Joan Mir, fresco di titolo mondiale, ha raggiunto il Qatar per i primi test del 2021. Il maiorchino vuole vivere un’altra stagione da protagonista, dopo un 2020 che lo ha visto trionfare da assoluto outsider in sella alla sua Suzuki. Il campione del mondo in carica ha parlato delle sue aspettative per la prossima stagione, soffermandosi anche su come abbia metabolizzato l’exploit della scorsa annata. Joan resta con i piedi ben agganciati al terreno, dichiara di non sentirsi il favorito e indica i suoi principali avversari.

Joan Mir si nasconde

Non vedremo il numero #1 sul capolino di Joan Mir nel 2021. Lo spagnolo è rimasto fedele al suo #36 giallo su sfondo azzurro, con cui ha conquistato il titolo l’anno scorso. Effettivamente l’ultimo pilota della top class che ha scelto di tradire il proprio numero di gara in favore di quello assegnato tradizionalmente ai campioni in carica era stato Jorge Lorenzo su Yamaha, nel 2012. Sarà per la lunga assenza, sarà perché il titolo di Mir è stato tanto veloce quanto sorprendente, ma appassionati e addetti ai lavori, forse, si aspettavano, più di altre volte, di rivedere l’uno in griglia. Sono particolarità, queste, che comunque contano relativamente. Quello che si può evincere, anche da una scelta di questo tipo, è che Mir rifiuta di fare il primo della classe, di identificarsi come il pilota da battere.

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Joan Mir in azione con il suo #36, Catalunya 2020. – Photo Credits: Motogp.com

Joan evita di mettersi pressione da solo, consapevole che molto spesso la leggerezza mentale coincide con una maggiore velocità in pista. Il maiorchino è un ragazzo di 23 anni quadrato e intelligente, pacato nelle dichiarazioni, equilibrato e interessante davanti ai microfoni. Joan si espone solo sulla sua Suzuki, contraddistinto da una guida funambolica che si porta dietro dalla Moto2 e che ancora non lo ha abbandonato. Mir sa perfettamente che il suo titolo mondiale è arrivato come un treno che spunta rapido e all’improvviso da una galleria. Lo spagnolo è stato fenomenale nel prenderlo in corsa, probabilmente senza quasi accorgersene. Sul treno del mondiale Mir ci è salito a suon di rimonte capolavoro, dopo qualifiche spesso deficitarie nelle quali si nascondeva. Da quando Joan ha cominciato a spuntare in gara poi non si è più fermato; contestualmente è emerso anche nella lotta al titolo alla fine conquistato.

“Da bambino sognavo di diventare campione del mondo, ma ora che lo sono dico che quello che ho guadagnato è arrivato sin troppo in fretta. Ho solo 23 anni e devo cercare di ripetermi, anche se ritirandomi ora non sarei per nulla soddisfatto. Pressione? Sento addosso la giusta pressione e questo mi piace, ma non sono nervoso. Non mi considero il favorito perché l’anno passato non ho vinto 10 Gran Premi. Abbiamo vinto per altre ragioni, non perché siamo stati i più veloci. In ogni caso spero di sorprendere nuovamente, ma prima devo migliorare in qualifica!”.

Mir si esprime sugli avversari

La corsa al titolo di Joan ha prende forma nel back to back di Zeltweg, in Austria. Nella prima delle due gare in Stiria Mir centra il primo podio di carriera in MotoGP; la settimana successiva è in testa con una certa rilassatezza finché una bandiera rossa non gli rovina il piano della prima vittoria. La svolta a Misano: lo spagnolo, partendo dall’ottava casella, realizza una pregevole rimonta prendendosi il terzo posto con un grintoso sorpasso su Valentino Rossi al “Tramonto”, durante l’ultimo giro. Lo stesso Mir ha identificato quell’ardita mossa come la molla che ha cambiato le prospettive del suo 2020. Riguardo a Valentino, riferimento e idolo di Joan, Mir si è espresso sulla sua nuova avventura nel team Petronas:

“Normalmente quando si cambia aria si prende aria fresca. Aveva bisogno di questo cambiamento che credo e spero lo aiuti ad essere più competitivo. Sono sicuro che lotterà per esserlo e lo vedremo veloce”.

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Joan Mir e Valentino Rossi in azione, Misano 2020. – Photo Credits: Motogp.com

Si respira aria nuova, non necessariamente fresca, anche in casa Suzuki. Dopo l’addio del team manager Davide Brivio, passato in F1 alla guida del team Alpine, non sarà facile ripetersi per la casa di Hamamatsu. Ne è cosciente Mir del fatto che l’equilibrio e l’organizzazione di lavoro creatisi in Suzuki con Brivio sono stati elementi indispensabili per la sua vittoria. Il maiorchino si è espresso sulla situazione tecnica del suo team in ottica 2021, paragonandola alle altre Case. Joan, dato che non si considera il favorito per il titolo, ha tracciato un quadro dei suoi avversari più agguerriti. Da sottolineare come Mir sia partito dal compagno di squadra Alex Rins, che nel finale della passata stagione (dopo una frattura alla testa dell’omero nelle prime gare) ha dato non poco filo da torcere al campione di Maiorca:

“La mia top 5 dei favoriti è: Rins, Morbidelli, Marquez, Quartararo e il sottoscritto. Mi aspetto un inizio esplosivo dei piloti Yamaha. Riguardo a Marc: non so se riuscirà a stare davanti dopo un anno di stop. Penso che aspetterà di essere al 100% prima di rientrare. Noi saremo pazienti; sulla carta la Suzuki ha uno svantaggio essendo in pista con due sole moto, ma meglio due che quattro di difficile gestione. Mi trovo benissimo con il mio capotecnico Frankie Carchedi, sono molto fortunato ad averlo perché all’occorrenza lui lavora anche fino alle 2 di notte”.

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Joan Mir e Davide Brivio festeggiano il titolo mondiale, Valencia 2020. – Photo Credits: Motogp.com

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Tommaso Maresca