Nel 2021 il Messico, è riuscito a registrare un lieve calo per quanto riguarda il numero di omicidi commissionati nel Paese. Sarebbero precisamente 91,25 al giorno, facendo segnare un calo del 3,6% rispetto al 2019 anno in cui invece si era segnato il record di 34.690 omicidi. Molte zone del Paese non sono sicure a causa della “guerra messicana alla droga”.
Il narcotraffico e i dati degli omicidi in Messico
L’Organizzazione Mondiale del turismo ha comunicato come il Messico si trovi al settimo posto tra le mete più visitate al mondo, registrando nel 2019 un picco di 45 milioni di visitatori.
Nonostante questo, il Messico è tutt’oggi uno dei Paesi più pericolosi al mondo, in cui vengono commessi ogni giorno quasi un centinaio di omicidi. Proprio nel 2019, anno in cui molti hanno scelto questa meta per passare le vacanze, si è registrato il record assoluto di uccisioni con 34.690 omicidi, e 34.554 nel 2020, in leggero calo quindi, anche a causa della pandemia di Covid-19 che ha ridotto di molto i possibili impegni sociali.
Continua a scendere la cifra nel 2021, quando gli omicidi commessi sarebbero 33.308; una media di 91, 25 al giorno.
Non è chiaro se questi dati facciano in qualche modo “ben sperare”, considerando appunto che la pandemia ha costretto molte persone a diminuire drasticamente le attività, e i contatti comunitari.
Bisogna tener conto infatti, che in Messico “sei stati su 32 concentrano il 50% delle vittime di omicidi”, è quanto comunicato da Rosa Icela Rodríguez, ministro della Pubblica Sicurezza.
Da quando nel 2006 l’allora presidente del Paese, Felipe Calderon, rimasto in carica fino al 2012, si è schierato contro il narcotraffico, sono stati eseguite complessivamente 340.000 uccisioni.
I cartelli della droga hanno infatti il controllo di vaste aree del Messico, e i sei stati in cui avvengono più omicidi troviamo Messico, Guanajuato, Baja California, Chihuahua, Jalisco e Michoacan.
In narcotraffico sta diventando sempre più in grado di incidere sulla società, e sull’elettorato, grazie all’influenza che possiede nel Paese.
Inoltre, i cartelli stanno cominciando a scontrarsi tra di loro, provocando continue guerriglie e sparatorie per il controllo di zone che potrebbero creare un enorme vantaggio per il contrabbando di droga e armi.
Felipe Calderon, aveva provato durante il suo mandato a frenare le azioni dei cartelli della droga investendo nell’impresa con oltre 20.000 uomini impiegati nelle forze armate del Paese, ottimizzando l’aiuto da parte degli Stati Uniti.
In Messico risulta essere alto anche il numero delle sparizioni; la Commissione nazionale di ricerca ne conta più di 95.000, cominciate con i movimenti rivoluzionari di sinistra degli anni ’60, la cosiddetta “guerra sporca”.
Il territorio risulterebbe essere inoltre il paese più pericoloso per i giornalisti; dal 2006 80 giornalisti sono stati uccisi per aver rivelato informazioni riguardo il narcotraffico.
Gli uffici dei giornali locali sono stati attaccati con esplosivi, e chiunque parli di narcotraffico in rete rischia di essere torturato e ucciso.
Tra le zone in cui però non avvengo guerriglie, e risultano relativamente sicure, troviamo lo stato sud occidentale di Oaxaca, una delle più ambite mete turistiche.
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