“La Danzatrice Stanca” è una poesia in versi liberi scritta da Eugenio Montale nel 1969 dedicata a Carla Fracci. All’epoca la Fracci era incinta e lontana dalle scene per la maternità. La poesia fece poi parte della raccolta “Diario del 71 e del 72“. La ballerina è descritta dal poeta come  figura leggerissima, quasi eterea, che torna a ballare dopo essere diventata mamma (“…poi potrai rimettere le ali“). All’inizio la presenta quasi come un’ammalata (… rifioritura d’una convalescente) che si sta ristabilendo.

Il poeta vuole sottolineare che la donna, appena sarà di nuovo in forma (…a te bastano i piedi sulla bilancia per misurare i pochi milligrammi che i già defunti turni stagionali non seppero sottrarti) e tornerà a ballare. A quel punto non sarà più una creatura celeste (per aver dato alla luce un figlio) bensì terrestre, eppure sempre speciale perché tutti si accorgeranno che è tornata visto che, senza di lei, i balletti sembrano sfilate di morti (nivei dèfilès di morte).

“La danzatrice stanca”, la poesia e la danza, aspetti di grazia

Nella foto Carla Fracci   photo credit: fon-garcia.blogspot.com
Nella foto Carla Fracci photo credit: fon-garcia.blogspot.com

La danzatrice stanca

Torna a fiorir la rosa che pur dianzi languia…
dianzi? Vuol dire dapprima, poco fa.
e quando mai può dirsi per stagioni
che s’incastrano l’una nell’altra, amorfe?
ma si parla della rifioritura
d’una convalescente, di una guancia
meno pallente ove non sia muffito
l’aggettivo, del più vivido accendersi
dell’occhio, anzi del guardo.
è questo il solo fiore che rimane
con qualche merto d’un tuo dulcamara.
a te bastano i piedi sulla bilancia
per misurare i pochi milligrammi
che i già defunti turni stagionali
non seppero sottrarti. Poi potrai
rimettere le ali non più nubecola
celeste ma terrestre e non è detto
che il cielo se ne accorga. basta che uno
stupisca che il tuo fiore si rincarna
si meraviglia. non è di tutti i giorni
in questi nivei défilés di morte.

Eugenio Montale per Carla Fracci, provò subito un forte sentimento di ammirazione. Al tempo il poeta era critico musicale per il Corriere della Sera e frequentava la “Scala di Milano” per recensire opere e balletti. Famose a riguardo sono alcune delle sue recensioni di danza raccolte nel volume “Prime alla Scala”.
Montale, in quegli anni, era già un poeta affermato (la pubblicazione di “Ossi di Seppia” risale a ben 30 anni prima) e la frequentazione assidua della Scala gli permise di assistere ai progressi di Carla Fracci, prima come ballerina di fila e poi come protagonista della scena internazionale, stringendo con lei un legame di intensa amicizia e assidua frequentazione.

di Loretta Meloni

Immagine di copertina (Carla Fracci) photo credit: laprovinciaonline.info

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