Benvenuti nell’universo narrativo di StoryLine. Si sta avvicinando il 21 marzo e per questo abbiamo deciso di dedicare il nostro racconto alla primavera ella Festa del papà che avviene qualche giorno prima. Abbiamo perciò realizzato un racconto ispirandoci a leggende primaverili e ad una storia vera. Non abbiamo, infine, dimenticato di strizzare come sempre un occhio all’attualità.
Primavera, l’inizio
“A primavera ci svegliamo dal letargo ed incominciamo a respirare il profumo della vita”. Questo aveva detto suo padre il giorno della festa del suo compleanno curiosamente anche il giorno della Festa del papà. Antonio Nasci gli era molto legato e mai avrebbe pensato che un giorno se ne sarebbe potuto andare. Per dimenticare si era buttato sul lavoro lasciando quello instabile di autore teatrale. Non c’erano più scosse nella sua vita perchè tutto era sempre uguale ed iniziava con una tazzina di caffè e continuava con l‘arrivo un ufficio. “Nasci, fotocopiami quella pratica e portarmi un caffè”, sentenziava in quel momento la cantilena del suo capo senza nemmeno un buongiorno.
Il tutto contornato dai volti indifferenti dei colleghi come a dirgli: “È mai possibile che non sai fare nemmeno un caffè?”. Andava avanti da 3 anni eppure non aveva ancora capito come fosse finito in quell‘agenzia di assicurazioni. Nemmeno aveva compreso perchè fosse rimasto lì dove non avrebbe potuto far nulla se non il semplice impiegato. Il suo senso di colpa e la volontà di redimersi in qualche modo gli impediva di cambiare. Così era rimasto alla finestra sopportando anche ritardi nei pagamenti e continue emarginazioni mentre si convinceva che la colpa fosse solo sua. Credeva di aver meritato tutto dopo quanto successo l’anno scorso.
Guarda oltre e perdonati
A volte ripensava a quel momento, a quel litigio con il padre dovuto alla stanchezza di chi non riesce più a stare vicino ad una persona malata. Si era poi trovato a fare, con l’inesperienza di chi sognava il teatro, i conti con la vita vera. Per questo era stato relegato in disparte un po’ come l’ultimo elemento della squadra di calcetto che da piccoli non vorremmo mai scegliere. Aveva perso continuamente pezzi di autostima finendo in una spirale di chi non potrà mai avere una promozione. Ogni tanto usciva dal loop quando la pausa pranzo non gli veniva decurtata dietro la scusa di nuovi documenti e poteva così rifugiarsi nel parco vicino al suo ufficio.
Un barlume di rivincita ed un sorriso gli riaffioravano mentre guardando la natura parlava con il padre. “Papà sono arrivato al limite oltre il quale si può cadere giù”, asserì Antonio sconcertato. “Io sto cercando di tenermi il lavoro, di tenere una vita dignitosa ma la verità è che non c’è dignità nell’essere schiavi dei propri sensi di colpa ”, concluse. “Guarda oltre “, gli sembrò gli dicesse il padre, “io ti ho perdonato e ora fallo anche tu”. Antonio rimase stupito mentre si accorse di essere rimasto improvvisamente solo con la sveglia del cellulare che gli segnalava la fine della pausa.
La primula e la rinascita
Improvvisamente notò che tra le erbacce del parco c’era una piccola primula che cercava disperatamente la luce con tutte le sue forze sfruttando il sole tiepido di primavera. Immediatamente rivide se stesso nella morsa di capi e colleghi. Iniziò a pensare che sarebbe stato bello iniziare ad imparare a vivere come quel fiore piuttosto che cercare di sopravvivere. Una lacrima gli bagnò le guance mentre improvvisamente riprendeva a respirare. Antonio aveva capito che tutto questo tempo non aveva mai permesso che la sua anima sbocciasse vivendo nel deserto della colpa. “Vivere non sopravvivere”, sembrò sentire improvvisamente nella sua mente dalla voce di suo padre, “perdonarsi ed andare avanti”.
Antonio ritornò poco dopo nuovamente a fissare la primula godendosi la nuova prospettiva di rinascita che gli era improvvisamente arrivata. 20 minuti prima si era improvvisamente licenziato in tronco riscoprendo finalmente di essere una persona. Un uomo che aveva nonostante tutto ritrovato suo padre uscendo dalla prigione della colpa. Certo ci sarebbero state nuove difficoltà ma stavolta Antonio aveva imparato qualcosa di buono. Aveva imparato cosa significava rinascere e vivere e che questo sarebbe accaduto ogni volta che lo avesse voluto. Aveva finalmente compreso che cosa significasse davvero la primavera.
Stefano Delle Cave