Il 24 agosto 1903 nasceva a Napoli Peppino De Filippo, il geniale erede della risata Scarpettiana. Da lui, i talenti del calibro di un Vittorio Gassmann e di un Aldo Fabrizi.
Peppino De Filippo, ancora un altro Charlot
Nato da una relazione extraconiugale tra Eduardo Scarpetta e la nipote Luisa De Filippo, il teatro rappresenterà per Peppino fin da sempre un habitat naturale. A soli 6 anni sale per la prima volta sul palco e da lì non ne scenderà più. Passando di compagnia in compagnia, il primo grande riconoscimento di Peppino sarà sul palco del Teatro Ercolano di Resina. In “Il suicidio di Pulcinella (1926)” l’attore sperimenterà per la prima volta le proprie doti mimiche e d’improvvisazione: una recitazione quella di Peppino difatti differente da quella studiata e raffinata del fratello Eduardo. Un’innata capacità di far ridere e di non prendersi mai sul serio, la sua, intorno alla quale costruirà un teatro sanguigno. Qui l’uomo si rivela l’unico elemento indispensabile nella creazione dello spettacolo.
Un teatro che “acchiappa e non ti molla” quello dell’erede De Filippo. Un teatro in cui l’estro dell’attore rende i problemi opportunità e coinvolge lo spettatore nel corpo e nello spirito, lasciando fuori dalla porta qualunque forma di intellettualismo: “Ho sempre sostenuto, sostengo e sosterrò, che in qualsiasi epoca e momento, solo il mattatore può identificarsi nel vero teatro per il godimento di quel pubblico che lo ama, lo preferisce e che rifiuta le sale teatrali adibite ad aule universitarie e a sale del popolo.” – così scriveva nell’autobiografia, “Strette di mano“. Proprio come Charlot, Peppino farà così di sé un eroe tragicomico goffo e buffo attraverso cui manifestare il proprio disagio con il mondo, nel quale chiunque possa rispecchiarsi. La sua raffinata risata investirà d’altronde anche il mondo cinematografico, da cui forse otterrà la sua più grande fama. Un cult, infatti, il duo Peppino e Totò ad esempio nel celebre film “Totò, Peppino e la malafemmina“.
Annagrazia Marchionni
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