Si è concluso a Milano il primo grado del più grande processo nella storia del petrolio. Assolti Eni e Shell dall’accusa di corruzione internazionale avanzata in seguito all’acquisto di un ingente blocco petrolifero contenente petrolio nigeriano per la cifra di 1,1 miliardi di dollari. Tutto era cominciato nel 2013 con l’esposto dell’associazione anticorruzione Re:Common
Il blocco OPL 245, il petrolio nigeriano e la corruzione
Terminato con l’assoluzione il processo di primo grado a Milano in cui erano finiti sul banco degli impuntati Eni e Shell in seguito all‘acquisto per 1,1 miliardi di dollari del blocco petrolifero OPL 245. Un blocco offshore che si stima possa contenere 9 miliardi di barili di petrolio nigeriano. Sotto accusa anche alcuni top menager delle due società come Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni e l’ex ad Paolo Scaroni. Coinvolti infine anche potenti mediatori ed un ex ministro del Petrolio nigeriano. Tutti erano accusati di corruzione internazionale a seguito del versamento di quella che è stata considerata una maxitangente.
Secondo i pm di Milano tutti i documenti presentati proverebbero “il concorso tra tutti gli imputati nel raggiungere un accordo corruttivo, suggellato con un incontro ad alto livello ad Abuja alla metà del novembre 2010 e poi attuato per l’acquisizione della licenza OPL245 a fronte del pagamento della presunta maxi-tangente”. Un sistema che avrebbe messo in evidenza la capacità di Eni e Shell di “influenzare i processi decisionali in paesi come la Nigeria pur di trarne vantaggio economico”. Questo nonostante le regole anticorruzione al loro interno.
Una vicenda iniziata in Nigeria nel 1998
Era il 1998 quando dall’allora governo militare di Abacha la società nigeriana Malibu Oil, di cui faceva parte il ministro del Petrolio nigeriano Dan Etete, ottenne una licenza per estrarre petrolio. Dopo la caduta di Abacha la licenza venne ritirata e riassegnata a Shell per un bonus di firma di 210 milioni. La multinazionale europea poi la perse dopo nuove cause legali intentate da Etete. Iniziò uno scontro legale in cui la Shell chiese un ingente risarcimento al governo nigeriano ricorrendo all’arbitrato internazionale. Etete nel frattempo, cercando nuovi acquirenti per il suo blocco petrolifero, coinvolse Eni.
Si arrivò ad un accordo tripartito nel 2011 con Eni che avrebbe versato 1,1 miliardi e la Shell il suo bonus di firma al governo nigeriano. Soldi che poi sarebbero andati a Malibu Oil con il ritiro dell’arbitrato internazionale di Shell. Due anni dopo la Re:Common insieme alla Global Witness e alla The Corner House presenta un esposto alla procura di Milano e alla Metropolitan Police di Londra. Un esposto che mette in evidenza il presunto sistema corruttivo tra le tre società petrolifere con il coinvolgimento di intermediari dei servizi segreti e diplomatici. Poi il processo e l’assoluzione perchè il “fatto non sussiste”. Ciò nonostante Re:Common ha dichiarato di non fermare il suo “sforzo di portare queste società a rispondere delle loro azioni”. Nel frattempo si resta in attesa di leggere le motivazioni della sentenza.
Stefano Delle Cave