Lupercalia: le festività romane che diedero origine a San Valentino

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Di Stella Grillo

Lupercalia, un antico culto pagano celebrato a Febbraio, mese di purificazione. Nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, di seguito, il culto precursore della festività cristiana di San Valentino.

Lupercalia, il dio Faunus e i culti dedicati agli ambienti agresti

Una festività romana che si aggiunge alla già copiosa schiera di celebrazioni di cui, il Febbraio latino, pullulava. I Lupercalia erano feste in onore del dio Fauno nella sua accezione di Luperco: divinità rurale protettore del bestiame e della fertilità. Nel precedente appuntamento della rubrica, si è trattato il culto della dea Febris che diede origine al mese di Febbraio; come citato in precedenza, un mese purificatorio e dedicato ai defunti. Oltre i Feralia, dedicati a quest’ultimi, e i Februalia, in onore della dea Febris, i Lupercalia – ricadenti dal 13 al 15 febbraio – erano festività svolte per aggraziarsi le divinità della sfera campestre. Gli antichi romani erano, inizialmente, un popolo di contadini e agricoltori: piante e animali avevano un significato fondamentale nella loro cultura.

Mosaico raffigurante il Dio Pan/Faunus - Photo Credits: axismundi.blog
Mosaico raffigurante il Dio Pan/Faunus – Photo Credits: axismundi.blog

La comunità intera adorava entità divine appartenenti alle sfere agresti e pastorali protettrici dell’agricoltura. Fra questi, Faunus – da faveo, buono o favorevole – dio delle campagne, dei boschi e delle greggi pascolanti. Il dio Faunus si divertiva a infastidire gli uomini entrando nelle loro case. A tal proposito, era anche denominato Incubus. Faunus Lupercus era, quindi, una divinità oracolare dal carattere selvatico che, successivamente, si finì per identificare con Pan, il dio greco dall’aspetto caprino: il Satiro-Fauno legato alla natura.

Origini di una festa fra leggenda e mistero

Furono Romolo e Remo a istituire, primariamente, la festa e la sua celebrazione. L’ipotesi conclamata è, per l’appunto, quella citata in precedenza: ovvero, i Lupercalia deriverebbero dalle celebrazioni in onore del dio Faunus-Luperco. Tuttavia, numerose sono le leggende che aleggiano sugli albori di questo antichissimo culto pagano. Dionigi di Alicarnasso, storico vissuto al tempo di Augusto, nella sua opera Antichità Romane afferma che i festeggiamenti derivino dal miracoloso allattamento di Romolo e Remo da parte di una lupa. Secondo altre fonti, tali festività deriverebbero da Juno Februata, ovvero, Giunone purificata; invocata dalle donne in caso di febbre o per chiedere protezione durante la gravidanza, specialmente nel fatidico momento del parto. Curioso notare come l’etimologia del termine, rifletta una certa semantica legata allo scopo della festa. Lupercus si collega al latino lupus, lupo: un’ulteriore conferma del carattere selvatico della celebrazione, legata a un retaggio completamente pastorale.

Lupercalia: rituali e critiche mosse dalla società romana e dalla chiesa

Le celebrazioni erano svolte primariamente per propiziarsi la fecondità della terra: durante i riti ci si purificava per accogliere, dignitosamente, l’inizio della primavera portatrice di nuovi raccolti e abbondanza, risvegliata in seguito al torpore invernale. Si sacrificavano capre ai piedi del monte Palatino, accompagnando l’offerta al dio con preghiere; successivamente, la lama intinta del sangue della vittima era appoggiata sulla fronte di due giovani. I visi sporchi di sangue erano poi ripuliti con della stoffa di lana intinta nel latte.

Lupercalia, rituali - Photo Credits: thegypsythread.org
Lupercalia, rituali – Photo Credits: thegypsythread.org

Alla fine del rituale, i due giovani dovevano ridere, correre nudi intorno al colle, schernire i passanti, sminuzzare la pelle a strisce della capra sacrificata e colpendo chiunque passasse. Le spose desiderose di avere figli andavano incontro ai due facendosi colpire: si pensava che, con tali gesti simbolici, si propiziassero fertilità e fecondazione. Tali rituali continuarono a essere praticati anche dopo l’avvento del cristianesimo, nonostante i divieti imposti. I festeggiamenti, infatti, pare fossero sfrenati e selvaggi tanto da non essere tollerati neppure dalla società romana. Lo stesso Cicerone giudicava negativamente i Lupercalia definendole “riunioni selvagge”.

Dai culti pagani, propiziatori della fertilità, a San Valentino

Il clero si sentiva visibilmente minacciato dalla permanenza di queste usanze pagane dalla patina esagerata e forastica. Per estirpare definitamente questi culti, Papa Gelasio I, nel 496, attraverso l’invettiva “Adversus Andromachum senatorem”, si scagliò contro tali cerimoniali pagani proibendo ai fedeli di parteciparvi istituendo, a tal proposito, la nuova festa cristiana dedicata a San Valentino: il martire che, per tutta la sua esistenza, predicò l’amore verso il prossimo in ogni sua forma. Volontariamente, la fece coincidere con la data in cui si celebravano i Lupercalia.

Altare in marmo raffigurante il Lupercale - Photo Credits: wikipedia
Altare in marmo raffigurante il Lupercale – Photo Credits: wikipedia

L’intento era quello di eliminare definitivamente le tradizioni profane, sopperendole attraverso i cerimoniali di tipo cristiano. Le feste dedicate al dio Lupercus, avevano quindi una duplice accezione: da un lato, la parvenza selvaggia ma gioiosa; dall’altro una connotazione propiziatoria tipica del periodo dell’anno in analisi, poiché ritenuto un momento di purificazione e transizione in vista della rinascita primaverile. In un certo senso, infine, si potrebbe quasi affermare che, i Lupercalia, siano le primordiali celebrazioni dell’attuale Carnevale.

Stella Grillo

Foto in copertina: Lupercalia – Photo Credits: ancientcoins.market