Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Prendiamo il nostro aereo e da Venezia andiamo a Cannes. Parleremo di un film vincitore della Palma d’oro non senza controversie. Un lungometraggio che ha riportato sullo schermo il delicato tema della Shoah. Abbiamo dedicato questa puntata ad “Il pianista” di Roman Polański
“Il pianista”, lo sguardo spietato e poetico di Polański
Chi guarda “Il pianista” di Roman Polański viene letteralmente colpito da un vero e proprio pugno nello stomaco. Il grande maestro polacco ci offre un film al tempo stesso spietato e poetico dove un dramma come quello della Shoah non viene affatto edulcorato. Attraverso l’odissea del pianista Wladyslaw Szpilman Polański racconta fame e violenze senza nascondere nulla della brutalità dell’olocausto. L‘unica speranza che ci resta è quella di un uomo che cerca disperatamente di sopravvivere in un mondo distrutto. Una tragedia dove non mancano momenti di vera poesia come nella scena in cui il pianista, allontanato da una guardia del ghetto, guarda la sua famiglia per l’ultima volta salire su un treno per i campi di sterminio.
Quello di “Il pianista” è un Polański intimamente coinvolto nel dramma perchè ha vissuto in prima persona l’olocausto durante la seconda guerra mondiale. Ciò nonostante la sua è una regia invisibile perfetta per un film dove a parlare sono le immagini nitide e dure. Immagini che non hanno bisogno di un narratore esterno perchè hanno già un enorme impatto da sole. Una menzione speciale va poi ad Adrien Brody giustamente premiato con l‘Oscar. L’attore americano è bravissimo ad interpretare un uomo solo prigioniero di un mondo che lo odia.
La vittoria a Cannes le controversie
Quando David Lynch annuncio la Palma d’oro a Polański, il verdetto apparve da subito unanime. In realtà bisogna dire che fu preceduto da una lunga riunione della giuria tenutasi fino al pomeriggio precedente l’assegnazione. Per questo non mancarono controversie scatenate dai detrattori che dopo l’assegnazione commentarono: “Una scelta che viene dal cuore, doverosa. Più politica che artistica”. Un verdetto che dunque veniva visto politicamente inevitabile dato il tema di rilevanza mondiale trattato da “Il pianista”.
Ovviamente ci fu chi si pronunciò per film differenti. Il trionfo di “Il pianista” venne visto infatti con sopresa da chi, ad esempio, avrebbe preferito la commedia amara “A proposito di Schmidt” di Alexander Payne con l’intramontabile Jack Nicholson. Molti nasi poi si storsero per il mancato riconoscimento ad “Arca russa” di Aleksandr Sokurov. Quest’ultimo era un film innovativo per l’epoca perchè girato interamente in digitale e con unico piano-sequenza senza alcuno stacco in cui è racchiuso un viaggio nel tempo nel Palazzo d’Inverno di San Pietroburgo.
Stefano Delle Cave