Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Faremo un viaggio a Cannes alla scoperta di un film che ha vinto la Palma d’oro. Una vittoria sorprendente e totalmente imprevista dalla critica che aveva scommesso su una più famosa pellicola. Abbiamo dedicato questa puntata a “Rosetta” dei fratelli Dardenne.
“Non è possibile raggiungere il castello, il popolo lo ignora, ci chiediamo se esista davvero. Questo ci ha dato l’idea di una ragazza che vive in isolamento, vuole ottenere qualcosa che le permetta di essere accettata dalla società, ma alla fine è sempre respinta. E’ ossessionata da un’unica idea: avere un lavoro e una vita normale”
Queste le parole con cui i fratelli Dardenne raccontarono la genesi del loro film “Rosetta” per cui hanno preso spunto da “Il castello” di Franz Kafka. Questa pellicola è il frutto di un lavoro cominciato con diversi documentari nei primi anni 70′ con cui i due registi belgi si soffermarono sui problemi sociali dell’epoca della Vallonia tra cui il lavoro. Un tema che nel 1996 avevano raccontato in “La Promesse” , film che per primo aveva mostrato al mondo il talento dei due registi belgi.
Rosetta e la regia dei fratelli Dardenne
“Rosetta” dunque può essere considerato il punto di arrivo di un lavoro ventennale con cui i Dardenne mostrano a pieno il loro stile. In questo lungometraggio si può ammirare il lor marchio di fabbrica come la macchina da presa che pedina costantemente i personaggi. Proprio questo rigore dell’uso delle inquadratura ad unita ad una certa radicalità dello sguardo ci offrono un significato diverso dall’apparente tragedia raccontata nel film. È questa infatti una pellicola intima dove più che il racconto, spiega Luc Dardenne, contano “i movimenti esistenziali del personaggio”. Un lungometraggio realista che porta sullo schermo il passaggio sociale ed economico dalla fine del 900′ al 2000.
Una vittoria sorprendente
“Rosetta” fu per i fratelli Dardenne la consacrazione internazionale sancita nel 1999 dalla vittoria della Palma d’oro per il loro film. Un trionfo osteggiato da gran parte della critica che fischiò e attaccò apertamente la giuria e l’allora presidente David Cronemberg. I detrattori erano convinti che la Palma d’oro spettasse di diritto al cult “Tutto su mia madre” di Pedro Almodòvar. L’acclamato regista spagnolo si accontentò di un premio alla regia.
La giuria di Cronemberg stupì tutti assegnando il premio principale agli allora sconosciuti registi belgi che poi avrebbero vinto nuovamente nel 2005. Ulteriori accuse e fischi ci furono anche quando il premio per la miglior interpretazione femminile andò alla protagonista di “Rosetta” Emilie Dequenne. Un autentica standing ovation venne riservata invece alla vittoria di Almodòvar per la regia.
Stefano Delle Cave