della città. Come a voler ricordare ai posteri che lei stessa sia stata simbolo, inno e manifesto del popolo francese.
Giulia Scialò
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