Il ricordo di Ivan Graziani, l’innovazione rock dietro gli occhiali rossi

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Di Redazione Metropolitan

Ivan Graziani è scomparso il 1° Gennaio 1997, a soli 51 anni. Il musicista è entrato nell’immaginario collettivo con la sua voce gentile e i suoi spessi occhiali rossi. Un personaggio, un artista a trecentosessanta gradi. Perché Graziani non è stato solo un cantautore, ma anche un appassionato disegnatore, e si è diplomato pittore nel 1968 all’Accademia di Urbino. La forza innovatrice che ha portato la sua musica, forse non è stata mai compresa fino in fondo. L’artista abruzzese è stato una figura atipica nel panorama del cantautorato italiano. Il suo grande lascito, è stato aver rinnovato la musica italiana degli anni ’70, attraverso l’unione di sonorità tipiche del rock anglosassone e un sincero e profondo recupero del folklore italiano.

Ivan Graziani, l’infanzia tra arte e musica

Una leggenda metropolitana vuole che i natali di Ivan Graziani siano avvenuti in mare aperto, il 6 Ottobre 1945, a bordo del traghetto Olbia-Civitavecchia. Da qui il nome “Ivan”, “navi” al contrario. Tale notizia, sebbene diffusa dalle riviste dell’epoca, è stata smentita dal fratello maggiore dell’artista, Sergio. Dunque Graziani è ufficialmente nato a Teramo, da padre abruzzese e madre sarda. Sin da quando è piccolo, le grandi passioni di Ivan sono la musica e il disegno. I musicisti che lo interessano sono artisti come Elvis, Chuck Berry e i Beatles. Le sue inclinazioni artistiche, lo portano a frequentare l’Istituto d’Arte di Ascoli Piceno.

A 18 anni inizia a suonare la chitarra in un complesso locale. Si tratta dei Modernists, guidati dall’orchestrale Nino Dale, padre di un amico coetaneo di Ivan, Gianni, che invece suona il piano. L’ingaggio non è frutto di raccomandazione. Nino Dale riconosce il potenziale del giovane sentendolo suonare su un palco, durante un concorso musicale cui partecipa anche il figlio Gianni. Ecco dunque che per il rocker autodidatta iniziano una serie di live tra navi da crociera, feste di paese e villaggi vacanze. Un’importantissima gavetta, che lo porterà a suonare col gruppo sino in Tunisia.

Ivan Graziani - ph: ivangraziani.it
Ivan Graziani – ph: ivangraziani.it

L’incontro con Lucio Battisti

Ivan ha la stessa passione per arte e musica, così, nel 1966, il ragazzo si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Urbino. Qui conosce Anna, che diventa la sua compagna per la vita. Il mestiere di disegnatore, attrae il giovane perché “il disegnatore è libero di fare quello che vuole“, a differenza del cantante che “è sempre nelle mani di troppa gente“. Nello stesso anno, il musicista forma il suo primo gruppo, con un esordiente Velio Gualazzi, padre del celebre Raphael. Il duo prende prima il nome di Ivan e i Saggi, quando si aggiunge Walter Monacchi al basso diventa L’Anonima Sound. Con il suo complesso, il chitarrista partecipa un paio di volte al famoso Cantagiro.

L’ingresso nella musica a livello professionistico, permette a Graziani di iniziare la carriera solista. Il primo EP arriva finalmente nel 1973: La città che io vorrei. In questo periodo, Ivan frequenta gli studi della celebre etichetta Numero Uno, proprietà del duo Battisti-Mogol, dapprima come centralinista, poi come turnista di studio. Partecipando a molte incisioni degli artisti dell’etichetta come chitarrista, viene casualmente notato da Lucio Battisti. È quest’ultimo il primo a credere in Ivan Graziani: lo vuole per le incisioni del suo album La chitarra, il contrabbasso, etc. (1976). 

