Benvenute e benvenuti su CoffeeNSupes, la rubrica sui supereroi da leggere in pausa caffè!
Tazzina alla mano, vi accompagnerò in un viaggio nel tempo e nello spazio alla scoperta dei film sui supereroi più e meno conosciuti fino a spingerci nelle profondità della psicologia, filosofia, sociologia, mitologia e narrativa nascoste tra le righe degli affascinanti eroi e villain moderni.
In questo appuntamento parleremo del film Iron Man 3 e dello sviluppo di Tony Stark. Qui il personaggio raggiunge un punto di non ritorno fondamentale da analizzare per capire le sue scelte nei film successivi. Ma prima, rewind: nelle puntate precedenti abbiamo introdotto il supereroe parlando dei due film a lui dedicati precedentemente e abbiamo approfondito il film The Avengers. Ora, zuccherate i caffè e allacciate i mantelli…
Nerds, assemble!
Iron Man 3: Tony ha deluso molti fan
Quando pensiamo a Tony Stark ci viene in mente un uomo spaccone dalla battuta sempre pronta e molto incentrato su di sé. E Iron Man non è da meno, un supereroe invincibile dall’armatura impenetrabile. È probabilmente per questo motivo che Iron Man 3 ha profondamente deluso moltissimi fan. Ci viene infatti presentato un Tony indebolito e l’impostazione del film ha solo influito negativamente sul risultato finale. Molte scene comiche che vanno oltre le battute del supereroe alle quali eravamo abituati, pochi momenti d’azione e un mood vagamente disneyano con l’introduzione del bambino orfano che aiuta Tony a rimettersi in carreggiata.
Il finale esageratamente epico è la ciliegina sulla torta, ed eviteremo di soffermarci sui villain che hanno solo lasciato l’amaro in bocca. Nonostante però tutti i lati negativi di questo film, Iron Man 3 rimane un punto di svolta importantissimo per l’evoluzione del personaggio. Per tutta la durata vediamo infatti un Tony che sta cercando di combattere contro i suoi demoni interiori. Scopriamo il vero uomo dietro l’armatura e dentro la corazza che avevamo iniziato a scalfire precedentemente. Stark non è indistruttibile e non è invincibile. Ed è per questo motivo che lo amiamo.
La battaglia di New York
Facciamo un passo indietro: Iron Man 3 è ambientato poco dopo la fine di The Avengers. Loki, fratellastro del dio Thor, ha aperto un portale spaziale proprio dal tetto della Stark Tower. Iron Man ha combattuto insieme agli altri Avengers un esercito di alieni, i Chitauri, e per la prima volta è stato costretto a misurarsi contro una minaccia ben più grande di lui e proveniente da un altro mondo. In piena battaglia il governo decide di inviare un missile nucleare per eliminare il problema dell’invasione, distruggendo però in questo modo anche la vita di abitanti innocenti.
Iron Man capisce che lui è l’unico in grado di fare la cosa giusta. Usando la potenza rimasta nella sua armatura devia il missile verso il portale attraversandolo anche lui, riuscendo a indirizzarlo verso la nave madre dei Chitauri. A questo punto si trova nello spazio, l’armatura perde potenza e si spenge, lui sviene e inizia una caduta libera che lo riporta appena in tempo nel cielo di New York mentre il portale si chiude dietro di lui.
L’unica opzione
Tony ha rischiato di morire sacrificandosi per il bene altrui. Diventa dipendente dalla sua armatura ma al tempo stesso inizia a capire che non sempre essa è affidabile. Questo ha delle ripercussioni sulla sua mente. Il suo bisogno di essere sempre il migliore si trasforma in una necessità di migliorare costantemente le sue invenzioni. Tony inizia a lavorare per perfezionare la sua armatura e garantire la sicurezza delle persone che gli sono intorno.
Non può sopportare l’idea di lasciare in balia di villain e morte i suoi affetti, in questo film impersonati da Pepper ed Happy, e allo stesso tempo non accetta di essere lui la causa del pericolo per loro. Inizia a provare un senso di responsabilità più maturo e non incentrato (per quanto per Tony Stark sia possibile) solo su di sé. Questa evoluzione lo porterà lentamente a concepire l’idea di Ultron e più avanti nel suo viaggio dell’eroe ad essere quell’unica opzione su quattordici milioni seicento cinquemila.
“Solo un uomo di latta”
“Sono parecchio incasinato. Tutto è cambiato dopo New York. Vivi esperienze al limite e poi tutto finisce senza una spiegazione. Alieni, dei, altre dimensioni… io sono solo un uomo di latta. Non riesco più a dormire. Il pericolo è imminente e devo proteggere l’unica cosa senza la quale non vivrei. Sei tu [Pepper].”
L’iperattività, le notti insonni e tormentate da incubi, l’incapacità di allontanarsi dalle sue armature, la sensazione del pericolo dietro l’angolo, gli attacchi di panico. Tutto questo si traduce nel disturbo da stress post traumatico. Ogni piccolo passo influisce e ha influito sullo sviluppo del personaggio, e senza le ripercussioni della battaglia di New York Tony Stark avrebbe avuto un percorso diverso nel suo futuro. Qui si trova costretto ad affrontare e superare in breve tempo questo ostacolo per salvare l’unica cosa senza la quale non vivrebbe, Pepper. Ritrova quella forza d’animo che nel primo film gli aveva consentito di sopravvivere e creare la prima armatura, ma lo fa con una consapevolezza diversa. Lo scontro finale è il punto di svolta per il suo personaggio. È qui che quando afferma “io sono Iron Man” sente veramente il peso del supereroe e accetta totalmente il significato della sua armatura.
Continua a seguire la rubrica CoffeeNSupes per ripercorrere insieme tutti i film sui supereroi. Ti aspetto venerdì prossimo con un nuovo appuntamento!
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Rubrica a cura di Eleonora Chionni