Conosciuto il tutto il mondo grazie alla sua attività di divulgazione con Wikileaks, Julian Assange si trova da molto tempo al centro di una contesa giudiziaria internazionale che potrebbe costargli definitivamente la libertà. Su di lui, infatti, pendono ben 18 capi d’accusa con un corrispettivo in pena di 175 anni di prigione e la minaccia di un’estradizione negli Stati Uniti, dove suddetta pena potrebbe di fatto diventare effettiva. Tuttavia, stando alla decisione dell’Alta Corte di Londra, pare che il giornalista e attivista potrà presentare ricorso contro la richiesta di trasferimento avanzata da Washington.

Tra libertà di stampa e sicurezza nazionale, la vicenda di Julian Assange

Era il 2006 quando Julian Assange mosse i primi passi sulle piattaforme virtuali con la fondazione del portale Wikileaks. Più nello specifico, si tratta di un sito che riceve in modo anonimo, grazie ad un sistema di sicurezza elevata, documenti secretati (e non di pubblico dominio) e poi li rende disponibili on line, aperti alla consultazione di chiunque. Nel corso della sua breve Storia, è riuscito a conquistare una certa fama grazie alla messa in circolazione di una grande quantità di informazioni riservate. Il che, neanche a dirlo, ha scatenato le ire di vari Governi. Tra queste, difatti, figurano in primis documentazioni private circa le operazioni militari statunitensi in Afghanistan e Iraq, che metterebbero in luce la cattiva condotta di alcuni soldati nei confronti dei civili. Poi, la violenta repressione dei tibetani ad opera dei cinesi. O ancora, la corruzione dilaganti nei Paesi arabi. E chi più ne ha, più ne metta. In totale, sono più di dieci milioni i file caricati attualmente. Insomma, più riservate, si potrebbe parlare di informazioni scomode!

Un caso mediatico e giudiziario che dura da anni

Per questo motivo, la risposta degli Stati coinvolti non si è fatta attendere, dando vita a quello che molti definiscono un vero e proprio “accanimento”. Accuse di stupro, fughe in ambasciata, violazioni di libertà vigilata e minacce alla sicurezza nazionale. La vicenda giudiziaria di Assange è piuttosto intricata. Al momento, si trova nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, nella capitale britannica. Ma presto, la situazione potrebbe cambiare. A tal proposito, gli USA (principale obiettivo di Julian) hanno formalmente chiesto che l’imputato venga trasportato oltreoceano per poter essere giudicato secondo le leggi del luogo. Tuttavia, i suoi difensori si sono opposti, facendo leva sulle precarie condizioni psicologiche del loro assistito. Sembra che il rischio sia quello che possa togliersi la vita. Pertanto, inizialmente la magistratura londinese ordinò che rimanesse in custodia nel Regno Unito.

Ciò nonostante, il 10 dicembre scorso l’Alta Corte di Londra accolse l’appello degli USA contro il no all’estradizione. E questo perché Washington avrebbe opposto delle garanzie affidabili sulla tutela della salute mentale del prigioniero. Dunque, vista anche la possibilità di Assange di fare ricorso, adesso la decisione finale spetterà alla Corte Suprema di Londra. Non ci resta da far altro che attendere gli ulteriori sviluppi per capire quale sarà il destino del giornalista.

Scritto da Diego Lanuto.

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