Il mondo della moda e quello del mondo Queer e LGBT sono da sempre molto legati. Gli abiti da sempre aiutano a formare una propria identità, a farci sentire più a nostro agio e riesco anche a trasformarci in chi davvero vogliamo essere.
Femmine e maschi, rosa e azzurri, gonna e pantaloni sono da sempre gli opporti stampati nella nostra mente come fossero dei mantra. Solo dopo anni di lotte, prima femminili, poi della comunità LGBT e poi di tutte quelle persone che non vogliono identificarsi in un genere definitivo, la moda fa un passo avanti con il Gender Fluidity.
La differenza di genere è sempre stata il perno della moda, basti pensare alla moda Uomo e moda Donna, alle sfilate divise in genere maschile e femminile. Il passo avanti avviene quando il confine tra il guardaroba maschile e quello femminile è sempre più sottile, a tratti indistinguibile. O quando anche le modelle transgender sfilano nell’Alta Moda.
Teddy Quinlivan, quando la moda non ha confini
“Sono arrivata al punto di non piangere più per delle cose tristi, piuttosto, preferisco versare lacrime nei momenti di tronfo. E questo è stato uno di quei momenti trionfali di pianto per me. Tutta la mia vita è stata una lotta. Sono stata costantemente vittima di bullismo a scuola, dove i bambini minacciavano di uccidermi descrivendo dettagliatamente come avrebbero fatto, mio padre mi picchiava e mi chiamava “frocio”, fino a ricevere una serie di porte in faccia nell’industria dopo aver parlato pubblicamente di essere stato aggredito sessualmente sul posto di lavoro…Questa è una vittoria che riscatta tutto quello schifo” ha scritto la modella trans sul suo profilo instagram dopo essere stata scelta come testimonial per il Marchio Chanel Beauty.
La bellezza può avere divieti di accesso? Assolutamente no ed ecco quindi che l’esempio di Teddy Quinlivan apre le porte verso l’inclusività, se poi si ha il sostegno di grandi brand come Chanel possiamo davvero parlare di rivoluzione. Ma come siamo arrivati a tutto questo?
All’inizio fu Mugler
Già nel 1992 l’estetica impertinente e dal mood camp di Mugler ha dato vita a diversi momenti iconici in passerella che possono avvicinarsi al mondo queer. Come quello in cui durante la presentazione della sua collezione primavera estate, invitò a sfilare in passerella la Drag Queen Lypsinka.
Nel 1998 arriva Jean Paul Gaultier
L’enfant terrible Jean Paul Gaultier è noto anche per aver da sempre adottato e celebrato l’estetica queer, mettendo ad esempio le gonne agli uomini già nel 1985. Negli anni, collaborò anche con l’amico e musa Tanel Bedrossiantz con risultati a dir poco strepitosi dal punto di vista dell’estetica.
Nella sfilata couture primavera estate del 1998 a tema illuminismo, Bedrossiantz ha indossato un abito composto da corsetto aderente e ampia gonna di ruche, abbinato ad una camicia bianca con cravatta nera; un’immagine che è entrata a far parte del catalogo del Met 2019 Camp: Notes on Fashion.
La storia della moda che si accosta a quella queer non è fatta solo di lustrini, trasformismo e paillettes. A questo si affianca il desiderio di uguaglianza specialmente considerata la segretezza che accompagna le vite private di tante figure queer. La moda è espressione, è comunicazione e molti stilisti sanno che possono lanciare un messaggio con le loro creazioni.
Karl Lagerfeld per un concetto di amore universale
Nel 2013 lo stilista Karl Lagerfeld conclude la sfilata Chanel con 2 modelle spose che si tengono per mano insieme al loro bambini. Un messaggio di uguaglianza a favore dei matrimoni gay in Francia, approvati poi successivamente. Un segno forte, di grande impatto che porta con se non solo la bellezza degli abiti presentati, ma anche del messaggio che si vuole lanciare. Perchè la moda può parlare al mondo.
La moda a favore della parità di genere
Ecco come negli ultimi anni, la moda ha visto una straordinaria crescita di stilisti proporre un nuovo approccio alla sessualità e alla questione di genere. Questo incremento ha coinciso col doveroso dialogo sulla visibilità queer nella moda, dai casting per le sfilate ai consumatori a cui si rivolgono i brand. Una moda per tutti, una moda senza confini, una moda che parla e arriva oltre i confini.
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a cura di Donatella Gazzè