La trasmissione di Rai2, Restart, ha cercato di capire come lavorano gli ospedali arrivati a questo punto della pandemia e come sia possibile raggiungere cifre così alte di ospedalizzazioni e ricoveri nonostante tutte le restrizioni attuate. Ciò che è emerso, stando a degli operatori sanitari, è che in alcuni ospedali si farebbero pressioni per dichiarare un numero maggiore di morti Covid ed ottenere maggiori rimborsi. Ma occorre precisare che non si conosce la risonanza a livello nazionale del fenomeno.
“Alcuni ospedali riceverebbero pressioni per aumentare il numero delle persone morte per Covid”
La giornalista Valentina Noseda ha voluto avviare un servizio per il programma Restart, in cui ha cercato risposte riguardo all’andamento della pandemia. Quello che ci si chiede spesso è come mai ci siano ancora così tanti decessi per Covid nonostante le decisioni prese per combattere la pandemia.
Nell’inchiesta sono stati individuati importati retroscena che spiegano delle situazioni drammatiche presenti in ospedale, tuttavia non è chiaro quanto questo sia diffuso a livello nazionale, anzi, non esistendo una stima, potrebbe trattarsi con molta probabilità di casi isolati, ma che devono comunque destare attenzione.
Il dirigente di un ospedale romano esordisce come all’interno della struttura: “Molto spesso viene scritto morto di Covid quando nella realtà non lo è”, se il motivo inizialmente non sembrerebbe ovvio, riesce a diventarlo subito dopo.
L’uomo aggiunge infatti che lo scopo sarebbe quello di far aumentare “il numero dei positivi. La stessa cosa accade con i ricoveri: se un malato oncologico viene ricoverato, anche se non ha sintomi ma è positivo, diventa immediatamente un paziente Covid”.
La faccenda sarebbe ricollegata ad un tornaconto di “soldi, potere e carriera”.
Le strutture ospedaliere infatti, da agosto 2021, come riportato sul Corriere della Sera da Milena Gabanelli, ricevono rimborsi pari a 3.713 euro per ogni paziente ricoverato nelle aree mediche Covid, e 9.697 euro invece per ogni ricovero nelle terapie intensive.
“In alcune strutture ospedaliere si alterano i dati perché sperano che dimostrandosi in sofferenza per il Covid possano mettere le mani più facilmente sui soldi del Pnrr -cioè il Piano nazionale ripresa resilienza attuato per rilanciare l’economia italiana dopo la pandemia- Si stanno organizzando anche per assumere nuovo personale. […] I positivi servono per alimentare il sistema”.
Anche nel privato, è stato riscontrato un lavoro simile, come racconta un sanitario del settore: “A noi sono arrivate richieste dall’alto, dai direttori generali, dai direttori sanitari, di alterare le cartelle cliniche, scrivendo che il tampone è positivo o dichiarando come Covid casi sospetti. Per l’ospedale su 10 morti, 7 sono Covid è già deciso”.
Cosa evidenzia il servizio: i problemi, ma la necessità di non urlare al complotto
Le informazioni raccolte nel servizio non permettono di fare una stima, o di registrare un problema sistematico a livello nazionale.
È noto che l’Italia sia un po’ il “Paese dei furbetti”, dove prima di fare le cose a regola d’arte si pensa a come raggirarle per poter ottenere un guadagno personale, e chi è onesto è probabilmente stanco di dover pagare per chi invece preferisce “fare il furbo”.
Lo Stato non dovrebbe puntare una pistola verso chi non rispetta le norme, affinché siano rispettate, ma dovrebbe guidare verso la soluzione ideale e lasciando ad ognuno la responsabilità morale di agire nel modo più produttivo per la comunità, possibilità di cui spesso ci si approfitta.
Ma se di fronte a queste testimonianze è possibile “non fare di tutta l’erba un fascio”, e risulta necessario precisarlo viste anche le innumerevoli notizie forvianti che circolano e che alimentano posizioni no-vax, o quelle di chi considera il Covid “una semplice influenza”; è necessario soffermarsi anche su qualcos’altro evidenziato dal servizio.
È infatti evidente come ci sia comunque, prima di tutto, un problema di controllo.
Mercoledì il movimento Ucdl (Unione per le Cure i diritti e le Libertà) tramite del presidente Erich Grimaldi, ha presentato un esposto alla Corte dei Conti di Roma chiedendo di indagare maggiormente su l’esistenza di un possibile danno allo Stato, da parte di un ente pubblico, derivante dal conteggio dei ricoverati e dei morti Covid, enfatizzando così i rimborsi ospedalieri.
L’epidemiologa Stefania Salmaso, commentando il servizio precisa appunto che: “Quando un paziente entra in ospedale con una gamba rotta e risulta positivo; anche se asintomatico chiaramente non viene ricoverato per il Covid però la sua gestione all’interno dell’ospedale è differente, perché non può essere messo in una corsia insieme ad altre persone. L’ospedale avrà un costo in più. Dal punto di vista amministrativo-gestionale può quindi essere corretto che sia segnalato come paziente Covid. Altra cosa è sostenere che ci siano addirittura dei decessi dichiarati per Covid in pazienti che neppure sono infetti”.
Secondo la professionista, la soluzione a tali problemi evidenziati sarebbe data “Con dei flussi informativi obiettivi in tempo reale, dove i dati non sono autoriferiti ma certificati. È questa la grande speranza del Pnrr. che la digitalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale ci porti a trasparenza, a non riportare dati sbagliati o addirittura alterati”.
Dovrebbe essere quindi attuato delle correzioni in merito alla gestione dei dati e delle informazioni ricevute dagli ospedali, e ciò può essere attuato solo dalle istituzioni competenti, se le singole strutture ospedaliere non risultano totalmente adatte nel farlo.
Un controllo maggiore è evidentemente necessario, perché anche se quanto emerso non riguardasse l’intero sistema operativo nazionale, è comunque un dato che non può essere ignorato, non solo per la componente monetaria, che permette che dei soldi dello Stato non vengano investiti nel modo corretto, ma anche per la questione morale di cui si parlava prima.
Ci deve essere rispetto per le persone che si fidano dei professionisti, dei morti, che siano per covid o per altre patologie, per tutti i familiari, e per la professione stessa; un rispetto che se non viene dato a priori allora dovrebbe essere garantito a qualunque costo.
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