Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Faremo un viaggio nella hollywood degli anni 80′ alla scoperta di un film che ha vinto l’Oscar spaccando la critica. Parleremo di borghesia americana, di lutti e drammi familiari. Abbiamo dedicato questa punta a “Gente comune” di Robert Redford

“Facciamo un bel Natale, d’accordo? Facciamo… un grande anno. Che sia il migliore anno della nostra vita, ok? Possiamo, sai? Facciamo in modo che si avveri!”

Questa è una delle battute pronunciate nel film “Gente comune”. Una pellicola che fu una vera e propria scommessa scelta da Robert Redford per il suo esordio dietro la macchina da presa. Un lungometraggio che continuò il filone hollywoodiano dei drammi familiari di successo iniziato con “Kramer contro Kramer” e proseguito con “Sul lago dorato”, “Voglia di tenerezza” e “Le stagioni del cuore”

Gente comune, la borghesia e i drammi familiari secondo Robert Redford

Il trailer di Gente comune, fonte HOME CINEMA TRAILER

Quella di “Gente comune” è la crisi di una famiglia borghese americana causata da un grave lutto che ha comportato la perdita di un figlio. Al centro della storia un ragazzo difficile che deve riadattarsi alla vita familiare dopo la morte del fratello e che sarà aiutato dal tipico potere hollywoodiano salvifico dello psicanalista. L’occasione del dramma familiare è anche per Redford un modo per porre l’accento su una borghesia americana che si preoccupa di più delle apparenze che della sua reale condizione umana. Il ceto borghese è per questo condannato da Redford al fallimento completo dei rapporti interpersonali.

Le critiche al film

Quando “Gente comune” vinse l’Oscar ci fu una spaccatura tra i critici che lo giudicavano una delle più efficaci rappresentazioni americane del malessere familiare e quanti invece criticavano il film. In particolare i detrattori accusavano Redford di essersi occupato di argomenti troppo seri e difficili. Inoltre “Gente comune” venne giudicato anche come un film anacronistico in un momento in cui esplodeva il cinema degli effetti speciali. A questi si aggiunse chi avrebbe preferito la vittoria di due cult come “The Elephant Man” di David Lynch e “Toro scatenato” di Martin Scorsese.

Stefano Delle Cave