Benvenuti nell’universo femminile di LetteralMente Donna. Faremo un viaggio in cui parleremo di Resistenza, lager e ritorno alla vita. Abbiamo dedicato questa puntata ad una donna che non ha mai smesso di rendere la sua testimonianza sulla terribile esperienza vissuta. Abbiamo dedicato questa puntata a Lidia Beccaria Rolfi

Lidia Beccaria Rolfi e l’orrore di i Ravensbrück

Il dramma di Lidia Beccaria Rolfi iniziò il 13 aprile 1944. Un anno prima la Rolfi era entrata attivamente nella Resistenza come staffetta partigiana con il nome di maestrina Rossana. Un nome che richiamava il fatto che lei fosse effettivamente una maestra elementare. Dopo l’arresto da parte dei fascisti venne consegnata alla gestapo. Venne deportata il 27 giugno del 1944 nel famigerato lager femminile di Ravensbrück ritrovando la libertà nel maggio del 1945 durante la marcia d’evacuazione delle SS. Lidia Beccaria Rolfi iniziò a raccontare la sua terribile esperienza di deportata nel libro “Le donne di Ravensbrück” del 1978.

È la prima opera pubblicata in Italia sulla deportazione femminile nei lager nazisti. E’ l’inizio di una opera di testimonianza spinta dal dovere morale, come Primo Levi, anche a nome di chi non ce l’aveva fatta e non poteva più testimoniare. Orrori che spesso si dimenticano ripetendo gli errori del passato. Un anno fa, infatti, la porta della casa che fu della Rolfi a Mondovì è stata sfregiata con una stella di David nera e la scritta nazista “Juden Hier“, “Qui Giudei”. Un evento che ha portato lo sgomento in Italia con un’unanime condanna.

questa puntata di LetteralMente Donna è dedicata a Lidia Beccaria Rolfi
Il lager di Ravensbrück, fonte it.wikipedia.org

L’esile filo della memoria. Ravensbrück 1945

Nel 1996 esce il libro “L’esile filo della memoria. Ravensbrück 1945”. Si tratta di un racconto autobiografico di Lidia Beccaria Rolfi in cui il filo della memoria si muove dalla liberazione al ritorno a casa e la difficile riconquista della vita. Un ricordo che parte da un drammatico 26 aprile 1945, l’ultimo giorno a Ravensbrück. Ne emerge una vita da prigioniera che continuò con diversi sacrifici per sopravvivere anche dopo la liberazione. Un ritorno alla libertà che lentamente viene compresa. Ne è un esempio la poetica immagine della luna che prima illuminava con terrore i forni crematori del lager ed ora restituisce l’incanto di un cielo dimenticato.

Un dramma che viene rivissuto anche con il rientro in famiglia. La Rolfi apparve per i sui familiari troppo anticonformista e impegnata in una volontà di testimoniare che le genera non pochi pregiudizi. Lei rispose con la sua voglia di tornare a sentirsi libera e a vivere quella giovinezza che le SS e i fascisti le avevano strappato. Dovette però fare i conti con un difficile ritorno a scuola in un sistema che voleva imbrigliare il suo spirito libero e al tempo stesso tormentato. I fantasmi del passato, infatti, non si possono dimenticare mentre persiste il dovere morale di testimoniare l’orrore vissuto.

Stefano Delle Cave