Cultura

Paganalia, le festività romane di gennaio in onore delle divinità Cerere e Tellus

Nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, le Paganalia; celebrazioni in onore Cerere (la dea dell’agricoltura) e Tellus (Madre Terra) in cui si era soliti pregare per un buon raccolto.

Paganalia, l’errata associazione con le Sementivae

Paganalia - Credits: random-times.com
Credits: random-times.com

Spesso confuse con le Sementivae, le Paganalia si celebravano nei pagi ( da pagus, villaggio) e nelle campagne. Erano, principalmente, delle festività agresti in cui si era soliti ricercare il propiziarsi di un buon raccolto. Le Sementivae si celebravano esclusivamente in onore della Dea Tellus a Roma presso il tempio dedicatole sul colle Esquilino. Le due festività cadevano gli stessi giorni ma le Sementivae erano, per lo più, una festa mobile mentre le Paganalia erano delle celebrazioni fisse e, per tal ragione, spesso le due date coincidevano. Anticamente, il termine pagano  non indicava la non appartenenza a un mondo culturale e religioso diverso da quello ebraico o cristiano; pagano significava abitare presso un pagus, ovvero un villaggio. Nel linguaggio colloquiale del tempo, tuttavia, questo termine si utilizzava come rimprovero ai soldati di scarso rendimento. Le date delle Sementivae erano mobili semplicemente perché la celebrazione si attuava solo a semina avvenuta e, quest’ultima, spesso variava da periodo a periodo per via delle condizioni atmosferiche e delle zone geografiche.

Le celebrazioni in onore della Dea Tellus e della Dea Cerere

Le Paganalia si svolgevano, indicativamente, dal 24 gennaio al 26 gennaio. Durante queste festività erano due le divinità principali venerate; la Dea Tellus, divinità ctonia legata agli inferi, dea romana della Terra protettrice della fecondità, dei morti e contro i terremoti. La Terra era colei il cui ventre era stato reso fertile dalla semina: un’inseminazione che si estendeva a uomini e animali affinché la specie, di ogni appartenenza, continuasse a crescere. Tellus era strettamente connessa alla Dea Cerere; il 24 si sacrificava in suo onore una scrofa gravida. Questo gesto sacrificale proveniva da tempi antichissimi, in quanto si era soliti rappresentare la Terra come una scrofa che allattava.

Il 25 era la volta dei sacrifici a Cerere, corrispettiva della dea greca Demetra; protettrice della fertilità, delle messi e dell’agricoltura. Cerere personificava la forza vitale del seme; la potenza creatrice. In suo onore si preparavano torte di farro, il cereale più in uso dagli antichi romani. Mentre la Dea Tellus era colei che proteggeva i semi custodendoli nell’atto del futuro germoglio, Cerere era la divinità che compiva tale trasformazione, creando dal seme la spiga. Proserpina/Persefone, figlia di Cerere/Demetra, incarnava invece l’aspetto del perire: quello della morte. Lo storico Dionigi di Alicarnasso attribuiva l’istituzione delle Paganalia al re Servio Tullio in seguito alla riorganizzazione di tutti i pagi – villaggi – rurali. Altre fonti, invece, attribuivano la creazione di queste festività a Numa Pompilio, in seguito alla riforma della religione romana sulla base di quella sabina.

Paganalia, usi durante l’ultimo giorno di festa e le dodici divinità minori

Si era soliti ritenere che Cerere avesse uno stuolo di divinità minori che la aiutavano nelle coltivazioni, nella semina e nei raccolti. Queste divinità erano dodici e ognuna era deputato a una fase precisa della coltivazione del cereale:

  • Vervactor, divinità deputata alla prima aratura;
  • Reparator, divinità deputata alla seconda aratura;
  • Obarator, aratura in genere;
  • Occator, erpicatura;
  • Imporcitor, per i solchi profondi;
  • Insitor, l’innesto;
  • Sarritor, zappatura;
  • Subruncinator, diserbo;
  • Messor, la vendemmia;
  • Convector, la raccolta;
  • Conditor, immagazzinare;
  • Promitor, portare fuori i prodotti e usarli.

Ognuna di queste divinità aveva un sacerdote addetto, noto come Flamine ceriale. Quest’ultimo faceva un’invocazione nominando nell’ordine le dodici divinità minori; a ognuno di loro offriva del vino versandolo sull’altare. Successivamente, era la volta dei rituali di festa: danze, canti, case e templi ornati da rigogliose ghirlande verdeggianti, chiaro richiamo a una primavera sempre più vicina. Gli uomini si agghindavano i cappelli, danzavano e banchettavano con parenti e amici. Dopo i convivi giacevano con le mogli poiché la benevolenza della dea Cerere, avrebbe favorito loro una gravidanza.

Stella Grillo

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