Manifesto del Futurismo: un inno agli ideali moderni e alla distruzione del passato. Il testo, già pubblicato in Italia il 5 febbraio 1909, ebbe un riconoscimento internazionale grazie alla pubblicazione sul quotidiano parigino: Le Figaro. Filippo Tommaso Marinetti fu fondatore del Movimento Futurista e autore del documento.
Manifesto del Futurismo: impulsività poetica e anticonformismo letterario
Le ideologie prevalenti del Manifesto del Futurismo e del conseguente Movimento, potevano riassumersi in un elenco di parole chiave esaltanti il dinamismo: coraggio, temerarietà, audacia. Velocità, energia, pericolo. La dottrina futurista era, infatti, un inno alla modernità poiché, il bersaglio dei giovani futuristi, era l’arte in ogni sua forma. Lo scopo primario del Futurismo era svecchiare la letteratura, la pittura, l’arte, rompendo con la staticità del passato. Era la bellezza della velocità ad essere esaltata; il dinamismo e l’immediato a sfavore del vetusto e dell’antico come musei, archeologi, reperti. L’oppressione di tutto ciò che poteva riportare una società a non prendere in considerazione il progresso. I punti descritti dal Manifesto del Futurismo, cambiarono anche quelle ideologie riguardanti le opere che potevano essere definite capolavori.
Per i futuristi, un’opera era degna di questo nome se incitava alla sovversione: non c’era alcuna bellezza, se non, nella lotta. La filosofia Futurista, secondo Marinetti, doveva fondare la sua arte sulla passione dell’impulsività e l’incoscienza. Le nuove visioni culturali, quindi, si rimodellavano sulla passione per il pericolo, la temerarietà e la velocità. Il concetto di velocità derivava da quegli anni molto produttivi in termini di nuove tecnologie: era, infatti, un’epoca in cui il progresso avanzava imperante e iniziavano a circolare le prime automobili. La civiltà moderna, inoltre, doveva glorificare la lotta: il solo modo per attuare una pulizia del mondo con il militarismo e la distruzione. Tutto questo operando in un continuo rifiuto del passato e, con esso, tutta l’arte che ne conseguiva: musei, biblioteche, accademie.
La prima pubblicazione del Manifesto e il riconoscimento internazionale grazie a Le Figaro
L’aneddoto che portò al successo internazionale del Manifesto del Futurismo è, tuttavia, curioso. Filippo Tommaso Marinetti si finse innamorato della figlia di un ricco egiziano, comproprietario del quotidiano francese Le Figaro; grazie a questo stratagemma, riuscì a far pubblicare in prima pagina un suo testo intitolato “Le Futurisme”. Il testo, composto da undici punti ben precisi, sottendeva la filosofia di quello che, successivamente, sarà il Movimento Futurista.
Il documento conteneva una serie di diciture che andavano a descrivere le peculiarità della nuova Avanguardia storica; sostanzialmente, l’obiettivo era rompere il legame con il romanticismo, il lirismo e la solennità della letteratura passata. Il terzo punto del Manifesto, designava proprio questa rottura con il remoto esaltando il dinamismo letterario e l’impulsività poetica, quasi febbrile:
”La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno”.
Tuttavia, prima della pubblicazione del Manifesto sul quotidiano parigino, Marinetti inviò sotto forma di volantino il suddetto documento ai vari intellettuali del tempo, facendolo pubblicare il 5 Febbraio sulla Gazzetta dell’Emilia. Il Futurismo fu la prima Avanguardia a livello europeo.
Stella Grillo
Foto in copertina: Manifesto del Futurismo – Photo Credits: loccidentale.it