Il 20 settembre, nell’antica Roma, si celebrava il Natalis Romuli in memoria della nascita di Romolo, fondatore dell’Urbe. Nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, le celebrazioni riguardanti la nascita del primo Re di Roma.

Natalis Romuli, il fondatore di Roma raccontato da Plutarco

Il Natalis Romuli è una data fondamentale per l’antica Roma poiché, il 20 settembre, si festeggiava la nascita di Romolo, fondatore della città, capostipite e primo Re di Roma. Nonostante l’attribuzione del Natalis Romuli il 20 settembre la data è, ovviamente, incerta. Tuttavia, la maggior parte delle fonti indicano, approssimativamente, le date tra il 18 e il 23 settembre come papabili giorni indicanti la nascita di Romolo. Fra le fonti e le documentazioni più autorevoli compare Vite Parallele dello scrittore, filosofo e biografo greco Plutarco. Nel libro si racchiudono una serie di biografie di uomini celebri, ventidue per l’esattezza, a cui si alterna la biografia di un uomo greco e di uno romano. La finalità dell’opera consiste nel mostrare vizi o virtù morali di personaggi illustri.

Le informazioni sulla vita di Romolo si hanno proprio grazie a Vite Parallele di Plutarco; l’autore greco compone Vita di Romolo intorno al 96 d.C collocandola, insieme alla Vita di Teseo, al settimo posto delle Vite Parallele. Plutarco dedica i primi due capitoli alla storia di Roma, mentre i capitoli II – VIII al Natalis Romuli narrando l’infanzia dei gemelli Romolo e Remo, a partire dalle informazioni offerte da Diocle Pepareto e Fabio Pittore.

 ”Si distinguevano sia per la prestanza fisica sia per l’avvenenza; crescendo poi divennero entrambi impetuosi e valorosi e dotati di uno spirito e di un’audacia che non veniva meno neppure di fronte a terribili calamità. Romolo sembrava possedere maggiore capacità di giudizio e un’innata perspicacia politica, mostrando nei rapporti con i confinanti per i diritti di pascolo e di caccia una naturale predisposizione al comando piuttosto che alla sottomissione”.

Romolo, storia e miti intorno alla figura del fondatore di Roma

Nei successivi quattro capitoli, (IX – XII), Plutarco analizza il mito della fondazione di Roma sotto il punto di vista politico, religioso e culturale. Le altre notizie circa il Natalis Romuli e la figura stessa del fondatore dell‘Urbe, si rinvengono sempre in Vite Parallele; pare, infatti, che Romolo per primo abbia istituito il culto del fuoco, oltre all’istituzione dell’ordine delle sacerdotesse consacrate alla dea Vesta, le Vestali. Il loro compito era mantenere sempre acceso il sacro fuoco alla dea Vesta, divinità del focolare domestico. Pare anche che Romolo fosse esperto di arte divinatoria e che portasse con sé il lituo, un bastone ricurvo utilizzato per la descrizione dei quadrati celesti. Successivamente, fra i due fratelli si crearono dei disguidi circa la scelta del luogo predestinato alla collocazione della città. Plutarco afferma che Romolo fondò la ”Roma quadrata”, poiché di forma quadrangolare, con l’intento di rendere quel luogo scelto una città. Remo, tuttavia, desiderava che la fondazione della città avvenisse sulle rive del Tevere o sull’ Aventino che in suo onore lo si appellò come Remorium e Rignariom.

La scelta di un luogo lontano simboleggiava il non voler inserirsi nella comunità di appartenenza. Romolo, invece, auspicava la fondazione della città nei pressi del Palatino, accettando e concretizzando il percorso di integrazione. Un altro motivo di contrasto fu il nome da assegnare alla città. Viste le divergenze si affidarono al volo degli uccelli. Plutarco riferisce che a Remo apparvero sei avvoltoi, Romolo ne dichiarò il doppio ma, probabilmente, mentendo. Remo, sdegnato, si beffò del lavoro del fratello; Romolo, infatti, stava scavando il fossato che avrebbe dovuto circondare la città. In atto di sfida, Remo varcò il solco: per questa ragione fu ucciso da Romolo.

Natalis Romuli, Roma e Romolo un legame indissolubile

Da ciò che si evince dagli scritti di Plutarco, Romolo pare fosse saggio, temerario, lungimirante in politica e per la patria, un ottimo condottiero, determinato ma anche violento e guerrafondaio. Sulla sua morte, l’autore greco afferma in Vite Parallele:

Scomparve alle none del mese ora chiamato luglio e allora Quintile. Sulla sua morte non si può dire nulla di sicuro, né sapere niente che appaia attendibile, tranne appunto la data”. 


Per gli antichi romani Roma e Romolo ebbero un legame indissolubile poiché realtà, mito e storia insieme. Festeggiavano, dunque, non solo la fondazione di Roma il 21 aprile ma anche il Natalis Romuli il 20 settembre. Plutarco afferma anche che Lucio Taruzio, matematico e astrologo amico di Varrone, calcolò che i due gemelli avessero fondato l’Urbe a 18 anni. Il motivo dei festeggiamenti del Natalis Romuli è da ricondursi all’imperatore Augusto, nato il 23 settembre. Anticamente, infatti, nella leggenda delle origini di Roma, la figura di Romolo si identificò con il Dio Quirino, divinità di origine sabina. A questo proposito, Ottaviano sovrappose le due date. Successivamente, gli altri imperatori dissociarono le due feste mantenendo solo le celebrazioni in onore di Romolo-Quirino, seppur la da festa principale del dio fosse il 17 febbraio (Quirinalia). Durante i cerimoniali, i romani sacrificavano ovini e bruciavano il mirto, sacro al dio, il tutto seguito da lauti convivi e processioni.

Stella Grillo


Seguici su FacebookInstagram e Metrò