Steve Bannon è accusato di oltraggio al Congresso americano dalla commissione d’inchiesta sull’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio, che raccomanda alla Camera di incolpare formalmente l’ex stratega di Donald Trump, a sua volta impegnato in una battaglia legale contro l’azione della commissione che vuole fare luce sulle violenze.

Bannon rischia dunque l’incriminazione per essersi rifiutato di testimoniare. E il fatto che sia Bannon sia Trump rivendichino il privilegio esecutivo per sottrarsi all’inchiesta della commissione “sembra rivelare un’unica cosa, ovvero che Trump era personalmente coinvolto nella pianificazione e nell’esecuzione del 6 gennaio”, ha affermato Liz Cheney, repubblicana vicepresidente della commissione sul 6 gennaio. “Sapete che non ci sono prove di frodi elettorali in grado di capovolgere l’esito del voto, sapete che questa accusa è falsa”, ha detto Cheney rivolgendosi ai suoi colleghi repubblicani per ricordare e contestare la rivendicazione di Trump che aveva portato i suoi sostenitori a ribellarsi all’indomani del voto.

Ieri Trump ha avviato un’azione legale contro l’organo del Congresso per respingere la richiesta dei componenti di accedere ai documenti riguardanti la sua presidenza custoditi dagli Archivi nazionali e mantenerne la segretezza. Nella causa l’ex presidente rivendica appunto il ‘privilegio esecutivo‘ della riservatezza, accusando la commissione di indagare in modo incostituzionale su di lui e sulla sua amministrazione. Donald Trump ha chiesto da tempo ai suoi più stretti collaboratori di non andare a testimoniare ma il presidente Joe Biden ha dichiarato che tutti coloro che non risponderanno alla convocazione della commissione andranno perseguiti. Bannon, se condannato, rischia fino a dodici mesi di carcere.

Capitol Hill, cosa c’entra Trump?

Due agenti della polizia del Campidoglio, a Washington, hanno denunciato l’ex presidente Donald Trump per aver incitato i suoi sostenitori all’assalto violento del 6 gennaio scorso contro Capitol Hill. Un poliziotto era rimasto ucciso e c’erano stati diversi feriti durante quell’assalto che ha profondamente segnato l’America. I due agenti, James Blassingame e Sidney Hemby, denunciano di aver subito traumi fisici e psicologici durante gli scontri, che sostengono essere stati fomentati da Trump, che era ai suoi ultimi giorni di presidenza e non riconosceva la vittoria dell’avversario Joe Biden alle elezioni di novembre. «Gli insorti sono stati incoraggiati dal comportamento di Trump negli ultimi mesi, che ha portato a credere alle sue affermazioni false: sarebbe stato cacciato dalla Casa Bianca a causa di una frode elettorale. I manifestanti sono stati incitati, surriscaldati, aiutati da Trump, che quindi è da considerare loro complice», si legge nella denuncia. Blassingame, poliziotto afroamericano in servizio da 17 anni al Campidoglio, è stato colpito alla testa e alla schiena ed è rimasto traumatizzato, per aver subito aggressioni razziste da parte dei sostenitori dell’ex presidente. Hemby, in servizio da 11 anni, è stato invece schiacciato contro le porte del Campidoglio, ferito alle mani e alle ginocchia e colpito da prodotti chimici sul viso e sul corpo durante l’assalto. I due agenti chiedono un risarcimento di almeno 75 mila dollari ciascuno e che Trump sia condannato a pagare anche una multa il cui importo è da stabilire.