Ermal Meta ieri 5 settembre 2021 è ritornato live a Taormina dopo più di 2 anni di lontananza dal palco e dall’amore di ognuno dei suoi “amici in una voce”. Il live si è svolto nel meraviglioso e suggestivo Teatro Antico di Taormina, in un atmosfera che ha donato a chiunque fosse presente un’esperienza mistica a detta delle voci urlanti della gente che si percepivano in platea. Scatenato, grintoso, con uno stile che ormai è sempre più raro nel panorama della musica italiana ha incantato la Sicilia e il pubblico da casa.
Ermal Meta è ritornato, e lo ha fatto in grande stile. Lui è quel tipo di musicista che ti fa piangere tutte le lacrime che hai in corpo per come interpreta i suoi brani, e cinque minuti dopo ne combina una delle sue e ti fa piangere dalle risate invece. Insomma c’è da avere continui sbalzi emotivi in sua presenza, ma dopo una serata con lui se ne esce sempre arricchiti ogni volta di più. Vale la pena almeno una volta nella vita assistere ad un suo concerto dal vivo.
Ricominciamo da quì, Ermal Meta
Iniziamo con il presentare la scaletta, ovvero il percorso di un viaggio meraviglioso attraverso la musica di Ermal Meta, raccontando passo passo ogni momento più emozionante e divertente che il cantautore ci ha regalato.
Ermal Meta, il ritorno di un altro sole a Taormina
Il concerto si apre con il palco illuminato e l’introduzione di Un Altro Sole in sottofondo che pian piano carica sempre di più il pubblico. Quando parte il brano arriva Ermal sul palco che saltella ovunque come un grillo ed inizia a cantare il pezzo, fino al ritornello in cui grida ” Con le mani, che si aggrappano al cielo stanotte siamo meno lontani”; un momento in cui tutti erano in lacrime perchè finalmente sia lui che il pubblico erano ritornati tutti insieme l’uno accanto all’altro in un posto che desideravano da anni, sotto il suo palco. Il brano si conclude con “ricominciamo da quì”, e ancora lacrime, sapendo che finalmente tutti stavano vivendo un nuovo inizio con lui.
Dopo le lacrime e la commozione arriva Dall’Alba Al Tramonto, pezzo molto allegro, si smette di piangere e si inizia a ballare e cantare a squarciagola un pezzo scatenato, seguito dal ritmo calzante di Gravita Con Me, ma presto si ricomincerà a piangere con Piccola Anima. Durante questo brano meta fa un’introduzione e dice “Aspettavo di venire quì per questo momento” e lascia intonare al pubblico Piccola anima, come hanno sempre fatto nei suoi concerti e sbagliando la parte finale dicendo non occhi, non sogni, ma Socchi, cosa che fa sempre morire dal ridere Ermal che dolcemente prende in giro il suo pubblico.
Avrei un milione di cose da dirti, ma…
Il concerto prosegue con un Ermal sempre più adrenalinico, che attacca con Ragazza Paradiso, brano particolarmente sentito per la storia che ha dietro e che ogni volta canta sempre con tutta l’anima, Dio solo sa cosa sente il Meta quando la canta e cosa prova ancora quando pensa a quelle parole, certe cose non si dimenticano con uno schiocco di dita, e quando un musicista le imprime in una canzone restano li per sempre, in questi scrigni che portano direttamente al cuore.
Ed è proprio per questo che dopo apre un secondo scrigno, quello della sua immensa umanità, impressa nel brano “Umano”, interpretato meravigliosamente dal cantautore, arriva fin dentro le ossa ogni volta. A seguire intona “Un milione di cose da dirti”, una di quelle canzoni che diventano sempre più belle ad ogni ascolto, e non serve spiegarne il significato, si potrebbero dire un milione di cose, ma chi già sa, comprende senza bisogno di dire nulla.
Ricorda di disobbedire perche è vietato morire
Dopo il silenzio di un milione di cose da dire, ma mai dette arriva la disobbedienza, quella che tutti dovremmo attuare perchè l’amore non è violenza. Così insieme alla sua gente intona il brano, incalzante, sentitissimo perchè anche autobiografico, sono le cicatrici del suo passato e tutto il suo dolore trasformato in musica insieme a Lettera A Mio padre che però non era in scaletta, ma immagino che se l’avesse fatta sarebbe esploso il teatro per la commozione.
