Kabul è il centro della crisi umanitaria in Afghanistan. Sono già passati due mesi dall’instaurazione del regime politico dei Talebani. Due mesi da quelle strazianti immagini scattate all’aeroporto di Kabul che hanno impressionato tutto l’Occidente. La società civile continua ad avere paura e non vede prospettive di miglioramento per il futuro.
La situazione in Afghanistan
Come tristemente previsto, la situazione in Afghanistan sta precipitando. I fattori della crisi umanitaria sono molteplici. L’abbandono del territorio da parte delle truppe Usa, le continue lotte intestine tra bande rivali. Tutto è nelle mani dei radicali del Mullah Omar.
Gli uffici per l’Emancipazione Femminile sono stati sostituiti con il nuovo Ministero contro il Vizio e della Lotta per la virtù. La crisi riguarda anche l’economia: hanno bloccato gli stipendi, non circolano più i contanti, è consentito ritirare massimo 200 dollari a settimana dai propri conti.
A peggiorare la situazione ci sono sempre più tagli alla corrente elettrica, il freddo incombente: tanto da far nascere un mercato nero di candele. Gli estremisti sono tenuti a bada dagli accordi di Doha con gli americani, con l’obiettivo di frenare il terrorismo internazionale, ma tutto vive sul filo del rasoio. Nazionalisti e conservatori auspicano ad una chiusura sempre più forte verso l’Occidente.
A pagare le conseguenze di tutto questo sono sempre i civili, le donne in particolare. Le ragazze ora hanno la facoltà di frequentare unicamente le scuole elementari. Università e licei sono aperti a tutti solo a Mazar-i-Sharif, ma la maggior parte delle studentesse non va per paura. Oltre ad essere state private del diritto allo studio, le donne non possono più lavorare. Le poche che ancora possono sono quelle che hanno un impiego negli ospedali.
Anche i giornalisti hanno paura: i media sono tutti censurati dal regime. Le informazioni girano solo di bocca in bocca, la chiusura all’Occidente è diventata quasi totale. Avere notizie sul resto del mondo è praticamente impossibile.
Afghanistan: al G20 Draghi parla della crisi umanitaria
“In Afghanistan la crisi umanitaria è gravissima. Non si torni indietro di 20 anni. Occorre impedire il collasso del paese.” Così si è espresso il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano Mario Draghi al termine del G20 dedicato all’Afghanistan. L’Onu ha il mandato per il coordinamento delle azioni e per gli aiuti internazionali.
Draghi sulla situazione in Afghanistan ha ribadito che: “Centinaia di migliaia, forse milioni di migranti sono fuggiti negli stati vicini. Le migrazioni continueranno. Bisogna rispondere immediatamente. E’ molto difficile capire come aiutare il popolo afghano senza il coinvolgimento del governo talebano. Ma per un riconoscimento del nuovo esecutivo bisognerà aspettare di vedere i progressi su diritti umani, donne e libertà individuali. Progressi che per ora non vediamo”.
Francesca Mazzini
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