Quella dei Volturnalia è una festa antica dedicata a Volturno, divinità di origine etrusca venerata a Roma. Nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, di seguito, le ultime celebrazioni del mese Sextilis che concludono il lungo ciclo dei festeggiamenti del mese di agosto.

Volturnalia, i culti dedicati a Volturno identificato come dio del fiume Tevere

Celebrati il 27 agosto a Roma, la festa dei Volturnalia era un antico culto dedicato al dio Volturno,  divinità etrusca ammessa nel pantheon romano sul finire delle battaglie contro i popoli etruschi. La storiografia romana di inizio ‘900 riteneva Volturno patrono del vento caldo di sud-est, il moderno scirocco. I Volturnalia e la conseguente presenza della venerazione delle divinità, si introdusse in seguito alle lotte fra romani ed etruschi. Dopo la conquista dell’antica città etrusca Volsinii, la figura del dio fu portata a Roma con l’intento di evocare la sua protezione a favore dei romani. Il retore cristiano Arnobio, invece, riteneva Volturno padre di Giuturna; ninfa delle fonti amata da Giove il quale le offrì il pieno dominio sui corsi d’acqua dolce del Lazio, insieme all’immortalità.

Alcune leggende ritennero che Volturno, essendo un dio fluviale, fosse collegato al Tevere. Un’identificazione supposta dall’omonimia fra il dio romano e il fiume campano; a tal proposito, infatti, si pensò che Volturnus fosse un antico nome attribuito al Tevere, probabilmente assegnatogli dagli stessi Etruschi. I Volturnalia si celebravano ogni 27 agosto a Roma da un flamine chiamato Flamen Volturnalis, preposto al culto del dio Volturno. Tale sacerdozio si istituì per volere di Numa Pompilio, secondo re di Roma.

Interpretazioni e leggende

I Volturnalia sono da inserirsi fra le più antiche festività romane. Non avendo un’origine certa, nel tempo, si sono susseguite numerose interpretazioni e leggende a riguardo. Secondo lo scrittore e giurista Gellio, Volturnus per i romani era uno dei venti dell’est, nello specifico lo Scirocco. A conferma della sua tesi riporta un passo di Columella, antico scrittore romano di agricoltura che, in uno dei suoi scritti, descrive la necessità di proteggere le viti con delle stuoie al levarsi della canicola afosa. Si riferisce, in questo caso, all’antica provincia Betica; una delle provincie romane in cui fu suddiviso il territorio della penisola iberica. Se non si fosse corsi ai ripari, il rovente vento Volturnus avrebbe distrutto l’uva con la sua potenza. L’idea che i Volturnalia fossero rituali celebrati come riti propiziatori al vento Volturno per il risparmio e la protezione dei raccolti, nasce proprio da questa interpretazione.

Un’altra interpretazione, probabilmente la più nota, è quella che i Volturnalia fossero una festa fluviale in onore del fiume Tevere. Una credenza basata su un’antecedente celebrazione che si teneva nell’antica Capua in onore del dio campano eponimo del fiume Volturno. A tal proposito, si ritenne che i Volturnalia potessero avere una simile origine. Per questo l’ipotesi più radicata fu che sia il dio che la festività fossero stati importati a Roma dall’antica Campania e che i romani, riferirono l’appellativo Volturno al Tevere con ”a volvendo”; vocabolo indicante il moto delle acque. Mentre flaminis, termine ricorrente se riferito ai Volturnalia, fosse da interpretare come fluminis. Ipotesi tuttavia non certificata; lo stesso Varrone, letterato e grammatico romano, attribuiva alla festa un’origine prettamente romana di improbabile importazione dalla Campania.

Stella Grillo

Seguici su FacebookInstagram e Metrò