E parlando sempre di disobbedienza arriva il brano “Nina e Sara”, per il quale esordisce con il seguente discorso introduttivo:“Che cazzo ve ne frega con chi è felice una persona? che ve ne frega se un uomo è felice con uomo o una donna con una donna piuttosto che con il sesso opposto? Dall’odio qualcosa di buono non potrà mai venir fuori, lo so che è scontato. Ma prima di pensarci due volte a dire ricchione, lesbica, frocio, Pensateci quattro volte prima di parlare cazzo. Perche magari la persona a cui lo state dicendo sta combattendo una guerra personale. Di sicuro non potete giudicare il cuore di un uomo, per il semplice fatto che non potete vederlo, è quì dentro (si indica il cuore)“.
Insomma ancora lacrime per i discorsi meravigliosi di una persona splendida. E le emozioni continuano con Stelle Cadenti meravigliosa, uscita da poco come singolo, ed a A Parte te che per lui è la “nostra canzone” cioè quella che rappresenta lui è il suo pubblico ed è il “nostro piccolo scrigno che ci lega a lui”.
Ermal meta, il quartetto perfetto
Iniziamo con il Destino universale, canzone quasi autobiografica con un’autocitazione che ogni volta spappola il cuore a chi la ascolta: “Ermal ha 13 anni e non vuole morire, della vita non sa niente, tranne che è importante”. Questo fa riferimento al suo passato, a quando è fuggito da una feroce dittatura e dalla violenza inaudita del padre ed è venuto in Italia, senza sapere nulla, senza conoscere nulla, così piccolo era già diventato così grande, e l’unica cosa che contava era salvarsi la vita. Il cantante ha ammesso che è difficile”cantarsi”, ed in effetti si avverte tutta la sua emotività in quella frase che ti spezza ogni volta, e ha giurato che non lo farà più.
A seguire Non Mi Avete fatto niente, sempre attualissima, soprattutto vista la situazione in Afganistan, dove come al solito, non si fa altro che innescare soltanto “inutili guerre”. E dopo l’attualità ecco che arriva un brano che di Tribù Urbana è quello più bello, più struggente, più sentito. Non Bastano Le Mani che è stata scritta quando Ermal soffriva di attacchi di panico, e ad un certo punto ha dovuto trovare il coraggio di riprendere il controllo della sua vita, altrimenti senza non sarebbe stato mai niente. Tuttavia ci sono anche tanti riferimenti al suo passato, quel passato che ha trasformato in meravigliosi album. Il quartetto perfetto si chiude con Schegge, meravigliosa dedica d’amore alla musica, sentimenti che solo chi da lei è stato scelto può comprendere, così come Un po’ di pace di cui parleremo dopo.
Non abbiamo armi, ma abbiamo queste mani
Uno dei pezzi più belli che Ermal abbia scritto è proprio Non Abbiamo Armi, meraviglioso brano che ci fa riflettere sul fatto che a volte non possiamo cambiare alcune cose, ma dobbiamo lasciare che facciano il proprio corso. In live è sempre meravigliosa, nell’atmosfera del Teatro Antico era come se tutti fossero sotto un incantesimo, che è diventato ancora più bello quando ne ha combinata una delle sue con le parole del testo, e con il suo saper risolvere in modo geniale questi imprevisti, se l’è cavata facendo divertire il pubblico con una delle sue gag, cioè mentre erano in lacrime dalla commozione improvvisamente ridevano per il suo essere sempre una gran sagoma in ogni situazione.
E tra un pianto ed una risata arriva l’immancabile”Uno”, introdotta da lui dicendo alla sua gente:”Cosa siamo noi?” il pubblico dava risposte a caso tipo belli, straordinari, e lui prosegue”E dai voi e sto belli, si è vero siete bellissimi. Ma cosa siamo?” e ancora il pubblico non capiva, e lui esordisce con “Uno” ecco, perchè loro per lui sono una sola cosa, sono tutti uguali, soprattutto ieri erano tutti li, sotto il cielo che è “Uno”. Parte il pezzo ed inizia subito la festa. A seguire attacca con “Volevo Dirti”, ancora lacrime e commozione.
