Sono passati 40 anni dalla legge 194, che disciplina il diritto all’aborto. Nonostante ciò gli ostacoli che le donne devono affrontare per poter beneficiare di questo diritto sono molti. In particolare le donne devono combattere per un utilizzo più libero della pillola abortiva Ru486. Pochi giorni fa la regione Lazio ha raggiunto un primo traguardo.
“A più di 40 anni dalla legge 194 siamo ancora qui. Eppure sembrava che le cose stessero andando un pochino meglio”. Sono queste le prime parole con cui inizia il suo discorso circa la Ru486 Daniela Fantini, una delle ginecologhe del Cemp, il primo consultorio laico aperto a Milano. La Fantini spiega infatti che ad agosto il ministro della Salute Roberto Speranza, dopo dieci anni, aveva aggiornato le linee guida relative pillola abortiva Ru486. Aveva stabilito che la Ru486 potesse essere assunta fino alla nona settimana di gravidanza e in day hospital. “Era stato un passo avanti significativo”, afferma la ginecologa.
L’uso della Ru486 in Lombardia
Non mancava molto all’applicazione dei nuovi protocolli sulla Ru486 in Lombardia: per le donne sarebbe stato possibile praticare l’aborto farmacologico anche nei consultori, così da evitare di ricorrere all’ospedale. A rendere la situazione più difficile è stata l’emergenza Covid. I reparti dedicati all’interruzione volontaria della gravidanza non sono molti: al San Carlo, San Paolo, Niguarda e Mangiagalli. Altro problema che in Lombardia le donne devono affrontare è la mancanza di informazioni circa l’interruzione della gravidanza. Sono pochi i siti su cui reperire informazioni, e spesso sono carenti di informazioni. “Solo il Policlinico ha una pagina dedicata: si chiama “Ambulatorio L. 194″ e riporta numeri di telefono e documenti necessari per le donne che hanno intenzione di procedere con l’interruzione volontaria o hanno subito un aborto spontaneo. In Regione ci stavamo lavorando”.
“Michele Usuelli, il consigliere regionale di +Europa, aveva trovato un accordo con Forza Italia e Lega per sollecitare gli ospedali a rendere più immediato il reperimento delle informazioni”, racconta la ginecologa. Si era inoltre arrivati alla decisione di istituire un numero verde dedicato all’interruzione volontaria della gravidanza. “Ma pochi giorni fa è saltato tutto”. La nuova assessora Letizia Moratti ha infatti sospeso gli incontri e rimandato l’approvazione dei progetti pronti. Il motivo risiede nel fatto che le problematiche relative all’interruzione di gravidanza non sono considerate tali da rientrare nel novero delle questioni urgenti. “Un assist per le associazioni antiabortiste come quella che da anni manifesta davanti al San Gerardo”. Afferma Daniela Fantini.
La decisione della regione Lazio
La regione Lazio sembra compiere dei passi in avanti. Pochi giorni fa infatti ha recepito le linee di indirizzo del ministero della Salute per garantire la Ru486 anche fuori dal ricovero ospedaliero. La determina regionale propone di “rimuovere gli ostacoli all’accesso alla metodica farmacologica, nell’ottica di assicurare a tutte le donne che richiedono l’interruzione di gravidanza un servizio che tenga conto dei dati basati sulle evidenze scientifiche e rispettoso dei loro diritti”. Un bel primo traguardo per tutte le donne che lottano costantemente per vedere realizzato il proprio diritto, sebbene la strada da percorrere sia lunga e colma di ostacoli.
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