Capodanno e poesie: nel nuovo appuntamento della rubrica Letteratura per l’Infanzia, in occasione del primo dell’anno, versi e rime per festeggiare.

Capodanno, poesie: il nuovo anno in versi

Il primo dell’anno, tempo di progetti e buoni propositi. Per augurare un buon inizio, quest’anno, Capodanno e poesie; in occasione del nuovo appuntamento della rubrica, una raccolta di componimenti per iniziare al meglio. Fra le più famose filastrocche per bambini spicca, senza dubbio, la nota Filastrocca di Capodanno di Gianni Rodari:

Filastrocca di Capodanno
fammi gli auguri per tutto l’anno:
voglio un gennaio col sole d’aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile,
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore del pesco,
che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente.

Fra le poesie più note del famoso pedagogista: un inno all’allegria ed alla serenità, che esula da quella felicità data dalle cose materiali. Un altro noto componimento di Gianni Rodari, in occasione della celebrazione del Capodanno, è L’anno nuovo:

Indovinami, Indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?

Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un Carnevale e un Ferragosto
e il giorno dopo del lunedì
sarà sempre un martedì.

Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno!

Anche questo componimento riflette un certo clima di letizia, non senza mancare di sottolineare pensieri concreti: Capodanno è un’opportunità di inizio che, tuttavia, si concretizza solo grazie alle azioni degli uomini.

Capodanno, poesie - Photo Credits: mammeamilano.com
Capodanno, poesie – Photo Credits: mammeamilano.com

Sono le azioni che determineranno l’andamento di queste nuove pagine.

Iniziare l’anno con le poesie di Renzo Pezzani

Chi era Renzo Pezzani? Molti lo definirono come il poeta dei bambini. Non era inusuale, infatti, trovare all’interno di alcune vecchie antologie di pochi anni or sono, componimenti in rima del suddetto poeta. La successiva poesia presa in analisi si intitola Lunario:

Oh, cos’è mai un anno? Un mazzolino
di giorni: qualche fiore e qualche spino,

fiori di campo, spini della siepe;
è il viaggio da un presepe ad un presepe;

un volgere di lune in grembo a Dio;
un dolce ritrovarsi e dirsi addio;

una nube che passa, il sol che torna;
pan seminato e pane che si sforna;

dodici mesi tra bagnati e asciutti;
quattro stagioni cariche di frutti.

Su ogni giorno stende il suo sorriso
un santo che vien giù dal Paradiso.

Così è fatto, mutevole, il lunario
e l’anno nuovo l’ha per sillabario

e si legge ogni dì fra stella e stella
che per chi ama Dio, la vita è bella.

Una poesia, anche questa, che indica la varietà di giorni e stagioni che un intero anno, inevitabilmente, porta con sé; tuttavia, nonostante le brutture, le nubi, le spine quotidiane dell’esistenza e le mutevolezze del tempo, esistono sempre fiori pronti a sbocciare o il sole a far capolino fra le nuvole; un segno che, nonostante le difficoltà, è la speranza di riuscire a scorgere la bellezza delle piccole cose a rendere bella la vita.

Foto in copertina: Capodanno Poesie – Photo Credits: static-www.leccenews24.it