Un po’di pace, Ermal Meta fa un’altra bellissima dedica d’amore alla musica
Nella vita arriva sempre il momento in cui si trova un po’ di pace, ed è proprio la fine dei concerti. Ermal compone questa bellissima dedica d’amore alla musica al pari di Schegge pensando alla sua pace, a ciò che per lui rappresenta davvero quella pace assoluta che nient’altro sa dargli. Ecco, per lui, come raccontò nelle interviste, tutto questo è rappresentato dal momento in cui termina un concerto, è incombe quella stanchezza immensa, accompagnata da quell’adrenalina, e quella felicità che solo una serata sul palco ti sa dare, questa è la pace di Ermal Meta. Per non parlare della frase “benzina nei pensieri miei”, che sta ad intendere quanto la musica sia il nutrimento per la sua anima, quanto sia quell’elemento che riaccende i suoi pensieri, gli da vita come nessun’altra cosa al mondo.
Ma è molto probabile che in Un po’ di pace ci sia anche un riferimento al suo passato, d’altra parte ogni sua canzone ne è sempre intrisa, perchè certe cose restano nonostante il tempo, nonostante tutto. Dopo la pace ecco che ci si scatena ancora con “La Vita Migliore”, brano molto dinamico ed allegro, una di quelle canzoni durante le quali Ermal fa i cuori con le mani a tutti, ed è solito scendere tra il pubblico, e infatti anche ieri si è avvicinato a tutti girando tra gli spalti, salutandoli e dando anche la mano a qualcuno ogni tanto per poi ritornare a scatenarsi sul palco, un momento veramente bellissimo, soprattutto per chi era li a vederlo dal vivo. Per concludere il momento travolgente parte anche No Statisfaction e si balla ancora.
Finirà bene anche se non ci vuoi credere
Ecco, in realtà finirà bene era stata annunciata prima di No Statisfaction; è stato un momento esilarante perchè c’è stato un’attimo di confusione ed ha presentato erroneamente questo brano prima dell’altro, ma Ermal con il suo carisma e la sua simpatia, ha reso il momento veramente unico, come solo lui sa fare. Dunque arriva Finirà bene al momento giusto ed al posto giusto, un brano che parla di speranza, un qualcosa che attualmente non dobbiamo mai perdere. E chi non deve perdere mai la speranza più di tutti’? Gli Invisibili naturalmente, loro sono ancora gli ultimi di questa lunga fila.
Hanno ancora una salita da fare, poi un’altra e ancora un’altra, ma non devono smettere mai di sperare. Con questo brano Ermal scava nel presente, nel passato delle persone, tocca le corde più profonde di ognuno di noi, che ci sentiamo sempre un po’ invisibili per qualcuno o per qualcosa. Siamo quasi alla fine di questo viaggio meraviglioso, dopo il solito coretto stavolta da lui accompagnato che dice” Se non ci fai l’ultima noi non ce ne andiamo”, si siede al piano e suona Caruso, l’emozione è evidente, al punto che all’improvviso perde il controllo è parte un’altra delle sue scenette comiche memorabili, una meraviglia.
Il finale che nessuno si aspetta, Il Clown
Il Clown è un pezzo meraviglioso, struggente, che inaspettatamente ha suonato ieri sera. Quando Ermal ha cantato il Clown anche il mondo si è fermato ad ascoltarlo, si sentiva la gente piangere, e la sua anima era completamente nuda, forse quel brano lo rappresenta davvero, un Clown triste è la risposta a tutto. Un brano che va assolutamente valorizzato, e che merita di essere ascoltato dal mondo.
Il Clown sembra un misto tra Ridi Pagliaccio dell’opera Pagliacci di Leoncavallo, e It’s a Hard Life di Freddie Mercury che riprende anch’esso Ridi Pagliaccio. Livello musicale e di scrittura altissimo, interpretazine da paura. Questo brano va inciso, perchè ha la bellezza di un’opera teatrale, sembrava di vedere il Clown triste che cantava su quel palco, con il suo naso rosso ed il trucco sciolto dalle lacrime, quelle lacrime colorate come quelle che aveva Ermal dipinte in volto sulla copertina di Tribù Urbana…
Ilaria Cipolletta