Renzo Pezzani, un nome non sempre ricordato ma che fu fondamentale nella Letteratura per l’Infanzia. Nel nuovo appuntamento della consueta rubrica del venerdì, il maestro elementare e le poesie ispirate al mondo dei piccoli.
Renzo Pezzani e il mondo dell’infanzia
Nato a Parma il 4 giugno 1898 da una famiglia di artigiani, fin da piccolo spicca la sua propensione verso la scrittura. A ventitré anni consegue il diploma di maestro elementare. Tuttavia, oltre la carriera da insegnante, si accosta alla letteratura: scrive molte poesie in dialetto parmigiano, fonda la rivista Difesa Artistica e collabora con ulteriori giornali quali Il giornale del Balilla, Cuor d’oro e Corriere dei piccoli. Probabilmente precursore di quelle che, successivamente, furono le orme di Gianni Rodari. Quello che impressiona di Renzo Pezzani è la copiosa produzione letteraria riservata al mondo dell’infanzia: una penna semplice, la sua. Nessun artefatto o orpello, solo componimenti che rifuggono le leziosità poiché imbevuti di genuinità, umiltà, amore.
Ed è proprio la genuinità dovuta agli ambienti in cui vive la sua giovinezza che saranno fonte di ispirazione per la sua attività poetica. Il lavoro letterario di Renzo Pezzani è, infatti, fra i più eclettici poiché scisso fra prosa e poesia: antologie per bambini, racconti, favole, poesie in italiano e non, interesse per il mondo teatrale. Quella del poeta di Parma non fu una formazione prettamente nozionistica ma più una brama innata di apprendimento dalla vita.
Passione letteraria a discapito della matematica e persecuzioni fasciste
Il giovane poeta fu uno spirito libero sin dalla tenera età: riluttante nella risoluzione di problemi geometrici e matematici sottolineò, quasi orgogliosamente, la sua scelta di non avere insistito nelle discipline scientifiche:
”Le poche volte che scrissi numeri sulla lavagna erano frazioni che davano la sensazione del numero schiavo e del numero trionfante. La geometria con le sue figure balenò sulla lavagna, per dire che al di là di un limite c’è l’infinito del piano, ma noi eravamo fuori del limite, nello spazio nero”.
Un po’ come se, la matematica, fosse priva di immaginazione per Pezzani … O di possibilità. E la passione per la letteratura si alternò anche alla politica: un ambito in cui si concretizzò il suo spirito coraggioso, libero, fiero. Si arruola in vista delle guerre, aderisce al socialismo, l’impegno partigiano e antifascista. Nonostante le persecuzioni fasciste non esitò a mostrare il suo spirito libero senza piegarsi.
Renzo Pezzani: la vera poesia generata dall’infanzia
Chi è il vero poeta per Pezzani? Colui che accetta che la vita non sia lineare e insidiosa ma, a tal proposito, affascinante. Ma il vero poeta è anche colui che non rifugge il proprio passato di bambino, né dimentica il bambino che è stato ma, anzi, lo accoglie.
Il mondo dell’infanzia è una dimensione che non si deve mai abbandonare: un po’ come ne Il Fanciullino in cui Giovanni Pascoli sottolineava l’importanza di coltivare quella parte infantile che ancora riusciva a stupirsi. Il bambino, per Renzo Pezzani, è il vero poeta, poiché con la sua purezza riesce a raccogliere le sfumature del mondo. Dirà, infatti, che:
”Il canto d’un bambino può rinverdire il mondo”.
In uno dei suoi componimenti intitolati La Gioia, esorta a ritornare bambini per godere della felicità: solo la riappropriazione del mondo infantile riporta alla serenità.
”La gioia che cerchi
su eccelse pendici / s’è forse nascosta tra
erbe e radici. / Ritorna quel ch’eri, un
bambino innocente / ch’è lieto d’un fiore,
che canta per niente”.
Anche come maestro Pezzani fu rivoluzionario: pare ignorasse le riforme o gli errori di grammatica se il tema era sui pensieri del bambino. Un maestro il cui obiettivo fu guidare i suoi allievi nell’ingresso alla loro esistenza di adulti, preservando la loro purezza ed esortandoli alla dolcezza, la delicatezza e all’innocenza.
La poesia come strumento educativo
Una pedagogia quella di Renzo Pezzani che attinse la propria didattica dalla vita e dalla voglia di preservare l’innocenza e la purezza del mondo infantile nell’età adulta. Il viandante è, infatti, un pensiero in prosa del poeta che attesta questo suo lato volto ad esaltare l’importanza della dolcezza:
Un viandante passò da un paese. La gente era al lavoro: gli uomini
nei campi, le donne al lavatoio, i bambini a scuola. Non c’era che
un agnellino per la strada: brucava erba tra i sassi e suonava un
campanello.Benedetto questo paese – disse il viandante – che invece di un
cane mette di guardia un agnello. La pace è meglio custodita
dall’innocenza che dalla forza.
La poesia di Pezzani è immediata perché racconta la vita stessa, senza fronzoli: un realismo delicato. Un altro dei suoi scopi fu, infatti, dimostrare il valore della poesia come strumento educativo poiché, la poesia, è sinonimo di salvezza.
Stella Grillo
Foto in copertina: Renzo Pezzani – Photo Credits: wikipedia