Ivan Graziani, Lugano addio (1977)

“Pigro”, il successo e la consacrazione di Ivan Graziani

Nonostante il contratto con Mogol e Battisti, le vendite del primo album di Graziani sono purtroppo ben sotto le aspettative. Intanto, nella prima metà degli anni ’70, collabora, come turnista e autore con vari artisti. Tra gli altri, suona e scrive per la Premiata Forneria Marconi, Bruno Lauzi, Francesco De Gregori e Antonello Venditti. I primi riscontri da parte del pubblico, arrivano solo nel 1977, con il dolce brano Lugano addio. La canzone è un singolo estratto dal quinto disco, I lupi. È la prima vera gratificazione, anche in termini commerciali: quasi 10,000 copie vendute.

L’album della consacrazione, quello musicalmente più maturo, è il seguente, Pigro, che esce nel 1978. Il disco contiene otto storie di vite spezzate dalla pigrizia mentale e dall’indolenza. I singoli Monna Lisa, Pigro e Paolina diventano delle hit. Un altro grande successo arriva nel 1979, con l’album Agnese Dolce Agnese. Sono questi gli anni in cui il tenero musicista dalla voce gentile e gli spessi occhiali rossi è sulla cresta dell’onda. Gli ingaggi si sprecano, è richiestissimo da molti. Nel 1980 partecipa al Festivalbar ed è scelto per lavorare all’EP Q Concert, insieme a Ron e Goran Kuzminac. Nel decennio successivo, la fedeltà del pubblico verso Ivan Graziani andrà ingiustamente scemando.

Ivan Graziani e il suo inedito approccio al rock

Tratti distintivi della persona di Ivan Graziani, sono l’ironia e il vezzo degli enormi occhiali rossi. Caratteristiche che si trovano anche sull’irriverente copertina dell’album Pigro, opera dell’artista Mario Convertino. Questo disco, in particolare, rappresenta la svolta artistica per Ivan, che introduce un modo assolutamente rivoluzionario di intendere il rock italiano. Pigro vuole rendere l’espressione “rock italiano” ben altro che un sinonimo di “rock melodico”. Il grande lascito alla musica d’autore italiana di Graziani, è appunto quello di inaugurare un modo inedito di approcciarsi al rock. Guardando all’estetica anglosassone, e affermando al contempo con fierezza la tradizione italiana.

Ivan Graziani è in grado di unire con maestria le sonorità del rock di quel periodo, ad un recupero sincero e profondo del folklore italiano. Forse era proprio questa inedita mescolanza di sensibilità e ironia, provocazione e impertinenza, che a quell’epoca mancava all’Italia. Ivan, tagliente osservatore della realtà, ha anticipato i tempi, e proprio per questo è rimasto emarginato e incompreso. I giovanissimi scoprono Graziani con Maledette Malelingue, nel Festival di Sanremo del 1994, a cui l’artista aveva già partecipato – senza successo – nell’edizione del 1985 con Franca ti amo.

Ivan Graziani, Agnese (1979)

La scomparsa di Ivan Graziani

Va detto che Graziani era un artista che non cercava mai la popolarità a tutti i costi. Non seguiva le logiche commerciali. Come cantautore, è sempre rimasto legato alla sua poetica, e come narratore alla realtà della provincia. Quando si ammalò di tumore al colon, Ivan aveva in progetto un nuovo disco. Il male incurabile lo portò via ad appena 51 anni, il 1° Gennaio 1997. Insieme a lui, vennero seppellite una delle sue chitarre (una Gibson) e il suo gilet di pelle.

In omaggio alla sua scomparsa, vengono ristampati tutti gli album incisi per l’etichetta Numero Uno. Alcuni brani rimasti inediti usciranno negli anni successivi e, ad oggi, non si contano le raccolte antologiche e le versioni delle sue canzoni cantate da moltissimi artisti, che continuano ad omaggiare la “chitarra rock della musica italiana d’autore”.

A cura di Valeria Salamone

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