La liberazione del campo di concentramento di Auschwitz avveniva 76 anni fa, precisamente il 27 gennaio 1945. Dal 2005 questo è ricordato come il “Giorno della memoria. Sorto nella vicina cittadina polacca di Oświęcim (Auschwitz, in tedesco) era un ampio complesso di campi di concentramento e di lavoro forzato. Il complesso includeva il campo di sterminio Auschwitz I, il campo di sterminio di Birkenau, nome della città che lo ospitava, nominato Auschwitz II, e il campo di lavoro di Monowitz chiamato Auschwitz III.

A questi si aggiungevano altre 45 sotto-strutture costruite durante l’occupazione tedesca della Polonia. Sopra il cancello di ingresso campeggiava la scritta ARBEIT MACHT FREI (Il lavoro rende liberi) Qui i deportati erano costretti a lavorare nelle diverse industrie tedesche dei dintorni. Il Campo di Auschwitz si estendeva in un area di circa 40 km quadrati ed era frutto di espropriazioni e conseguente distruzioni di abitazioni private. Denominato “Fabbrica della morte“, Auschwitz I era il nucleo amministrativo di tutto il campo. Entrato in funzione il 14 giugno 1940 era destinato prevalentemente agli intellettuali polacchi e ai prigionieri di guerra sovietici.

Immagine dei deportati nel campo di concentramento di Auschwitz foto credit: globalist.it
Immagine dei deportati nel campo di concentramento di Auschwitz foto credit: globalist.it

La liberazione di Auschwitz

In questo complesso si praticarono perlopiù esperimenti scientifici di sterilizzazione, e nella camera a gas ricavata nell’obitorio del crematorio venne per la prima volta sperimentato il Zyklon B, usato come antiparassitario, poi impiegato per il genocidio ebraico. Auschwitz II era il più grande campo di sterminio per estensione. Al suo interno erano collocati 4 grandi forni crematori e fosse per lo smaltimento dei resti. I forni crematori erano attivi senza sosta 24h/24.

Era l’estate del 1944, quando l’offensiva sovietica arrivò nei pressi della cittadina di Vistola, a circa 200 chilometri dal campo di concentramento di Auschwitz. Gli alleati durante la fase di avvicinamento al cuore della Germania nazista incontrarono decine di migliaia di prigionieri provenienti dai campi di concentramento, molti dei quali erano sopravvissuti alle marce forzate. La rapida azione offensiva dell’Armata Rossa costrinse i tedeschi alla fuga, e a nascondere le prove dello sterminio distruggendo il campo. Per ordine del ministro dell’interno nazista Heinrich Himmler, le SS diedero alle fiamme il grande crematorio usato per bruciare i corpi dei prigionieri uccisi, ma le camere a gas rimasero intatte.

Celle di stanziamento del campo di concentramento di Auschwitz photo credit: corriere.it
Celle di stanziamento del campo di concentramento di Auschwitz photo credit: corriere.it

Il 27 gennaio 1945

Così a metà gennaio del 1945 le SS costrette all’evacuazione, organizzarono le marce forzate, poi denominate “marce della morte“. Le marce procedevano in due diverse direzioni: a nord-ovest, per 55 chilometri fino a Gliwice, lungo i quali si raccoglievano anche i prigionieri dei sottocampi. Durante il cammino, le SS eliminarono chiunque non era in grado di proseguire. I sopravvissuti invece vennero caricati su treni merci e portati nei campi di concentramento in Germania.

La liberazione del campo di concentramento di Auschwitz iniziò intorno a mezzogiorno del 27 gennaio 1945 ad opera delle truppe sovietiche guidate dal generale Kurockin. Qui liberarono circa 7 mila prigionieri ancora presenti nel campo. Molti erano bambini e una cinquantina di loro aveva meno di otto anni. I sovietici trovarono anche cumuli di vestiti e tonnellate di capelli pronti per essere venduti, in più occhiali, valigie, utensili da cucina e scarpe Tutto oggi è custodito nel museo di Auschwitz.

di Loretta Meloni

Immagine di copertina (Ingresso Auschwitz) photo credit: araberara.it

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