Rembrandt , oggi è considerato il maggior pittore del c.d. Secolo d’Oro olandese, ma alla sua morte era considerato sorpassato. Nei secoli a seguire rimase a lungo uno sconosciuto. La sua riscoperta avvenne soltanto a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Lascia una produzione artistica immensa.
Nasceva oggi. 15 Luglio, e noi lo ricordiamo con un focus sulla sua prima opera che noi conosciamo. La prima che porta la sua firma, realizzata a soli 19 anni ma che già lasciava intravedere il grande talento di questo straordinario artista.
Rembrandt, vita e formazione artistica
Il pittore olandese nasce a Leida nel 1606, figlio di un mugnaio benestante. Nel 1624, dopo gli studi, va ad Amsterdam a bottega da Pieter Lastman, uno tra i più quotati pittori olandesi di genere “storico”. Ritorna nella città natale nello stesso anno e qui Rembrandt apre una propria bottega. Nel 1632 si trasferisce ad Amsterdam dove gli viene riconosciuto da subito un grande successo soprattutto come ritrattista.
Nel 1634 si sposa con Saskia van Uylenburgh, appartenente a una ricca famiglia. Diversamente dalla maggior parte dei pittori dell’epoca, che completano la loro formazione artistica facendo viaggi in Italia, Rembrandt non è mai andato all’estero ma ha molto studiato il lavoro di artisti nordici che avevano vissuto in Italia.
È un artista molto prolifico, gli vengono attribuiti con certezza almeno 300 dipinti. La serie degli autoritratti, che coprono un arco di tempo di 40 anni, serve a Rembrandt per studiare le espressioni facciali e gli effetti della luce e dell’ombra. Dopo la morte della moglie, Saskia, inizia un periodo buio per l’artista. Dopo la morte della moglie Rembrandt inizia ad avere anche problemi economici che culminano nel 1656 nella bancarotta. Muore in povertà e solitudine ad Amsterdam il 4 ottobre 1669, a 63 anni.
“Un quadro è finito quando l’artista dice che è finito”
Pur attenendosi alle principali caratteristiche dell’arte olandese, Rembrandt dà una propria interpretazione la trasforma, conferendole una profondità espressiva che lo distingue dagli altri del suo tempo. È pittore di ritratti, autoritratti, scene di genere e scene religiose. Al centro della sua produzione c’è quasi sempre l’uomo, con le sue sofferenze e la sua interiorità. Particolarissimo è l’uso della luce e la caratterizzazione psicologica dei suoi personaggi. Accuratissima la descrizione dei costumi e la resa dei particolari.
Artista unico nell’utilizzo del chiaroscuro. Usa molto spesso come modelli la moglie Saskia, il figlio Titus, che interpretano i personaggi, mitologici, storici o biblici, protagonisti delle sue opere. Rembrandt non si limita a ritrarre il volto e il corpo dei suoi committenti, ma cerca dentro di loro per trovare un dettaglio che ne sveli la personalità.
L’altra tematica con cui spesso l’artista si è confrontato è stata quella relativa ai dipinti di carattere religioso e mitologico, che ritrae in modo innovativo per l’epoca. Nelle sue opere i dettagli di contorno sono ridotti al minimo perché il pathos è centrato nei giochi di luci e di ombre e nella scelta dei soggetti, rappresentati come persone comuni e non come personaggi ideali.
La lapidazione di Santo Stefano: “Senza l’atmosfera, un quadro non è niente.”
Il dipinto “La lapidazione di Santo Stefano” è la prima opera datata del pittore olandese. Si trova nel Museo di Belle Arti di Lione. Dipinto nel 1625, all’età di 19 anni, questo lavoro si ispira al martirio di Santo Stefano, che è raccontato negli Atti degli Apostoli. Un giovane diacono nella comunità cristiana di Gerusalemme è stato condannato a morte per lapidazione sotto la guida di Saulo di Tarso, prima di questa si converte al cristianesimo e diventa l’apostolo Paolo.
Dipinto ad olio su di un pannello di legno è stata acquistata nel 1844. Il quadro però, venne dimenticato nei magazzini del museo e solo nel 1962 viene scoperta finalmente la firma dell’artista. Il dipinto è stato influenzato, senza ombra di dubbio, dall’arte di Caravaggio. Rappresenta il momento in cui Stefano è lapidato alle porte della città da molti suoi aguzzini (una ventina di personaggi), e pronuncia le sue ultime parole a Cristo. La luce intorno a lui dimostra che i cieli sono aperti. Ancora soggetto all’influsso del suo maestro.
Il quadro è diviso in due zone distinte con una diagonale che crea un effetto di chiaroscuro. A sinistra un uomo a cavallo è in ombra, a destra Stefano ed i suoi persecutori sono nella luce. Saulo di Tarso si vede seduto in secondo piano. Si possono notare alcune imprecisioni nel disegno. Nonostante questo è già molto chiara la qualità narrativa delle scene e il grande talento di Rembrandt.
Una figura, incastonata tra Santo Stefano e l’uomo che regge una grande roccia sopra la sua testa, è il primo autoritratto esistente di Rembrandt. In passato la sua tecnica grezza veniva denigrata, ora invece attrae l’interesse di tutto il mondo.
“La sua opera è estremamente pittorica nell’idea, e molto potente”
Ilaria Festa
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Rivista Digitale n.03