Ambarvali, le feste latine di Maggio in onore della dea Cerere per propiziare la fertilità campestre

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Di Stella Grillo

Gli Ambarvali , o Ambarvalia, erano delle antiche feste latine in onore della Dea Cerere. Nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, di seguito, le celebrazioni di fine maggio volte alla purificazione delle messi.

Ambarvali, i riti per propiziare la fertilità campestre

Ambarvali - Photo Credits: wikipedia
Ambarvali – Photo Credits: wikipedia

Gli Ambarvali  celebrazioni e rituali latini che si svolgevano nell’antica Roma, alla fine di Maggio. Lo scopo di queste festività celebrate in onore della Dea Cerere, divinità materna della Terra e della fertilità corrispettiva alla Demetra greca, era il propiziare la fertilità dei campi. Originariamente, gli Ambarvali, facevano parte del culto di Marte; solo in seguito subentrò come patrona della festa, Cerere. In età regia, tali celebrazioni avvenivano fra la quinta e la sesta pietra miliare da Roma, precisamente, in località Festi; al tempo, il confine dei territori dei Romani. L’iter degli Ambarvali iniziava con il sacrificio di un toro, una scrofa o una pecora. Prima del sacrificio, gli animali, si conducevano in processione per tre volte intorno ai campi; l’appellativo della festa prende il nome proprio da questo momento, in quanto il nome deriva da ambio – andare in giro – e arvum, campo.

l sacrificio dei suovetaurilia

Questa tipologia di sacrificio in latino era conosciuto come suovetaurilia; un rito di purificazione a carattere apotropaico, ovvero scaramantico, volto ad allontanare gli influssi negativi. Nonostante il rituale si praticasse nell’antica Roma, le sue origini erano indoeuropee. Il cerimoniale era messo in atto per invocare la protezione della divinità alla quale ci si rivolgeva. Le celebrazioni in onore della dea Cerere erano di due tipi: pubbliche o private. Le feste private, presso i villaggi o le fattorie fuori Roma, erano celebrate solo dai capifamiglia insieme ai figli o gli eventuali servi. Le festività pubbliche, invece, si celebravano fuori città dove partecipavano i fratres arvales: gli Arvali, sacerdoti di Cerere, antichissimo organo sacerdotale romano formato di dodici membri scelti a vita tra gli esponenti delle famiglie patrizie. I sacerdoti avanzavano in una processione dove, in principio, sfilavano i cittadini di Roma che possedevano terre o vigneti. Nel corso della processione era uso elevare preghiere alla dea Cerere.

Ambarvali: il Carmen Ambarvale, in onore della dea Cerere e la fine del culto

La preghiera recitata in queste occasioni era definita Carmen Ambarvale che era databile al 218 a.C.:

«Oh Lari aiutateci,
non permettere Marte, che la rovina ricada su molti,
Sii sazio, crudele Marte. Vai oltre la soglia. Rimani fermo lì.
Invocate tutti gli dèi del raccolto.
Aiutaci oh Marte.
Trionfo, trionfo, trionfo, trionfo e trionfo!».

Feste romane simili agli Ambarvali erano i Lupercalia e i Saturnali. Ma in seguito alla successiva restaurazione religiosa di Augusto, una cerimonia altrettanto solenne che costituiva la continuazione delle Ambarvali antiche, fu quella celebrata dagli Arvali nel bosco sacro alla dea Dia. Un’attestazione data anche da Virgilio nelle Georgiche (Georg., I, 338 segg.), e da Latone nel suo De Agri cultura dove è custodito il testo della preghiera recitata in processione durante i sacrifici e i rituali.

Stella Grillo

Foto in Copertina: Ambarvali, dea Cerere – Photo Credits: planetpompeii.com

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